La città di Sigismondo Arquer [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda 22 giugno 2022. La città in pillole. La metafora di Marguerite Yourcenar che “fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”, trova conferma se si entra in una Biblioteca pubblica, organizzata e si possa scavare nei suoi scaffali e depositi.

Quella del Comune di Cagliari è così ricca e preziosa da meritare ben altri spazi, investimenti, e risorse umane. Riserva sorprese quando un talento si applichi all’esplorazione non affrettata di qualche volume. Specie di quelli antichi che si danno per scontati e conosciuti.

È successo ad Anna Saiu Deidda. Per i 450 anni dalla morte di Sigismondo Arquer, nato a Cagliari 1530 e arso vivo a Toledo il 4 giugno 1571, ha pubblicato, nel Volume LVI dell’Archivio Storico Sardo, edito a Cagliari nel 2021, a cura della Deputazione di Storia Patria per la Sardegna, La Calaris Sardiniae Caput di Sigismondo Arquer per la Cosmographiae Universalis Libri VI di Sebastian Munster nell’edizione latina del 1550.

Un lungo articolo che merita di diventare un libro. Prezioso, non solo sul piano contenutistico o metodologico.  Anna Saiu Deidda ha ripreso, appunto, lo studio di un esemplare, conservato in ottime condizioni nella Biblioteca del Comune, della Cosmographia universalis di Sebastian Münster, nell’edizione latina del marzo del 1550.

Di conseguenza lo studio del capolavoro di Sigismondo Arquer, che è la prima stampa della Sardiniae brevis historia et descriptio per Sigismundum Arquer Calaritanum sanctae theologiae et iuris utriusque doctorem. Di questa edizione sono parte integrante le immagini, intitolate rispettivamente Sardinia Insula e Calaris Sardiniae Caput.

Un lavoro di esegesi davvero encomiabile perché lavorando sull’originale e non su copie, di seconda o terza mano, si evitano errori macroscopici nella decodifica del testo e delle immagini; e sull’autore. È successo spesse volte e non solo nel caso di questo genio cagliaritano, a cui si deve la prima descrizione della Sardegna, archetipo di ogni futura, e considerazioni fulminanti, valide tuttora.

L’analisi puntuale e pignola fa capire cosa fosse rimasto ad un giovane uomo, che lasciò Cagliari a 14 anni, dell’imago e della forma urbis, e delle geografie sociali. Cagliari, al tempo di Arquer, si mostra assai vivace negli studi, negli scambi e traffici e non solo nella diffamazione tribale. Che consolazione la lettura di questo lavoro che restituisce autorità a un intellettuale tutt’altro che eretico.

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