Il Qatar non è solo oro che luccica [di Nicolò Migheli]

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Il signor Bonaventura mediorientale ha staccato l’assegno del miliardo. Tutti felici e contenti. L’ospedale San Raffaele di Olbia si farà. Duecentosessanta posti letto, medicina d’avanguardia, mille occupati previsti. Un progetto nato ai tempi dei governi Berlusconi e poi travolto dalle vicende oscure di don Verzé. Già con il presidente Cappellacci e il governo Monti, i fondi sovrani del Qatar manifestarono l’interesse per la struttura sanitaria in costruzione. Il centrosinistra, allora all’opposizione, mostrò contrarietà all’intervento dei petrodollari del Golfo. Oggi evidentemente qualcosa è cambiato.

La firma degli impegni a Palazzo Chigi, presenti Renzi, Pigliaru e Lucio Rispo il responsabile per l’Italia della Qatar Foundation Endowement. La crisi della finanza occidentale ha rappresentato una opportunità per i fondi sovrani che il Qatar ha saputo cogliere; oggi dopo gli Usa è il massimo investitore straniero in Europa. È di pochi giorni fa l’acquisto del 6% della Deutsche Bank, l’istituto di credito che nel 2011 si liberò dei titoli di stato italiani mettendo in seria difficoltà il Paese. Il Qatar in Italia ha acquisito la maison di moda Valentino, l’Hotel Four Seson di Firenze, il Gallia di Milano e l’ospedale Bambin Gesù di Roma, una quota del rigassificatore di Rovigo e il Consorzio Costa Smeralda.

I rapporti economici tra Italia e il paese mediorientale hanno una ampia possibilità di sviluppo nel settore difesa. Sono in ballo contratti per la fornitura di elicotteri, aerei d’addestramento, sistemi di guerra elettronica ed imbarcazioni. Già oggi, come scrive il periodico online Analisi Difesa, piloti dell’aereonautica qatarina si addestrano in Italia, la manutenzione degli aerei da trasporto C130 viene garantita a Doha da personale italiano. La guardia personale dell’emiro Al-Thani è addestrata dagli incursori del Col Moschin. Un rapporto con una petro -monarchia assoluta, che pur con un paese di soli due milioni di abitanti – il 75% immigrati-, ha ruolo geopolitico da potenza regionale.

La tv satellitare Al-Jazeera molto ha fatto per suscitare le primavere arabe che si sono tradotte in primavere islamiste. Il Qatar finanzia i Fratelli Mussulmani in concorrenza con i Sauditi che, a loro volta, appoggiano i gruppi salafiti. Entrambi i paesi sono dietro la rivolta siriana e i gruppi estremisti sono responsabili di stragi di civili, anche con l’uso di gas nervino, come ha dimostrato l’indagine indipendente del MIT di Boston. Una guerra che in tre anni, secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani, ha prodotto 162.402 vittime di cui 8.607 bambini. Il Qatar ha impegnato proprie truppe per abbattere Gheddafi e tutt’ora è coinvolto sul terreno appoggiando i Fratelli Mussulmani.  Mentre in Siria e Libia Al-Thani favorisce le rivolte, reprime duramente il dissenso interno.

 Ah,quando toccherà a quel paese/il cui stolto sovrano/crede di potersi affidare all’esercito americano/Ah, quando toccherà a quel paese il cui popolo ha vuota la pancia/mentre il suo governo decanta le lodi dello sviluppo della finanza/ Ah, quando toccherà a quel paese/di cui sei cittadino la notte e al mattino dopo ti svegli apolide/ Ah, quando toccherà a quel regime repressivo ed autoritario.”  Per questi versi inseriti in una poesia sulla rivolta tunisina, il poeta Al-Ajami è stato condannato all’ergastolo, dopo le proteste internazionali, il 21 ottobre 2013 i giudici di Doha hanno ridotto la pena a quindici anni di carcere.

Lo sviluppo finanziario e delle costruzioni fanno del Qatar uno dei paesi che più assorbono immigrazione, soprattutto indiana e nepalese. Il governo pensa di poter assumere un altro milione di operai stranieri per la costruzione degli stadi necessari per i Mondiali di calcio del 2022. Lavoratori tenuti in condizioni terribili, quest’anno decine di nepalesi sono morti per le fatiche e per gli orari interminabili sotto il sole cocente. Tutte queste cose Renzi le conosce molto bene, anzi sa di più, perché diversamente da noi può leggere i rapporti della diplomazia e dei servizi. Quest’ultimi molto introdotti nel mondo arabo.

Se il governo Monti poteva ignorare la realtà quatarina per un principio di realpolitik, non così dovrebbe essere per un governante che si definisce di sinistra, sensibile ai diritti umani e ai processi di pacificazione. Lo stesso dovrebbe valere per il presidente Pigliaru e per la sua giunta. Aldilà dell’aspetto etico, che per una persona di sinistra non dovrebbe essere secondario, restano alcune domande. Ci si rende conto che l’immissione così  forte di capitali da parte di un fondo sovrano, quindi di un paese straniero, è un sistema per condizionare la politica e le scelte economiche del paese ricevente? Investire in cultura, istruzione e sanità è una modalità di esercitare un softpower per ottenere consenso su altre scelte, quindi, cosa vuole il Qatar? Il Piano Paesaggistico Regionale fa parte dello scambio? La rinuncia al Galsi e la prevista costruzione di rigassificatori è in relazione con gli investimenti catarini?

Il primo ministro britannico William Ewart Gladstone sosteneva che i paesi non hanno né amici né alleati ma solo interessi. Visto che sembriamo tornati alle politiche di potenza ottocentesche, quale è l’interesse dell’Italia in questi scambi? Favorire i contratti di Finmeccanica? Nel caso della Sardegna quali sono i reali costi e i benefici? Visto che la giunta Pigliaru ha più volte dichiarato che vuole operare scelte in piena trasparenza, questo è il momento per cominciare.

One Comment

  1. Antonello Murgia

    oltre ai risvolti di cui parli nel tuo bell’articolo, che condivido, ce ne sono anche di più preoccupanti, legati proprio all’investimento specifico in Sanità. Una sanità nella quale il privato assume un ruolo concorrente e non più solo integrativo di quello pubblico è condannata a subire il condizionamento che in questo settore il privato esercita in tutto il mondo, tanto più in un sistema nel quale il privato trae la quota maggiore di finanziamento dal convenzionamento invece che dalla libera professione pura: lievitazione dei prezzi e riduzione della qualità (salvo che per una fascia molto ristretta disposta a pagare cifre molto alte).
    Tu aggiungi un’altra notizia, che non conoscevo ma a questo punto sospettavo, a quelle in mio possesso: il Qatar ha già rilevato il Bambin Gesù di Roma e il fatto che anche l’Ospedale olbiese si chiamerà così mi fa pensare che la struttura rilevata dal Qatar passerà dall’ala milanese ove era stata concepita (San Raffaele) a quella romana. Argomento anche questo che sarebbe importante, se confermato, perché stanti i notevoli costi di gestione delle strutture sanitarie, è facile ipotizzare che da un lato farebbe ordinaria amministrazione, semplicemente sottraendo utenza agli altri ospedali sardi e in particolare a quelli viciniori (Olbia e Nuoro: che ne pensa il neoassessore alla Sanità Luigi Arru?) e costringendo la Giunta regionale a tagliare ancor più drasticamente del previsto i posti letto pubblici. Dall’altro fungerebbe come “agenzia di viaggi” per trattamenti sanitari che sarebbero forniti in Ospedali fuori dalla Sardegna: del resto, le professionalità (sarebbe utile sapere anche per fare cosa) non si inventano dall’oggi al domani e per realizzare un polo di eccellenza sarebbe verosimilmente necessario che qualcuno venisse a svolgere la sua attività professionale prevalente se non esclusiva ad Olbia. E’ più facile pensare che qualche luminare o presunto tale possa venire in Sardegna a svolgere un’attività di consulenza per programmare poi gli interventi ulteriori all’esterno.
    Il dato più importante credo sia espresso dalla quota parte del bilancio sanitario regionale, tornato prepotentemente sopra il 50% rispetto al bilancio totale. La sanità smuove cifre rilevantissime e fa gola ai privati: l’operazione Qatar/Bambin Gesù di Olbia va configurandosi perciò, a mio avviso, come un progetto abile ma dannoso per la collettività, per accaparrarsi una fetta importante della torta, di cui faranno le spese i sardi. I quali pagheranno gran parte dei costi economici della struttura attraverso il convenzionamento col SSR e saranno poi costretti a subire le conseguenze della lievitazione dei costi con un taglio ai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e passaggio di prestazioni a pagamento (per via delle compatibilità economiche) facendo così scivolare sempre più un diritto costituzionale verso il privilegio per chi può permetterselo

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