In Via Roma la Passeggiata Luigi Riva [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda 1° febbraio 2024. La città in pillole.  Quanta retorica nel ripetere che ci salverà la bellezza. Uno sguardo a strade e piazze per comprenderne l’insignificanza. Per tacere della pubblicità, condita da un’insistita ed esasperata estetica ma solo per inverare, ad esempio, le meraviglie delle fonti rinnovabili.

Una traiettoria peggiore della petrolchimica. Sono spalmate, ovunque, come un metalinguaggio del paesaggio; ammantate dalla promessa che ci salveranno, persino, dal caldo e dal freddo. Una mistificazione che distruggerà la vera bellezza che, in Sardegna, è un mix di storia e ambiente. Irriproducibile, una volta distrutto. Banalizzato, spesso, dalle narrazioni di tanti candidati a governarci.

Mentre il sottotesto è: disponibilità a svendere al ribasso coste, campagne, porti, aeroporti. Estendere uno strumento costituzionale di tutela che si chiama PPR, la cosa più ovvia, avrebbe evitato la distruzione del paesaggio ma pure il ciacolare su luoghi, storia, bellezza, di vecchi e futuri decisori. Ebbene è la memoria di luoghi ed eventi che ci salverà.

Si costruisce con l’istruzione e l’educazione. Ecco perché l’ecologia della memoria, fatta della stessa materia dei sogni, è roba complessa e faticosa. Nel passato non tutto è stato bello. Non diversamente, dal presente. Ma, nel mondo antico, la memoria ebbe rango di divinità. Da tempo immemore l’uomo, per non perdere memoria, denominò piante, fiumi, laghi, montagne, e, persino, i mari.

Per tenere i conti, inventò la scrittura, più stabile dell’oralità. Che invenzione lo spazio pubblico, perché la memoria col suo fardello storico fosse un progetto collettivo e non un evento estemporaneo con le retoriche autoassolutorie. Nello spazio urbano progettò forma urbis e toponomastica che, in occidente, è memoriale perché bisognoso di eroi da raffigurare come divinità; dopo aver dismesso di celebrare gli antenati in grotte o nella natura punteggiandola di pietre fitte per non turbarne l’equilibrio.

Ecco perché la dedicazione di un luogo è un patto sociale. La memoria della bellezza assoluta non può sostituire alcuno. Deve consistere nei luoghi del suo vissuto e del suo sogno. Tutto ciò per aprire, con mille pudori, una pubblica discussione.

Perché non intitolare a Riva, vero Sardus pater, il bosco che Stefano Boeri sta realizzando in Via Roma? Vi abiteranno tutte le essenze di Sardegna ed è luogo di suoi percorsi, pause prandiali, incontri. Che bello immaginare di dire: vediamoci nella Passeggiata Luigi Riva; in riva al mare. Nomen omen: il nome è un presagio.

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