Voci di domani [di Franco Masala]

Un solo violoncello, nessun contrabbasso, quasi tutta l’ala destra sguarnita di orchestrali, meno di 30 componenti del coro. In poche righe la veste del concerto di gala per la IV edizione del concorso di canto lirico virtuale SOI (Scuola dell’Opera Italiana) organizzato dall’indimenticata primadonna Fiorenza Cedolins.

Il luogo è il teatro Lirico di Cagliari, affollato (si fa per dire) da uno scarsissimo pubblico, scoraggiato sicuramente da una serata di caldo terribile ma anche dai rumors di sciopero, poi parzialmente rientrato. Contro la direzione del Teatro, infatti, alcune sigle sindacali contestano i mancati chiarimenti sulla sostenibilità economico finanziaria del Lirico e il mancato avvio di procedure concorsuali oltre che la cancellazione dell’attività estiva nel territorio.

Possiamo aggiungere anche una ministagione estiva a Cagliari poco entusiasmante con tre soli concerti e si può intuire il disagio interno che inevitabilmente si riverbera sulla qualità degli spettacoli.

Risultato artistico del gala: clangori talvolta fastidiosi ma forse è anche colpa del direttore (che talvolta sovrastava i cantanti) fino a un Va’ pensiero reboante senza nessun canto a fior di labbra come potrebbe essere, quasi si volesse supplire al numero esiguo di cantanti.

Forse i vincitori del concorso meritavano qualcosa di più anche se non tutti erano alla stessa altezza. A dispetto dei primi tre premi è sembrata decisamente interessante il soprano Marianna Mappa, brava e coraggiosissima nell’affrontare la temibile sortita di Odabella nell’Attila verdiano mentre alcuni cantanti hanno suscitato qualche imbarazzo per palesi limiti vocali o per stile di canto d’antan.

Indiscutibilmente buono il terzo premio, la cinese Yutong Shen, alle prese con brani della Linda di Chamounix donizettiana e dell’effervescente Candide di Bernstein.  Per il resto si apprezza l’impegno ma si biasima anche la mancanza di una guida sicura per far emergere le doti dei concorrenti.

Il finale è lo scontatissimo brindisi della Traviata di tutti i finalisti affiancati da Fiorenza Cedolins e dal “premio alla carriera” Francesco Demuro. Poco prima il tenore ha interpretato da par suo la ballata del Duca di Mantova e il quartetto finale terzo della Bohème con la Cedolins, la Mappa (inopinatamente divenuta sontuosissima Musetta) e il baritono Kim Gangsoon. E qui la differenza gioca un ruolo decisivo, facendo pregustare il Rodolfo di Demuro per la fine della stagione 2023.

Come spesso capita nei concerti di gala la scelta delle musiche verteva su brani notissimi con l’eccezione di un’aria di Nino Rota (dal Cappello di paglia di Firenze) e il recupero del mascagnano Inno del sole (che poteva continuare a dormire sogni tranquilli, oltre tutto con un organico corale così piccolo). Direttore Beatrice Venezi, istruttore del coro Giovanni Andreoli.

Il titolo della serata è Grandi voci del futuro. Lo auguriamo di cuore anche sulla base dei premi riguardanti borse di studio e audizioni che dovrebbero far crescere gli esecutori.

*Francesco Demuro con Nicola Alaimo (a sx) ne La bohème, regia di Graham Vick, Bologna. Foto di Rocco Casaluci ©

 

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