L’uccisone di Ayman Al-Zawahiri è l’ultimo atto dell’11 settembre [di Nicolò Migheli]

Gli Stati Uniti domenica 31 alle 6 ora locale, hanno ucciso con missile lanciato da un drone contro una casa in quartiere di Kabul Ayman Al-Zawahiri leader di Al Qaeda e successore di Osama Bin Laden. il medico egiziano aveva trovato ospitalità in Afghanistan nel gennaio di quest’anno contraddicendo gli accordi che i talebani avevano fatto con gli Usa.

Gli accordi di Doha del 2020 si basavano su due illusioni. La prima che il governo pro occidentale di Kabul avrebbe retto senza l’apporto americano e Nato per il tempo necessario per un ritiro ordinato; il secondo che i talebani non erano più quelli di una volta e avrebbero costituito un governo inclusivo di tutti i gruppi e delle realtà afghane e avrebbero impedito che l’Afghanistan diventasse la base del terrorismo internazionale.

Il ritiro precipitoso dell’agosto scorso mostrò una verità differente. Gli Usa per premere sul nuovo governo congelarono 7 miliardi di dollari di aiuti Il Fmi bloccò 440 milioni al fine di non privare le donne afghane dei diritti fondamentali. Durante tutti questi mesi, la situazione alimentare della popolazione è precipitata.

Il Programma Alimentare Mondiale dell’Onu, rimasto a Kabul, parla di una crisi umanitaria senza precedenti. Secondo loro, metà della popolazione di qual Paese avrebbe bisogno di aiuto. Per Asia News, la carestia è alle porte.

Governo talebano, continua ad essere riconosciuto solo dal Pakistan, mentre tutti i suoi vicini, Cina e Russia compresi, si guardano dal farlo. Benché i cinesi siano presenti in una parte dell’ex base americana di Bagram. Il motivo è l’instabilità del Paese con molti gruppi terroristici stranieri. I più importanti: Stato islamico del Khorasan, Al Qaeda, i movimenti del Belucistan e gli uiguri cinesi.

Il 29 aprile, cinquanta persone sono morte in attentato in una moschea della minoranza sunnita Zikri, il giorno precedente 9 sciiti sono periti in un attacco a una moschea di Mazar-i-Sharif. Il Fronte nazionale di Resistenza di Ahmad Massoud, che sembrava sconfitto, nelle settimane scorse ha compiuto un attacco dimostrativo nella sua valle del Panshir causando centinaia di vittime tra i talebani.

Quello che preoccupa però le cancellerie mondiali è che Al Qaeda ha un potere che non ha mai avuto. Sirajuddin Haqqani, affiliato al gruppo terroristico jihadista è diventato ministro dell’interno. Lui è figlio di un’araba che aveva seguito Osama Bin Laden in Afghanistan. Tra la tribù degli Haqqani e i jihadisti i rapporti sono sempre stati ottimi, pare che ci siano stati 300 matrimoni tra i due gruppi.

Per loro avere il ministro dell’interno significa non solo libertà di manovra, ma la possibilità di accedere ai dati della popolazione, avere passaporti e poter sconfiggere i nemici della Stato islamico, senza comunque dimenticare la loro missione storica di unificare la Umma sotto le loro bandiere.

vicini preoccupati si sono incontrati in una due giorni a Dushambe in Tagikistan. All’incontro hanno preso parte i Consiglieri della Sicurezza nazionale di Russia, Cina, India, Iran, Uzbekistan, Kyrgyzstan e il Paese ospitante. Mancava il Pakistan che si illude, stanti i rapporti storici, di poter controllare Kabul. In realtà date le divisioni in seno ai gruppi talebani, è opera complicata.

20 anni dopo, miliardi di dollari spesi, l’Afghanistan è ritornato in mano ai talebani di sempre. Lo dimostra la realtà femminile. Secondo Richard Bennett, il relatore speciale dell’Onu sui diritti umani in Afghanistan, i talebani mirano a rendere invisibili le donne. Per decreto voluto dal leader radicale Hibaituillah Akunzada, le donne non dovrebbero uscire di casa, a meno che non sia necessario; se qualcuna viola il codice, gli uomini della famiglia verranno puniti.

L’istruzione limitata alle scuole primarie, le donne in pubblico dovrebbero indossare l’abbigliamento islamico più restrittivo, non necessariamente il burka. Questa pare già una concessione. Akunzada non si allontana mai da Khandar, la sede storica talebana, teme per la sua vita.

Provvedimenti che costituiscono motivo di scontro tra la corrente radicale e quella pragmatica del movimento. I secondi sono consapevoli che su questi temi si gioca l’appoggio degli altri Paesi islamici. Le donne, soprattutto quelle cittadine, dopo 20 anni di relativa libertà protestano duramente. Può darsi che da loro nasca il nuovo Afghanistan. Questa volta senza democrazia imposta.

L’uccisione di Ayman Al-Zawahiri è l’ultimo atto dell’11 settembre, una vendetta, la misura dell’interesse Usa verso quel sfortunato Paese, chiarisce fino in fondo il perché dell’intervento ventennale.

 

 

 

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