Monumenti Aperti e la maggiore età [di Franco Masala]

tuvi

Che la manifestazione Monumenti Aperti sia dovuta giungere alla 18^ edizione per sapere che finalmente saranno sempre visitabili l’Anfiteatro romano e la necropoli di Tuvixeddu è cosa buona da una parte, cattiva dall’altra. Positivo che vengano restituiti alla collettività due luoghi emblematici di Cagliari, preclusi al pubblico da lunghe e annose vicende. Negativo che il provvedimento arrivi dopo diciotto anni di attese e di speranze spesso deluse.

Nella prima pionieristica edizione, promossa da Ipogeo con il concorso di associazioni come Italia Nostra, Specus e altre, i monumenti proposti all’attenzione dei cagliaritani erano pochi, e alcuni assolutamente sconosciuti e non visitabili, Palazzo Regio in primis che non a caso vide file interminabili di visitatori ad attendere pazientemente il proprio turno. Tutte le amministrazioni succedutesi in questi diciotto anni hanno fatto cadere l’invito e lo spirito con il quale nacque la manifestazione nel 1997 che ambiva a rendere sempre fruibili i luoghi culturali che fanno la storia della città, e non soltanto per i due giorni canonici. Fermi restando grandissimi meriti e disponibilità di studenti, docenti e volontari, ci si è accontentati invece di un effimero successo senza consolidarlo per ogni giorno dell’anno.

Nel corso del tempo il numero dei luoghi è cresciuto enormemente, anche con presenze di siti sempre aperti, fino alla benemerita scrematura delle ultime edizioni che, accogliendo proposte fatte da tempo, ha tematizzato gli itinerari con vantaggio sicuro per un percorso razionale e mirato. Anche la presenza di volontari è cresciuta in modo esponenziale come le scuole coinvolte, dapprima soltanto superiori, poi medie e addirittura elementari. Come si può intuire il movimento di persone è notevolissimo e nelle giornate 2014 il tempo spettacolare ha favorito le visite ancor di più.

Ci si può chiedere però: E dopo ? Al di là dell’apertura, sembrerebbe definitiva, dell’Anfiteatro e di Tuvixeddu – peraltro caratterizzati da una provvisorietà almeno imbarazzante –  come si vorrà innescare un circuito virtuoso con una reale possibilità di visitare i beni culturali cittadini sistematicamente? Come le persone che hanno girato per la città durante la manifestazione saranno invogliate a tornare, anche singolarmente, ad interessarsi dei beni esibiti per due giorni, evitando tristi domeniche passate magari nei centri commerciali, anonimi e omologati ? Dove è un progetto per una cartellonistica coerente e unitaria ? E i sussidi didattico-informativi ? C’è una reale volontà del Comune di porre la cultura al centro della crescita della città non solo per due giorni all’anno ?

L’amministrazione comunale di oggi ha ereditato la manifestazione Monumenti Aperti e punta sulla promozione di Cagliari a Capitale europea della cultura. Bene farebbe a lavorare alacremente a un disegno specifico. Oltre a un ritorno di immagine tutt’altro che secondario, la cura dei monumenti significa però anche altre cose: per esempio, interventi mirati a conservazione e tutela; rimozione delle scritte che deturpano molti edifici storici (Bastione di St Remy per primo); recupero di situazioni insostenibili (la pregevolissima Scuola all’aperto Mereu occupata dagli abusivi ormai da decenni)  e via elencando.

Insomma i quesiti non sono pochi ma l’obiettivo dovrebbe essere quello di Monumenti Aperti tutto l’anno, inseriti in un disegno articolato nel quale associazioni, scuole, volontariato facciano la loro parte con interventi programmati e, soprattutto, stabili. Varrebbe la pena di affrontare il problema e vincere la scommessa.

3 Comments

  1. Pingback: Monumenti Aperti: una manifestazione giunta la culmine del successo. Ora da cambiare rispetto all’evoluzione delle esigenze. Come? Il dibattito è aperto | Aladin Pensiero

  2. Comunque siano contati (in visite e in visitatori) i numeri della manifestazione M.A. sono molto alti. Non so in quale misura rappresentino cittadini cagliaritani (Cagliari e dintorni), altri sardi, italiani e stranieri. Sarebbe interessante che si rendessero noti con precisione tali dati. Suppongo che la grandissima maggioranza sia appunto di cagliaritani. Indubbiamente emerge un segnale di grande interesse, anzi, di amore per la propria città che fa crescere la curiosità di conoscerla più a fondo. Questo aspetto è importantissimo e da approfondire, anche per orientare le scelte di modifica dell’impostazione della manifestazione M.A. per il futuro, auspicate da Franco Masala , da Vito Biolchini e da altri commentatori. Per approfondire questo aspetto, a mio parere, sarebbe necessario disporre di un’analisi su basi rigorosamente scientifiche che ci restituisse alcune informazioni, quali: “Quanto è conosciuta dai cagliaritani la storia della propria città e della Sardegna, della quale storia è espressione non separabile? Quale è il grado di conoscenza dei luoghi e, cosa altrettanto importante, delle persone (personaggi o semplici cittadini) che hanno avuto un ruolo nella costruzione della città, che hanno fatto Cagliari grande nel tempo?”. E così via… Non sto qui a specificare ulteriormente i termini che andrebbero invece precisati in una “commessa” alla nostra Università, la quale mi risulta abbia le professionalità per svolgerla ottimamente. Perchè l’Università? Perchè appunto lo saprebbe fare e perchè la ricerca sarebbe “a costo zero” nel senso che verrebbe finanziata da risorse già rese disponibili dalla Regione Sarda attraverso la legge regionale n. 7 del 2007 (http://www.regione.sardegna.it/j/v/80?s=53788&v=2&c=3311&t=1) per lo sviluppo delle ricerche scientifiche tra le quali questa che ho proposto rientrerebbe a pieno titolo.

  3. Franco Campus

    I numeri recenti di Monumenti Aperti meritano una riflessione seria e meno trionfalistica. La manifestazione, che si somma alle giornate del Fai, a quella della prossima Notte dei Musei, e quelle delle diverse Notti Bianche, rappresentano una bella boccata di autostima per il nostro PATRIMONIO CULTURALE.
    Il messaggio che sembra sorprendere tutti è che questo patrimonio esiste (oibò), è tangibile, si può vedere, toccare e anche vivere bene insieme ad esso (incredibile ‼!). La domanda di vivere in città finalmente vive e culturalmente aperte è il sogno di tutti e risponde anche ad una esigenza naturale capace di dare spunti alla nostra creatività e identità. Insomma migliora la nostra qualità della vita (noi come archeologi lo diciamo da decenni !!!).
    Ma passata la festa, occorre riflettere seriamente. La manifestazione ha successo non per uno spirito di tenerezza nei confronti dei ragazzi che fanno un LAVORO GRATUITO per un giorno mettendoci tutta la loro passione, ma ha successo perché gli studenti si preparano per tempo grazie al LAVORO degli insegnanti o dei diversi tutor che si occupano di PREPARARE studenti e insegnati. La manifestazione ha successo perché i diversi comuni che aderiscono al circuito stanziano dei fondi (FINANZIAMENTI) utili e necessari per la pubblicazione delle guidine, per le magliette e per tutto quello che è necessario a chi sta svolgendo questo LAVORO per un giorno. Ha successo inoltre perché molti professionisti partecipano portando il frutto del loro LAVORO (Archeologi, Storici dell’arte, Archivisti, Guide Turistiche) e si pongono come mediatori culturali nei confronti dei ragazzi che a loro volta dovranno passare le informazioni ai visitatori. L’insieme di questi elementi (non dimenticando la collaborazione attiva e preziosa degli Uffici Comunali nei settori per le Attività Culturali, ma anche le Università, le Soprintendenze, gli Archivi, le Associazioni Culturali) è la base vera di questo successo e si fonda su due pilastri: PROFESSIONALITÀ’ e SINERGIA.
    Ma attenzione… non si prenda come parametro del successo solo il numero dei visitatori che firmano all’ingresso del monumento, poiché i medesimi si spostano verso il monumento vicino, quindi, lo sanno tutti, i numeri dei visitatori si sommano (come i sinistri carri di Mussolini).
    Ultima considerazione molti dei Monumenti Aperti sono Aperti TUTTO l’ANNO (anche se per entrare in alcuni casi si paga un piccolo biglietto). Quindi a volte si ha il sospetto (malizioso) che l’alto numero provenga solo dalla gratuità (quindi di fatto impedendo di lavorare ad un regime accettabile nei giorni successivi).
    Per fare tutto quel LAVORO, nei restanti 364 giorni vi sono infatti dei PROFESSIONISTI che hanno bisogno del biglietto per giustificare la loro esistenza, quindi necessitano sempre dei FINANZIAMENTI per migliorare la loro preparazione, dei FINANZIAMENTI per le ricerche (storiche archeologiche etc), dei FINANZIAMENTI per migliorare la fruizione (museale, didattica).
    E anche l’indotto (bar, ristoranti, negozi) vive se l’eccezionalità diventa una normale prassi: almeno quasi tutti i giorni. Il successo di Monumenti Aperti sarà completo, dopo quasi venti anni anni, se le persone continueranno ad andare nei musei anche nel resto dell’anno, ma soprattutto quando qualcuna di queste persone, come dimostra l’alto numero di candidati alle prossime consultazioni elettorali, quando sarà eletto non si farà abbagliare dal fatto che tutto funziona perché ci sono i volontari e perché c’è gente. Servono i PROFESSIONISTI, i FINANZIAMENTI e delle nuove PROGETTUALITÀ’.
    La Cultura non è il vestito buono solo per la primavera

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