Pietra e mare, la ricucitura di Bacaredda [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda 28 ottobre 2021. La città in Pillole. Bene ha fatto martedì sera Francesco Abate ad evocare Ottone Bacaredda, il sindaco per antonomasia. Lo ha fatto nel modo leggero e dunque profondissimo che i veri affabulatori, prima che scrittori, sanno fare. Lo ha inserito nella prefazione all’iniziativa, Il bello dell’Italia, che il Corriere della sera ha dedicato a Cagliari, perché ricorrono, a dicembre, 172 anni dalla nascita e cento anni dalla sua morte.

Rimuovere le genealogie che costruiscono le città, è di coloro destinati al declino. Ma Cagliari ha la forza per risorgere sempre e salva dalla damnatio memoriae quasi tutto. Alla domanda quale sia la sua dominante, bisogna rispondere che la città è abitata da una particolare forma di resilienza. Sembra dimenticare persone, oggetti, periodi.

A tutta prima distratta e indifferente, ma solo perché non ha, persino linguisticamente, l’insistenza, a volte solo nominalistica, dei nuoresi e dei sassaresi nel celebrarsi. Ma solo perché, per stare a Bacaredda, è perennemente en marche. Usava spesso quell’espressione, esergo della sua autobiografia. Significa che la città è in perenne movimento come il mare che la fronteggia, da cui tutto è arrivato per depositarsi nelle sue acque interne: Santa Gilla e Molentargius.

Residuali nelle attuali geografie ma, fino a ieri, principio e fine di ogni vicenda ed oggi solo deposito di storia. Ogni tanto accade che uomini e donne, il cui destino è riannodare i fili del tempo, si mettano insieme a persone che, pur occupandosi d’altro, scelgono, come traiettoria, di essere irriducibili custodi di memoria.

L’incontro tesse orditi e trame che chiamiamo futuro. Perché accade più a Cagliari che in altri luoghi? Perché la dominante geomorfica, data da colli perimetrati da acque interne, mare, Campidano, è un’invariante progettuale di lunga durata. Uno spazio dove, da migliaia di anni, trovano ospitalità comunità di ogni altrove. Qui hanno possibilità; un nuovo inizio; un destino sempre en marche.

Chiunque governi lo speciale luogo, da migliaia di anni chiamato Cagliari, insistente sullo stesso perimetro, sa che è materia di irriducibile unitarietà fatta di naturali interdipendenze e di continue ricuciture. Non può neanche immaginare di tradirle con fittizi primati tra le parti.

Se accade viene punito. Bacaredda lo sapeva bene, essendo stato un inesausto monsieur le récamier. È tempo che gli si dedichi ufficialmente il Palazzo che volle nel luogo un tempo margine, per ricucire la città di pietra con la città d’acqua e con il mare.

 

 

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