E’ utile rileggere l’articolo pubblicato (maggio 2010) da Equilibri- Centro Studi di Geopolitica e Relazioni Internazionali. Vi si evidenzia come gli interessi dell’Italia e dell’Algeria avessero trovato un punto d’incontro nel GALSI (Gasdotto Algeria-Sardegna-Italia), che avrebbe collegato i due Paesi tramite la Sardegna. Occasione vantaggiosa per l’isola per variare il mix energetico, troppo squilibrato a favore dei prodotti petroliferi. Per l’Associazione Italiana degli Economisti dell’Energia (AIEE), i prodotti petroliferi sono, infatti, il 77% delle fonti energetiche sarde, mentre i combustibili solidi contribuiscono per circa il 19%. La debolezza strutturale per l’assenza di una rete del gas in Sardegna comporta rischi e costi anche per l’inquinamento ambientale e i benefici per l’isola sarebbero stati interessanti anche per la comparazione col restante territorio nazionale dove il mix energetico è costituito da combustibili solidi per il 9%, da prodotti petroliferi per il 43% e dal gas naturale per il 36%. I dati dell’AIEE indicano inoltre che su 452 milioni di tonnellate di CO2 emesse in Italia, circa 16 milioni sono in Sardegna, proprio per l’eccessiva dipendenza dalle risorse petrolifere. Il gas algerino avrebbe consentito di ridurre di circa il 20% le emissioni di CO2. Non meno importante il dato occupazionale, con una previsione di 10.000 nuovi occupati. Di cui il 60% fissi e il 40% stagionali.
La realizzazione del gasdotto avrebbe soddisfatto i bisogni interni di produzione energetica, alleggerendo il costo della bolletta per imprese e consumatori sardi. La Sardegna sarebbe diventata un crocevia per la gestione del flusso di gas dal Nord Africa, ipotizzando, con il GALSI, un transito di 8 miliardi di metri cubi annui. L’Italia diventava il nuovo hub del gas dell’Unione Europea nel Mediterraneo, commercializzando il gas nel mercato italiano e vendendolo ad altri operatori europei. Il vantaggio per l’Algeria sarebbe consistito nell’avere uno sbocco nel promettente mercato europeo, massimizzando la posizione privilegiata di fornitore naturale di gas con l’obiettivo di diventare il primo fornitore dei Paesi europei mediterranei.
Dopo infinite discussioni, ripensamenti, conflitti fra ambientalisti, sovranisti e indipendentisti, convegni, rinvii “tecnici” dovuti principalmente alle perplessità della società algerina Sonatrach sulla convenienza di confermare la partecipazione al GALSI in riferimento alle formule di prezzo che gli altri soci avrebbero voluto imporre, la parola fine l’ha posta la giunta di Francesco Pigliaru: Il GALSI non s’ha da fare! E’ stata deliberata l’uscita della Finanziaria regionale Sfirs dal Consorzio, riscattando 11 milioni di euro della quota di partecipazione.
Eppure il progetto fu ritenuto una conquista per la Sardegna, non solo in termini energetici ma anche “sovranisti”, con un decisivo contributo del governo Prodi e della giunta di centrosinistra prima di quella deleteria di Cappellacci. Questi si era distinto per la totale inattività nel promuovere l’avvicinamento delle imprese sarde al progetto e nel non fornire ai cittadini e alle amministrazioni locali alcuna informazione sullo stato dell’arte del progetto GALSI.
Perché Pigliaru e la sua giunta hanno rinunciato al gas metano attraverso una condotta sottomarina proprio adesso che la crisi russo-ucraina farebbe ritenere il gasdotto dall’Algeria ancora più strategico? Cosa significa che la Regione non rinuncia alla metanizzazione e che la soluzione operativa dovrà essere indicata da un “advisor” da scegliere con un bando? Ci sono alternative al “tubo” sottomarino, diverse dalle navi metaniere e dai rigassificatori? Quale il livello di discussione politica per una tale iniziativa? Quali il coinvolgimento e la partecipazione della società sarda nelle sue articolazioni? Sono decisioni eterodirette che la Sardegna subisce come ai bei tempi di Nino Rovelli? Viene il dubbio che la ricerca di nuove soluzioni sia referente di una preoccupante estemporaneità e di obiettivi tutt’altro che chiari. La decisione allontana comunque la possibilità di dotare la Sardegna di infrastrutture energetiche che la pongano alla pari delle altre regioni.
Sono domande che necessitano risposte esaustive certamente più della dichiarazione di Pigliaru: “Siamo convinti che dobbiamo rilanciare la metanizzazione in questa direzione, abbandonando Galsi, senza perdere tempo rispetto ad una prospettiva sempre meno (?) improbabile. Questo atto ci obbliga a ragionare sempre più velocemente perché il metano arrivi in Sardegna, iniziando un percorso più adeguato ai tempi, rispetto ad una tipologia rigida come quella di un tubo che arriva dall’Algeria” (sic!).
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Pubblichiamo, riprendendola da Sardegnasoprattutto, una riflessione importante e opportuna dell’amico Raffaele Deidda sulla vicenda che sinteticamente chiamiamo Galsi. Si dovrebbe aggiungere “la questione della metanizzazione della Sardegna”, ma, allo stato sulla metanizzazione in Sardegna c’è (o c’era) solo Galsi non esistendo alcun progetto che abbia, nonostante tutto, la concretezza e “lo stato di avanzamento” del Galsi. E’ pertanto una questione che non può essere liquidata con decisioni rapide e definitive. Così ragiona Raffaele Deidda quando avanza perplessità più che legittime sulle decisioni al riguardo assunte dalla Giunta Pigliaru, la quale ascrive la decisione di uscire dal Galsi (ma afferma pure che potrà rientrarvi in futuro!) nel programma politico di “rilancio della metanizzazione della Sardegna”. In sostanza a un progetto concreto quale è il Galsi e, ripetiamo, nonostante tutto (lentezze, incertezze, criticità geo-politiche, etc) si contrappone una grande nebulosità, che le dichiarazioni di Francesco Pigliaru, Raffaele Paci e Grazia Piras, contribuiscono a creare. Guardatevi al riguardo il video della conferenza stampa riportata sul sito web della Regione, ma anche leggetevi la delibera della Giunta regionale (DELIBERAZIONE N. 17/14 DEL 13.5.2014), a cui Presidente e Assessori continuamente rimandano nelle loro dichiarazioni. Della serie: e se non volete capire di più leggete la delibera. Vero è che la delibera rinvia il grande problema a “un apposito gruppo di lavoro interassessoriale coordinato dall’Assessorato dell’Industria e composto da rappresentanti della Presidenza della Regione e dell’Assessorato della Programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del Territorio che, secondo la vigente normativa, potrà avvalersi del supporto tecnico della SFIRS previo apposito incarico, nonché potrà prevedere l’individuazione di un advisor specializzato nel settore che possa supportare l’Amministrazione nell’analizzare gli scenari e orientare l’azione amministrativa”; il gruppo di lavoro dovrà altresì “monitorare e accelerare i progetti di intervento dei privati aggiudicatari degli interventi di realizzazione delle reti di distribuzione del gas, individuando le eventuali criticità e supportandone la soluzione”. Troppo poco, anzi, quasi niente rispetto alla portata del problema. La Giunta in questo modo e solo per salvare gli 11 milioni di euro, da a tutta la questione un valenza “ecnomicista”, incapace di inquadrarla invece rispetto a uno scenario complesso. Insomma non è solo questione di bilancio. Pigliaru, Paci e Piras prima di decidere questo come ulteriori passi devono capire in quale contesto geo-politico si muove l’Italia e la Sardegna (interessanti al riguardo le dichiarazioni e gli scritti di Giulio Sapelli, utilmente liberi e provocatori). Non andiamo oltre in questa riflessione, impegnandoci a riprenderla. Certo è che c’è necessità di un grande e approfondito dibattito che innazitutto ricuperi il lavoro fatto in questi anni sotto la denominazione “Galsi”, che sappia inquadrare il tutto sia nella materia “politica energetica” sia nella materia dei rapporti della Sardegna con i paesi della sponda Sud del Mediterraneo, in particolare con i paesi del Nord Africa. Per questo allo stato avvertiamo una grande inadeguatezza delle politiche della Giunta regionale, che va superata con il pieno coinvolgimento del Consiglio Regionale e soprattutto del popolo sardo, con tutti i mezzi possibili perchè vi sia un’effettiva partecipazione al dibattito e alle scelte che ne devono scaturire. Una piccola proposta a tutte le persone e le organizzazioni che sono interessate a questi temi: organizziamo un dibattito pubblico su “Galsi, questione energetica e posizionamento geopolitico della Sardegna”? Gli intellettuali, non solo ma soprattutto loro, non stiano a guardare!
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siamo sicuri che non sarebbe stata l’ennesima servitù che grava sulla Sardegna?
Quindi preferiamo le servitù del petroliere Rovelli, le servitù di una continuità latitante, le servitù dei rifiuti da importare chissà da dove per alimentare i 3 inceneritori di Macchiareddu, Tossilo e il nuovo di PortoTorres, le servitù delle scorie radioattive e quelle delle scorie sotterrate in tutti i siti industriali. Forse, cosa preferiamo, sarebbe il caso di spiegarlo ai malati di tumore presenti e futuri in provincia di Nuoro, intorno a Sarroch, a Porto Torres, a Ottana, nel Sulcis, forse sarebbe il caso di spiegarlo ai bambini che nascono malformati a causa dl piombo e di chissà che altro nel polo minerario, ma anche agli agnelli-mostro nati nel salto di Quirra, a tutte le vittime delle disfunzioni cardiovascolari e respiratorie in aumento esponenziale a causa del particolato e perchè no anche alle vittime di una bolletta energetica da sballo per tutti i sardi, tutte tragedie che l’arrivo del metano, diciamo 20 anni fa, avrebbe reso meno drammatiche.