Quel Museo in bianco e nero [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione sarda 13/08/2014 (La città in pillole- In piazza Indipendenza la vecchia sede dell’Archeologico) Quanti sardi hanno visitato il Museo Archeologico di Cagliari? Merita assiduità per il concentrato di bellezza. Facciamocene una ragione di un allestimento che inaugurato nel 1993 era già obsoleto per gli standard dei musei europei che con la fruizione fanno fortuna.

Se i sardi frequentassero i musei oltre a imparare la propria storia imporrebbero meno valorizzazioni, variamente colorate, in favore di una vera crescita culturale. La consuetudine dei musei è infatti di quei paesi primi nelle valutazioni sulle competenze degli studenti. Sarà anche per le rarefatte visite ai musei che le competenze degli studenti sardi precipitano mentre crescono le bocciature di cui hanno il primato.

Bisogna ammettere che il Museo di piazza Indipendenza era più coerente con l’obiettivo educativo, ragione dell’esistenza di un museo. Progettato da Dionigi Scano quando nel 1904 si dismise Palazzo Vivanet. Percorso a ritroso del Palazzo di città che abbandonò Castello per via Roma. L’idea del museo, ai primi dell’Ottocento, fu di Ludovico Baïlle e di Carlo Felice che ospitò il Gabinetto di Archeologia e di Storia naturale nel Palazzo Viceregio. Donazioni e rinvenimenti lo arricchirono.

Nel 1875 Giovanni Spano, munifico mecenate, ne fu prestigioso direttore. Subito dopo Filippo Vivanet acquisì importanti collezioni dell’epoca ed Ettore Pais nel 1885 ne curò l’allestimento nel Palazzo Vivanet. Antonio Taramelli da lì lo trasferì in piazza Indipendenza.

Il modello? Celebri musei d’Europa. Quell’allestimento, con poche variazioni, insegnò a centinaia di studenti delle discipline antichistiche la storia e a sognare. Tra il medagliere Spano, il lapidario, le stele puniche, i vasi di Tuvixeddu e di Olbia, i bronzetti, alcuni scelsero di farsi archeologi. Era in bianco e nero. Bello e luminoso e soprattutto educativo.

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