La Duchamp epicentro della cultura [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda 23 dicembre 2022. La città in pillole. Perché Angela Grilletti abbia intitolato la sua Galleria a Duchamp, è nelle logiche interne all’arte contemporanea e all’idea che, appunto, l’arte sia soprattutto il gesto dell’artista. Riassume anche l’orizzonte del ready made ovvero della presa in carico di un qualsiasi oggetto per trasfigurarlo.

La scelta nelle implicazioni, antropologiche e sociali, la si può ascrivere, se pure non intenzionalmente, al pensiero di Gramsci, assai presente nel dibattito di allora.  “Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri”.

Anni fervidi gli anni Settanta a Cagliari. Nello spreco attuale, nei territori della cultura, poco più di un welfare autoriferito, nessuno spazio per qualche indagine su come si sia formato un gruppo di artisti e intellettuali che ebbe nella Duchamp un epicentro. Uomini e donne che cercarono di sperimentare una modernità “non passiva” ed eterodiretta.

È il caso di iniziare a nominarli perché ci sono fasi della vita delle città e dei singoli da intestare a persone il cui vissuto ha inerito finanche in ambiti politici.  Sarebbe una buona pratica di ecologia, mentale e intellettuale, chiedersi cosa sarebbe stata Cagliari senza la Duchamp. Senza una brillante e bellissima cagliaritana, venuta da lontano, a funzionare da Virgilio?

Placido Cherchi la chiamava semplicemente Angela e sembrava che al nome si dovesse accompagnare sempre un punto esclamativo. Lui e Salvatore Naitza erano allievi di Corrado Maltese, mentore di un’avanguardia che a Cagliari, dal 1958, ebbe come protagonisti, tra gli altri, Tonino Casula, Gaetano Brundu, Rosanna Rossi, Mirella Mibelli, Mauro Staccioli, Pinuccio Sciola e tanti altri.

In Via Marche ebbero casa Costantino Nivola e Maria Lai e con loro Marisa Volpi e Gillo Dorfles. Cosa sarebbe stata senza Alberto Rodriguez e la sua terza pagina dell’Unione o Ugo Ugo e il suo allestimento della Galleria Comunale, smontato in anni bui.

“Assenza più acuta presenza” perché l’oggi è immiserito. Finirà anche questo. Tentativi di resistenza sono in corso. Nei giorni in cui Angela Grilletti, nel silenzio che non le era proprio, se n’e andata, l’obbligo è affidare alla ricerca, la vicenda della Duchamp. Nel mentre è dovere, per quanto Cagliari le deve, chiederle perdono. Spero che lo facciano in tanti.

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