A uso dei difensori d’ufficio di Renzi [di Umberto Cocco]

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A uso dei difensori d’ufficio di Renzi, come il consigliere regionale Gavino Manca, e dei silenziosi parlamentari del Pd che ho votato anch’io, dell’Anci regionale, della Regione perché non ripeta la sciagurata prova del governo, vorrei provare a riepilogare com’è nata l’operazione edilizia scolastica del governo, e come si è, malamente, conclusa.

Il 3 marzo scorso, dopo averne parlato a più riprese e in particolare nelle dichiarazioni programmatiche dopo la formazione del suo governo, Renzi scrive una lettera ai sindaci, che nel passaggio centrale dice: «Vogliamo che il 2014 segni l’investimento più significativo mai fatto da un Governo centrale sull’edilizia scolastica. Stiamo lavorando per affrontare le assurde ricadute del patto di stabilità interno. Vi chiedo di scegliere all’interno del vostro Comune un edificio scolastico. Di inviarci entro il 15 marzo una nota molto sintetica sullo stato dell’arte. Non vi chiediamo progetti esecutivi o dettagliati: ci occorre – per il momento – l’indicazione della scuola, il valore dell’intervento, le modalità di finanziamento che avete previsto, la tempistica di realizzazione. Semplice e operativo come sanno essere i Sindaci. Noi cercheremo nei successivi quindici giorni di individuare le strade per semplificare le procedure di gara, che come sapete sono spesso causa di lunghe attese burocratiche, e per liberare fondi dal computo del patto di stabilità interna. Ma è fondamentale che nel giro di poche ore arrivino da voi – all’email sindaci@governo.it che abbiamo appositamente aperto – una sintetica nota sull’individuazione di un edificio scolastico – uno – che riteniate la priorità del Vostro comune».

Il 16 maggio il presidente del consiglio scrive un’altra lettera, stavolta ai 4.400 sindaci che hanno risposto alla prima: «A tutti voi presenteremo una proposta di soluzione personalizzata, predisposta sulla base del bilancio del Comune, per realizzare al più presto l’intervento che avete ipotizzato. Abbiamo liberato risorse e spazio nel patto di stabilità. Dunque, possiamo partire. A questo scopo è fondamentale che tu fornisca alcune informazioni che troverai indicate nell’allegato alla lettera. Ti chiedo di farle pervenire entro venerdì 23 maggio»

Nei moduli allegati, si chiedono informazioni sulla scuola – una sola – scelta dal sindaco, e se questi per l’intervento richiesto pretende un finanziamento integrale, oppure se ha in cassa parte delle risorse e quindi, per far partire i lavori, ha bisogno dello sblocco del patto di stabilità.

L’Anci nazionale si accorge che qualcosa non va nella procedura, e fa uscire una nota proprio fra il 15 maggio e il 23, nella quale è detto: «Non siamo informati di nulla, non c’è stato il coordinamento che avevamo chiesto al governo. Non c’è stata, soprattutto, quella cabina di regia annunciata e necessaria per mettere in rete le informazioni e conoscere le procedure e le priorità di intervento: chi verrà privilegiato e perché».

Anche sulle cifre messe in campo – che derivano dallo sblocco di fondi dal patto di stabilità – l’Anci ha da ridire: «244 milioni (per il biennio 2014-2015) sono poca roba – dice Riccardo Roman, presidente della commissione Istruzione dell’associazione – servono per piccole sistemazioni. Oppure bastano per costruire sette scuole nuove in un anno: siamo lontani da un intervento di riqualificazione su scala nazionale». Roman riconosce che per la prima volta il tema acquista rilevanza e dignità, e di questo si dice grato al governo. Però l’Anci prepara una lettera con una richiesta di incontro con il premier. «Ci sono punti da chiarire».

Il governo non se ne cura, va avanti. Il dubbio che qualcosa non va è confermato a metà giugno, quando nel sito ufficiale Renzi fa pubblicare una serie di dati di riepilogo sull’investimento di un miliardo nell’edilizia scolastica. Compaiono numeri esagerati: 18mila i cantieri interessati a scuolebelle, 2.500 a scuolesicure, 404 a progetti di scuolenuove. Come, ma non erano una scuola per ciascun comune dei 4.400 che l’avevano chiesto?! E “la soluzione personalizzata” che Renzi nella seconda lettera si era impegnato a presentare, a far presentare, ai 4.400 sindaci? Si capisce anche che destinare 450 milioni di euro a 18.000 scuolebelle vuol dire distribuire caramelline. O cosa sono 25mila euro per ciascuna scuola, se avessero voluto dividere equamente (cosa che nemmeno hanno fatto, facendo figli e figliastri anche fra i comuni turlupinati…)

E infatti, l’altro giorno, 4 luglio, l’elenco delle scuole finanziate comune per comune, con risorse delle quali non si conosce l’origine (se fondi ministeriali o risorse dei comuni sbloccate dal patto di stabilità), rende manifesto che i soldi vengono distribuiti a pioggia, a centinaia di comuni, con interventi in media fra 7 e 20mila euro ciascuno, e ogni tanto un finanziamento vero, fra 100mila e – clamoroso caso sardo – 2.300.000 euro a una scuola media da ristrutturare, in un paese di 2.700 abitanti, Abbasanta.

In Sardegna sono finanziate anche scuole per le quali il sindaco non ha chiesto nessun intervento, in Barbagia, in Marmilla; scuole non più esistenti, in Marmilla, in Ogliastra, nell’Oristanese, perché non ci sono più bambini; ad alcuni comuni strafinanziati anche al di là delle loro esigenze e richieste, sono andati pure più finanziamenti minori, in una moltiplicazione e duplicazione di interventi che sembra fatta da un computer impazzito.

Gavino Manca, presidente della commissione lavori pubblici del consiglio regionale, dice che i criteri ci sono, che erano annunciati: «Il Piano, predisposto sulla base delle schede degli Enti Locali, indicava 3 priorità precise: manutenzioni, messa in sicurezza, nuovi edifici». Ci può fare avere questo Piano, onorevole Manca, sia pure a cose fatte? Perché a me nessuno me ne ha segnalato l’esistenza, agli altri sindaci che conosco nemmeno, e nelle lettere di Renzi non se ne fa cenno. Semplicemente un Piano non c’è, un consigliere regionale che presiede una commissione importante che forse avrà fra le mani presto il piano della regione per l’edilizia scolastica, sperabilmente un Piano, non può essere così superficiale, impreciso, approssimativo, su un dato che invece dovrebbe essere certo, chiaro, evidente a tutti. O che strana idea si ha della trasparenza, se si si finge di credere che esistono piani, criteri, regole, sconosciuti ai sindaci ai quali il governo si è rivolto?

Criteri non ce n’è in questa operazione, e io non avrei nessun difficoltà a intravederli se ci fossero anche a posteriori, non mi fa velo che il mio paese non possa fare quel che avevamo programmato di fare fra l’altro con i soldi presenti nelle casse del comune e bloccati dal patto di stabilità, che Renzi aveva promesso di sbloccare. Se vedessi che sono finanziate le scuole di Macomer, Oristano, Ghilarza, Nuoro, dove vanno a studiare dopo le medie i ragazzi di Sedilo, sarei felice. Se trovassero scuole belle oltre che insegnanti stimolanti in quelle scuole, non tornerebbero bocciati in 10 su 17 come è successo quest’anno ai ragazzi che sono usciti dalla scuola media un anno fa.

Pesa questo imbroglio di Renzi, perché ha preso in giro sindaci, insegnanti, genitori, ragazzi che avevano creduto nei proclami di questo promettente innovatore.

Ora ci sarebbe da sperare nella Regione, se non nei parlamentari della maggioranza, perché chieda conto a Renzi di questa maldestra operazione per la parte che riguarda noi. E ci sarebbe da sperare che la Regione non spenda i 93 milioni di euro che ha messo da parte (togliendoli ai comuni, in molti casi) nello stesso modo. Qual è il modo giusto? Un bando pubblico, dopo avere discusso i criteri con il mondo della scuola, gli amministratori, i tecnici.

Pigliaru dice di volerlo fare, di discutere i criteri: ma l’invio di una scheda da compilare entro il 14 luglio fa pensare a un percorso che non finisce con un bando. Sembra di capire che si vogliono individuare le scuole dove fare interventi di emergenza quest’anno, altri di ristrutturazione nel 2015, e poi le scuole nuove negli anni successivi. Ma un paese che vuole accorpare, razionalizzare spazi, risparmiare spese di gestione, ed è il problema di quasi tutti nella Sardegna che perde bambini e popolazione scolastica, come viene considerato? Se per esempio vuole reinvestire quei risparmi nel tempo prolungato e nella scuola aperta, ha un titolo in più o non frega niente? E avere l’amianto nelle scuole perché negli anni scorsi l’amministrazione comunale non lo ha rimosso preferendo fare altro, dà diritto ad avere un finanziamento prioritario, o è ingiusto come dice il sindaco di Neoneli? Sembrano dettagli, e che ci sfugga il senso vero delle cose, il giorno dopo la pubblicazione dei dati Invalsi sul disastro delle scuole in Sardegna e nel Mezzogiorno. E’ che se il presidente del consiglio tira a fregare, facendosi propaganda nel nome della scuola, e viene tollerato, persino difeso, da chi deve programmare una politica per la scuola in Sardegna, allora che speranza c’è?

E si tratta ancora solo di edilizia scolastica. Figurarsi quando si mette mano ai grandi temi della didattica, allo stato degli insegnanti, alla formazione professionale che continua a drenare risorse, alla condizione delle università sarde che hanno avuto soldi e fanno edilizia ma non sembrano attrarre studenti….

*Sindaco di Sedilo

 

 

4 Comments

  1. Gilda Nonnoi

    Grazie, Umberto di questa fotografia! Tieni alta l’attenzione sul tema.

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