San Saturnino e il legame con l’isola [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda 19 maggio 2022. La città in pillole.  Centinaia di persone hanno ripreso ad abitare la basilica di San Saturnino, luogo tra i più connotanti la storia di Cagliari e della Sardegna. Sito e titolo definiscono lo stretto legame tra la città e l’isola. Per lungo tempo ha svolto il ruolo di rammendatore tra luoghi.

Anche di quelli assai distanti ove si pensi alla chiesa di San Saturnino di Bultei, posta su un trilobo nuragico riutilizzato nei periodi romano, tardo antico, vandalo, bizantino, giudicale, e prossima al Castello di Burgos e a questo legata, per le vicende di Adelasia di Torres e, nondimeno, di Mariano d’Arborea.

L’altro attore di interconnessioni è Efisio, domiciliato nel municipium romano a Stampace, che al primo si accompagnò per strade, sopravvissute alla tessitura stradale romana, a sua volta, summa di percorsi stratificatesi dal Neolitico. In particolare, l’attuale SS128, la romana per mediterranea e i suoi diverticola, dove i due titoli, certamente dal VI secolo, si attestano. Quanto, nella coesione delle comunità, continuino ad operare si è visto a Cagliari tra il primo e il quattro maggio. I sardi di ogni dove hanno affollato Cagliari, come poche volte.

Chi abita in centro ha verificato il casuale incontro con compaesani o con frequentazioni scolastiche, ritrovate nel nome di Efisio. Interpellare le geografie dei due, aiuta a capire l’irriducibile sacro che riassumono, le vicende martirali ma pure la loro funzione sociale. Come la conservazione della civitas ovvero di comunità organizzate, rurali e urbane. Specie Saturnino, la cui persecuzione avviene dopo il quarto editto di Diocleziano, all’inizio del 304.

Un culto di epoca antica, come la prima attestazione del suo domicilio di cui parla Ferrando, biografo di Fulgenzio di Ruspe, vescovo esiliato in Sardegna dopo il 508 dai Vandali. Chiese a Brumasio un terreno iuxta basilicam sancti martyris Saturnini, procul a strepitu civitatis (presso la basilica del santo martire Saturnino, lontano dai rumori della città) dove costruire un monastero. Nel 515 Trasamando lo richiama in Africa per esiliarlo, nuovamente a Cagliari, nel 517, e lasciala nel 523.

Non sorprende che, nell’XI secolo, ricompaia, nella Carta di Marsiglia, scritta in sardo con caratteri greci, la parola civitas connessa a Saturnino. Era il tempo in cui la basilica, fu concessa ai monaci di San Vittore di Marsiglia, per diventarne sede del loro Priorato. La Sardegna e Cagliari, luoghi profondi hanno dato prova di essere coesi quanto resilienti. Malgrado tutto e tutti.

 

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