Suite americana [di Franco Masala]

Si sa che gli assenti hanno sempre torto ma che neppure il Gershwin di Un americano a Parigi riesca a riempire il Teatro Lirico di Cagliari è una circostanza decisamente negativa. La ripresa dell’attività musicale ha visto infatti un concerto molto interessante, impaginato dal direttore Wayne Marshall con un programma tutto statunitense circoscritto agli anni ’20-‘30 del secolo scorso.

Finalmente tornato dopo l’indimenticato musical Wonderful Town di Bernstein nel 2010, il funambolico maestro inglese ha diretto con coinvolgimento totale l’ouverture da Girl Crazy (1930) contenente anche alcune celebri canzoni di Gershwin per poi passare all’Americano a Parigi (1928) dove percussioni e fiati hanno avuto il loro momento di gloria, dipanando le note scintillanti di una partitura che non accusa minimamente la sua età quasi centenaria così da renderla più nuova di certa musica d’oggi.

In finale di concerto la Grand Canyon Suite (1931) del meno noto Ferde Grofé, compositore attivo anche nel campo del balletto, della musica da camera e nelle colonne sonore (ivi compresa quella per il primo film sonoro The jazz Singer del 1927). Musica descrittiva di grande fascino suddivisa in cinque movimenti a cominciare dal primo – Sunrise – che inizia in pianissimo in un’atmosfera rarefatta che poi si scioglie trionfalmente all’apparire del sole.

È invece antitetico Sunset che termina in uno spegnersi della musica in concomitanza del cader dell’astro. Caratteristico il movimento On the trail dove gli archi in pizzicato sottolineano il trotto di un mulo ondivago prima di terminare con il temporale che illustra la potenza spaventosa della natura.

Successo trionfale continuato con il fuori programma dell’orchestra (Promenade: Walkin’ the Dog sempre di Gershwin) che Wayne Marshall ha lasciato suonare da sola senza il suo gesto, andandosene a passeggio tra le quinte prima di tornare per un bis pianistico elettrizzante (Lady be good) che ha gratificato il pubblico in festa. Peccato per chi non c’era.

*Wayne Marshall ©

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