Tyrrenian Link: il terzo elettrodotto sottomarino della Sardegna [di Giuseppe Biggio]

Su diversi organi di stampa si dà grande rilievo ad una nuova opera che viene definita strategica per il sistema elettrico italiano. Il MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) ha autorizzato il doppio cavo sottomarino (Tyrrhenian Link), frutto dell’investimento di Terna, che collegherà la Campania con la Sicilia e la Sicilia con la Sardegna, lungo 970 km e con 1.000 MW di potenza.

Il Ministro Gilberto Picchetto Fratin ha dichiarato: “È l’effetto di un lavoro sinergico del Ministero con Terna e con le amministrazioni regionali coinvolte, che ci consente di effettuare un ulteriore grande passo verso il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del sistema energetico nazionale previsti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC)”.

In un video pubblicato sul suo canale Telegram il primo cittadino di Quartu S. Elena, nel cui territorio (Terra Mala) approderà il gigantesco cavo sottomarino di Terna che collegherà l’Isola alla Sicilia, attacca: Nella prima fase porterà energia alla Sardegna, noi siamo i più grandi inquinatori del Mediterraneo perché la produciamo con il carbone e il cavo serve per importare, al contrario di quello che si sta dicendo in giro”.

Ho sempre avuto stima del sindaco di Quartu, ma credo che questa volta stia prendendo un grosso abbaglio. Infatti, come sappiamo questo elettrodotto sottomarino si somma agli altri due già esistenti da anni che collegano la Sardegna direttamente alla penisola italiana (SAPEI) e l’altro che passa attraverso la Corsica per poi connettersi con la Toscana (SACOI), per una potenza totale di 1400 MW. Se fosse vero ciò che afferma il sindaco di Quartu la Sardegna sarebbe già abbondantemente servita per poter importare l’energia che le serve. I dati invece forniscono un’altra realtà.

I vertici di Terna si tengono diplomaticamente sul generico, sostenendo una non meglio identificata necessità di “equilibrio complessivo”, mentre Milia sostiene che sarà un grande vantaggio per la Sardegna. Ma vediamo nel dettaglio di quali equilibri stiamo parlando. I dati statistici pubblicati dalla stessa Terna ci forniscono il seguente spaccato della situazione energetica del sud Italia e delle isole

    SUD ITALIA E ISOLE    
REGIONE Produzione destinata al consumo Energia richiesta DIFFERENZA % in eccesso Produzione sulla richiesta
SICILIA 18956 19365 -409 -2,1
PUGLIA 33035 17881 15154 84,7
CALABRIA 14947 6266 8681 138,5
CAMPANIA 11269 18512 -7244 -39,1
ABRUZZO 5409 6509 -1100 -16,9
MOLISE 2416 1429 988 69,1
BASILICATA 4209 3237 972 30
SARDEGNA 12423 8922 3501 39,2

In questa tabella si vede molto chiaramente quali siano le Regioni che producono più di quanto consumino; quali invece consumano più delle loro produzioni e che pertanto sono costrette ad importare energia. È altrettanto evidente come la Sardegna produca circa il 40% in più di quanto in realtà non consumi, mentre sia la Campania che la Sicilia risultano in deficit di produzione rispetto ai loro consumi.

In questa situazione risulta chiaro che le affermazioni fatte dal sindaco di Quartu sono prive di fondamento e che il nuovo terzo elettrodotto che collega la Sardegna col resto dell’Italia altro non è che un’ulteriore pompa di esportazione energetica a senso unico dalla Sardegna verso la penisola. Inutile sottolineare che il Tyrrhenian Link è visto con grande compiacimento delle multinazionali del sole e del vento, che evidentemente trovano pericoloso investire in Sicilia e in Campania, mentre risulta più sicuro procedere in Sardegna con gli espropri per pubblica utilità.

Per quanto riguarda il PNIEC richiamato dal Ministro Picchetto Fratin, giova ricordare che la ripartizione degli obiettivi per il prossimo 2030 (Burden Sharing) fissato dall’Unione Europea e dal Governo italiano, prevede che Sud e isole debbano arrivare ad una produzione complessiva di 23 GW proveniente da fonti rinnovabili. Ecco allora una ulteriore spiegazione dell’avvio del Tyrrhenian Link.

Ma se volessimo conoscere la quota spettante alla sola Sardegna come potremmo fare? Si potrebbe dividere in 8 parti uguali, ma forse alcune Regioni molto piccole (vedi Molise e Basilicata) potrebbero obiettare; dividere in proporzione alla superficie sarebbe estremamente penalizzante per la Sardegna che notoriamente ha grandi superfici e pochi abitanti. Anche la ripartizione in funzione degli abitanti non sarebbe facilmente accettata dalle Regioni più popolate. Allora il criterio più realistico ed equo dovrebbe essere quello di ripartire i 23 GW in funzione delle reali esigenze di ciascuna Regione, ovvero in funzione dei propri consumi.

Bene, questa ripartizione (sempre da fonte statistica Terna) porta a stabilire che le Regioni dovrebbero raggiungere per il 2030 le seguenti produzioni da FER (Fonti di Energie Rinnovabili): SICILIA 5,5 GW; PUGLIA 5,1; CALABRIA 1,6; CAMPANIA 5,2; ABRUZZO 1,9; MOLISE 0,4; BASILICATA 0,8; SARDEGNA 2,5 GW.

Ma la cosa in assoluto più sorprendente è che di tutte queste 8 Regioni, ben 6 (Sardegna compresa) avrebbero ad oggi già raggiunto gli obiettivi del 2030, mentre solo la Sicilia e la Campania sono ancora lontane da questi risultati. Si noti che questi obiettivi sono di tipo qualitativo (green) e non quantitativo; pertanto, il loro raggiungimento potrebbe portare ad una progressiva dismissione delle centrali più inquinanti ancora in esercizio.

Personalmente capisco la necessità di solidarizzare con le altre Regioni, ma i rapporti tra Regioni e Governo centrale devono essere sempre improntati sul principio di massima lealtà istituzionale e non invece essere mascherati da informazioni false e tendenziose.

L’auspicio più grande è che il nuovo governo regionale della Sardegna possa applicare l’art. 4 dello Statuto Speciale (legge di rango Costituzionale) e che quindi possa legiferare in materia di produzione e di distribuzione dell’energia elettrica. E che, alla luce di una reale informazione possa garantire produzioni energetiche rinnovabili, ma che allo stesso tempo riesca a tutelare il paesaggio, le produzioni agricole e la storia della Sardegna, fissando regole chiare e certe su dove installare impianti eolici e fotovoltaici rispettosi di un territorio e di un intero popolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

4 Comments

  1. Amedeo

    Finalmente un articolo chiaro e, soprattutto, correlato di dati e numeri e non solo parole. Spero vivamente che questo articolo venga letto da chi dovrà prendere le corrette decisioni non solo su Tyrrenian link, ma in generale sul problema energetico.

  2. Alessandra

    Complimenti!
    Un messaggio chiaro e trasparente, supportato da dati senza sterili polemiche e con concrete proposte .
    Grazie da tutti noi sardi!!

  3. Non ci siamo. Con la chiusura delle centrali a Carbone, previste a breve, il sistema regionale potrebbe facilmente andare in sofferenza.. Il sistema fondata per una buona percentuale su energia pulita (ma, discontinua) potrebbe facilmente andare in crisi.. Col Tyrrenian link e le batterie connesse… Saremmo più sicuri!

  4. Luciano Lussorio Virdis

    Ma nel 2025 non si dovrebbero chiudere le due centrali di Porto Torres e Portoscuso, che oggi producono il 77% dell’energia in Sardegna? con che cosa saranno sostituite? Logicamente l’articolista non si pone questo problema e non ne basterebbe il Tyrrenian Link.

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