Sembra emergere un vuoto di scelte politiche [di Alessandro Mongili]

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A leggere le dichiarazioni programmatiche di Pigliaru sembra che la politica sarda sia andata in ferie. L’unica indicazione forte, in questi giorni, è quella dell’Assessore Paci intorno alla precedenza da dare alla revisione dei limiti di spesa del patto di stabilità, accompagnata da una spending review in salsa sarda. Un vecchio mantra che ha aiutato a fare scelte pessime, o a non farne affatto.

Colpisce l’assenza di tanti temi. Il primo, è quello della corruzione. Pigliaru sostiene che occorre ridare credibilità alle istituzioni con la loro efficienza. Vero, però in questo momento la credibilità è in gioco sui temi della moralità pubblica e dei privilegi del ceto politico sardo. Escluderli dal proprio discorso significa tapparsi le orecchie. Ma, comprensibilmente, Pigliaru non poteva affrontare il problema in un’aula presieduta da un rinviato a giudizio, peraltro del suo stesso partito.

Pigliaru non fa scelte. Per ogni problema c’è un vedremo o un si vedrà, un analizzeremo o un costituiremo appositi organismi. Egli espone con onestà l’illegittimità del comportamento dello Stato in relazione alle entrate che ci spettano, ma rimanda sine die la costituzione di un’Agenzia sarda delle entrate. Ci assicura che “lo diremo con molta fermezza” all’Italia che, immagino, si straccerà le vesti per la disperazione. Lo stesso atteggiamento dipendentista viene assunto verso Anas e Trenitalia, Tirrenia e compagnie aeree. Contraddicendo un proprio assessore, ci assicura che “si ridiscuterà” di continuità territoriale e di convenzione marittima. Vedremo, e speriamo, ma non si capisce su quali basi, e con quali richieste.

Non vi sono scelte chiare in settori chiave come l’energia, l’urbanistica, il paesaggio. Del tutto assenti temi cruciali come l’industria, l’agricoltura, le attività produttive. Per il mercato del lavoro si invoca la “flessibilità”,  come dieci anni fa, e in merito alla povertà si risponde con l’assistenza, e non con il reddito. Della lingua sarda neanche l’ombra, così come del patrimonio archeologico e della cultura in genere. In compenso, si parla di “formazione professionale” come settore da riorganizzare, ma anche qui non si capisce come, e soprattutto come evitare conflitti di interesse e corruzione.

Infine, l’istruzione e la dispersione scolastica: qui Pigliaru spende qualche parola e un po’ di pathos. Le sue risposte sono però datate: costruire e riparare edifici, “cose semplici”, scrive. Il problema però rischia di essere complesso e forse bisognerebbe studiarlo, per dare risposte adeguate. Insomma, da un pieno di competenze titolate sembra emergere un vuoto di scelte politiche.

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