Il sassarese “Perfidia” conquista il cinema internazionale [di Cristiana Serra]

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Sassarese, 32 anni, Bonifacio Angius è da settimane sulla bocca di tutti negli ambienti cinematografici e culturali sardi, italiani e internazionali. Si, perché il suo “Perfidia”, film interamente girato a Sassari lo scorso anno, è stato selezionato (unica opera italiana) per il prestigioso Festival di Locarno, dove è stato proiettato in prima mondiale la scorsa settimana, e dove ha ricevuto il premio della Giuria dei giovani come miglior regista.

Dopo il suo primo lungometraggio del 2010, “Sagràscia”, girato nelle aree rurali attorno al capoluogo del nord Sardegna e che aveva già ottenuto prestigiosi riconoscimenti, ora Angius firma un altro progetto che sembra destinato a riscuotere successi, almeno stando ai notevoli apprezzamenti della stampa italiana e straniera. Il titolo “Perfidia” è stato suggerito al regista dall’ascolto del noto brano musicale, nella versione di Nat King Cole, ma rimanda anche al mondo cupo e disperante nel quale sono immersi i protagonisti Peppino e Angelo. Un padre e un figlio quasi sconosciuti, riavvicinati dalla morte della moglie e madre, che si muovono in una Sassari grigia e paludosa, una città di provincia come tante che fa da sfondo alle vicende di una generazione che appare senza speranza e che troverà alla fine, in modo perfido appunto, uno sviluppo inaspettato e violento.

Se su Google si digita “Bonifacio” il primo nome che viene fuori è il tuo. Prima ancora del famoso Papa del XIII secolo. Che effetto fa a soli trentadue anni?
Non mi fa un effetto particolare, non credo sia significativo. Credo però che sia un buon punto di partenza, che può contribuire a farmi trovare le motivazioni e la spinta giuste per andare avanti in questo lavoro, che è estremamente difficile. Ogni progetto è come una scommessa in cui ti giochi tutto, non solo professionalmente, ma ti coinvolge completamente a livello umano ed esistenziale. Perciò avere tanti apprezzamenti aiuta ad andare avanti e a credere in te stesso. E a superare eventuali critiche, a cui sei costantemente esposto in questo mestiere.

Da una cittadina di provincia di un’isola alla periferia dell’Europa ai maggiori Festival internazionali. Mi racconti come si fa?
Ci vuole moltissima determinazione. Forte passione e, direi quasi, avere un pensiero unico ben presente in mente. Anche una buona dose di autostima, la convinzione di avere qualcosa di buono da dare. Questo è più importante di tutto, molto più delle “buone relazioni” nell’ambiente, che non fanno per me. Non frequento il mondo del cinema, ho gli stessi amici da quando avevo 15 anni, le modalità di risoluzione dei problemi attraverso le “conoscenze”, descritte anche nel film e che il padre del protagonista attua per aiutare il figlio, non mi appartengono.

Che cosa è stato più complicato nel girare questo film a Sassari?
Non è stato particolarmente complicato girare a Sassari. La città ci ha accolto molto bene, quasi dappertutto. Il Comune ci ha aiutato e ci ha messo a disposizione molte location, anche gratuitamente. Le persone erano felici e curiose di veder arrivare camion attrezzati e tutte le maestranze. Il cinema vive un periodo di crisi, ma il veder girare un film nella propria città conserva ancora indubbiamente un grande fascino.

Questo film è effettivamente molto “sassarese” anche nelle fonti di finanziamento. Nei “credits” si legge, oltre alle due case di produzione “Movie Factory” e “Il monello film”, alla Film Commission e Regione Sardegna, anche Camera di Commercio di Sassari, Banca di Sassari, Comune di Sassari e Fondazione Banco di Sardegna. E’ stato difficile trovare i fondi?
E’ sempre complicato trovare i fondi per il cinema, qui in Sardegna ma anche altrove. Ormai anche le grosse produzioni si affidano alle Film Commission regionali perché il MiBAC mette a disposizione sempre meno risorse. Eppure sarebbe un settore su cui scommettere. Le nostre produzioni sono sempre molto apprezzate. Spesso i film che ottengono finanziamenti pubblici sono opere di grande qualità che riescono ad ottenere riconoscimenti prestigiosi nei Festival internazionali. E’ un’industria sana, sostenibile, promuove i territori in cui viene ospitata. Avrebbe bisogno senz’altro di una maggiore fiducia.

La Sardegna, in particolare, è stata spesso utilizzata come location per spot pubblicitari ed anche per molte opere cinematografiche sia italiane che straniere. Perché non si riesce a creare una industria cinematografica competitiva nella nostra isola?
Credo che la cosa dovrebbe nascere per gradi. Si dovrebbe cominciare con il dare fiducia e con l’incentivare i registi locali e col cercare di attrarre le produzioni qui nell’isola. In seguito potrebbero anche nascere laboratori di post produzione o teatri di posa, ma pensare che queste strutture abbiano un senso attualmente in Sardegna non è pensabile. Sarebbero delle scatole vuote.

E’ possibile in Sardegna vivere di Cinema?
E’ molto difficile, qui come in tanti altri posti. Chi vuole fare cinema ha sempre grosse difficoltà finanziarie, a tutti i livelli, anche altissimi.

Uno dei protagonisti, Peppino il padre di Angelo, è interpretato da Mario Olivieri, personaggio notissimo nella città di Sassari per la sua carriera di attore dialettale e comico. Ma nel film è estremamente efficace in questo ruolo cupo e drammatico. Come mai hai scelto proprio lui?
Inizialmente non ero assolutamente convinto di sceglierlo per la parte. Aveva fatto un provino per un altro ruolo, ma lui ha cercato in tutti i modi di convincermi che la parte era stata scritta apposta per lui. Un giorno ho provato a girare qualcosa con le battute di Peppino. Ho riguardato quelle scene per circa due giorni e mi sono reso conto che aveva ragione lui. Non potevo fare a meno di pensare davvero che fosse tagliato su misura per quel ruolo.

E ora che succede? Qual è il futuro di “Perfidia”?
La prossima tappa è il Festival di Montreal il 23 agosto, dove il film verrà proiettato anche se non in concorso, perché potevano accedere solo prime visioni e il film è già stato visto a Locarno. In seguito parteciperà al Festival ad Amburgo, e ad altri in Francia e in Sud America.

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