Andrea Chénier e la Rivoluzione [di Franco Masala]

Il capolavoro di Umberto Giordano, Andrea Chénier, datato 1896 e preceduto di poche settimane dalla pucciniana Bohème, si inserisce nel filone storico-verista che prevede una pittura d’ambiente con numerosi personaggi, anche secondari, le cui vicende si intrecciano alla trama principale: in questo caso il consueto triangolo amoroso destinato a finir male. È difficile scostarsi da un “dramma storico” come questo e si può dire che la messinscena attualmente al teatro Lirico di Cagliari rispetti le coordinate già indicate da Luigi Illica nel minuzioso libretto: gennaio 1789 – luglio 1794.

L’opera gode ancor oggi di grande popolarità, accresciuta a livello planetario dopo l’inserimento dell’aria La mamma morta nel film Philadelphia di Jonathan Demme. Proprio qui si ha la prima incongruenza della regia di Nicola Berloffa che, pur rispettando l’assunto iniziale, sovraccarica l’opera di novità discutibili: la Contessa di Coigny viene uccisa in scena contro il racconto che ne fa la figlia nell’aria appena citata mentre tutti gli invitati sono spariti e non si sa chi “ripigli l’interrotta gavotta” se non c’è nessuno! E dove sono i “capelli biondi” di Maddalena, l’”azzurro sofà”, l’altare e il ponte del secondo atto, regolarmente evocati nel testo? Tanto più che se un tempo la dizione dei cantanti poteva anche oscurare il testo, oggi i sopra titoli consentono a tutti di far le debite considerazioni. Dunque la tradizione sembra uscire dalla porta per far rientrare altri segni dalla finestra.

Si aggiungano i movimenti delle masse poco spontanei e l’onnipresente ghigliottina che nel quadro finale vede una condannata aspettare paziente la lama per dar luogo al duettone finale di concludersi. Per non dire delle cameriere e dei lacchè del castello di Coigny più numerosi degli invitati! Insomma, se doveva essere rivoluzione teatrale, doveva esserlo in toto. Ci sono però alcuni dettagli interessanti: la caduta del grande e famoso dipinto di Elisabeth Vigée Le Brun raffigurante Marie Antoinette con i figli per rivelare l’ormai avvenuta Rivoluzione; o la presenza di tutti i condannati nella scena finale.

La scena di Justin Arienti è quasi fissa con progressiva presenza di impalcature e arredi al servizio dei bei costumi di Edoardo Russo, particolarmente riusciti nel primo quadro grazie ai colori pastello. Le luci di Valerio Tiberi risultano efficaci, soprattutto nei tagli “cavaraggeschi” che piombano sui protagonisti nei momenti topici. Semplici e gradevoli le coreografie di Luigia Frattaroli.

La parte musicale è dovuta all’affidabile Donato Renzetti che governa orchestra e palcoscenico efficacemente, dando il giusto rilievo ad alcuni clangori senza sovrastare le voci. Il coro è istruito da Marcovalerio Marletta.

L’enfasi che caratterizza i personaggi principali trova riscontro nella salda vocalità degli interpreti. Il tenore Mikheil Sheshaberidze, debuttante nel ruolo, disegna Chénier con voce possente e sonora a scapito di qualche finezza interpretativa ancora da raggiungere. La Maddalena di Oksana Dyka si impone soprattutto nella seconda parte quando il personaggio assume carattere più deciso e convince nella celebre aria, cantata con espressività. Devid Cecconi (Gérard) passa dalla rabbia repressa del primo quadro ai dubbi del resto dell’opera sfoggiando un timbro accattivante e una vocalità sicura.

Nel vasto stuolo di personaggi secondari spiccano Antonella Colaianni quale dolente Madelon, Petar Naydenov (Roucher), Viktor Shevchenko nel doppio ruolo di Fléville e di Fouquier Tinville, e poi Cristina Melis, Valentina Coletti, Luciano Roberti, Mario Bolognesi, Orlando Polidoro, Alessandro Frabotta e Alessandro Carta.

L’allestimento è in coproduzione con il circuito teatrale dell’Emilia-Romagna e con l’Opéra di Toulon e ottiene un successo cordiale da un teatro che piano piano sembra tornare ad attirare il pubblico pur senza eguagliare la Cenerentola recente.

*foto di Priamo Tolu ©

 

Andrea Chénier

dramma d’ambiente storico in quattro quadri

libretto Luigi Illica, dal romanzo omonimo di François-Joseph Méry

musica Umberto Giordano

Editore proprietario: Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano

Teatro Lirico di Cagliari

 

venerdì 21 aprile, ore 20.30 – turno A

sabato 22 aprile, ore 19 – turno G

domenica 23 aprile, ore 17 – turno D

mercoledì 26 aprile, ore 20.30 – turno B

giovedì 27 aprile, ore 19 – turno F

venerdì 28 aprile, ore 20.30 – turno C

sabato 29 aprile, ore 17 – turno I

domenica 30 aprile, ore 17 – turno E

martedì 2 maggio, ore 11 – Ragazzi all’opera!

mercoledì 3 maggio, ore 11 – Ragazzi all’opera!

 

 

 

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