La mamma dei maleducati è sempre incinta [di Carla Deplano]

SAMSUNG

Fa male camminare per le vie della propria amata città e vedere gli sfregi delle bombolette sui muri del Bastione di S. Remy o del Municipio. Avranno mai sentito parlare di stile Liberty o di Neogotico Pistis Efisio ’94 di Ovodda in tour a Casteddu (senza far torto a nessun altro paese!) o i turisti (?) Miguel, Jana e Victor?! Diversa provenienza, comun denominatore: l’ignoranza crassa e l’assenza di educazione. Triste vedere il pavimento alla veneziana dei portici della Via Roma – un tempo “salotto di Cagliari” – sommerso da un nuovo mosaico di chewingum che spesso ti porti a casa sotto la scarpa come ricordo.

Passeggio nel Terrapieno imbrattato tra le panchine, i pilastrini e i profili di ferro del parapetto presi barbaramente a calci e divelti: mi chiedo quale percezione del suo valore storico-paesaggistico colgano quei nuovi abitanti di Villanova che la sera bivaccano rumorosamente nel suo tratto inferiore e più scenografico, lasciando numerose bottiglie di birra e il fetore dell’urina nella totale assenza di vigilanza serale e notturna.

Privo di sorveglianza e abbandonato al suo destino, il Bastione versa in condizioni di pietoso degrado, imbrattato com’è non solo sulle balaustre e sugli archi, ma ora anche su ampie porzioni di pavimentazione. Negli anni ’70-’80 in balia di drogati, negli anni ’90 di skinheads e sbandati di ogni tipo, negli anni duemila degli skaters e dei graffitari più insulsi, il monumento-simbolo di Cagliari attende ancora un’adeguata misura di tutela e salvaguardia.

Il Sindaco Zedda dice che si sta pensando di affidare il controllo ai titolari delle concessioni sul Bastione (Caffè degli Spiriti e Caffè De Candia) e che qualora non si dovesse risolvere il problema si provvederà alla chiusura del monumento per preservarlo dai vandali. Mi chiedo come mai non si sia mai provveduto a piazzare le telecamere promesse già dalla precedente Giunta comunale, perché non si siano mai visti custodi o forze dell’ordine e non si siano previsti cancelli e divieti d’accesso dopo la chiusura notturna dei locali.

Premesso che lo skateboard è una delle mie passioni, una volta provai a spiegare ad uno skater impegnato a volteggiare sui bancali del Bastione che i suoi salti e le sue piroette danneggiavano le lastre di marmo filandole e spaccandole. Tentai garbatamente di fargli capire il valore di quel monumento: mi guardò come se gli stessi parlando di fisica quantistica in Ostrogoto … evidentemente proveniamo da due mondi che non hanno nulla in comune se non una tavola a quattro ruote. D’altra parte, se non si capisce neppure che basta un niente per precipitare di sotto e schiantarsi al suolo, il concetto di bene culturale dev’essere davvero troppo difficile, specie se i suoi genitori o chi per loro non gli hanno mai insegnato il rispetto per se stesso, per gli altri e per la cosa pubblica.

Al riguardo suonano quanto mai attuali le parole pronunciate da Argan nel discorso sulla Didattica dei beni culturali:

La conoscenza dei patrimonio artistico e dell’ambiente porta all’idea che si tratta di beni di interesse pubblico anche quando sono di proprietà privata. È un concetto che gli storici dell’arte hanno affermato e la Costituzione della Repubblica ha sancito, ma non è entrato nella prassi della vita italiana. Non sopravviverà il patrimonio artistico se non sarà coltivata negli Italiani la coscienza del suo valore. È grave che lo Stato non chieda alla scuola di alimentare in tutti i cittadini, cominciando dai ragazzi, la nozione e la coscienza di quei valori; l’ignoranza non è sempre innocente, anzi è a priori colpevole. L’indifferenza o l’assenza della scuola non preoccupa soltanto per il destino della civiltà storica italiana nel prossimo, poco promettente futuro; v’è qualcosa che tocca la salute psichica e morale dei singoli e della società. È arcinoto che molte psicosi e nevrosi dell’uomo moderno dipendono dalla difficoltà della sua integrazione nell’ambiente […] si moltiplicano paurosamente i fenomeni d’intolleranza, di rigetto, di volontario sfregio del volto urbano […]” .

La Scuola, oggi più che mai, ha il fondamentale compito di responsabilizzare gli studenti nei confronti del bene comune avvicinandoli al patrimonio territoriale, alla fruizione estetica da un lato e alla crescita di una coscienza sociale dall’altro. Deve coltivare la capacità di approccio e fruizione individuale del bene comune, che è anche cura e rispetto di sé; coltivare la coscienza dei valori storici e sociali del patrimonio culturale, che appartiene al nostro presente perché viene dal nostro passato e che dobbiamo preservare per il futuro; educare al senso di identità e di appartenenza al patrimonio culturale, che significa cura e rispetto di tutti.

Il vandalismo – l’atto di danneggiare, deturpare o distruggere in modo illegale, intenzionale e cieco oggetti di proprietà pubblica o privata – rientra nel reato di danneggiamento (art. 144 CP), è in continua crescita e costa allo Stato più di 5 milioni di euro l’anno. Per contenere il fenomeno dei writers, l’ordinamento giuridico ha disposto un articolo ad hoc, il 639 del Codice Penale, recentemente modificato con un aumento di pena dalla Legge n. 94 del 2009, per cui «chiunque, fuori dei casi preveduti dall’articolo 635, deturpa o imbratta cose mobili o immobili altrui è punito con la multa fino a 3.000 euro. Se il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico ovunque siano ubicate, ovvero su immobili, si applica la pena della reclusione fino ad un anno e della multa fino a 10.000 euro».

Dato che per questo reato non è previsto l’arresto in flagranza, ogni cittadino ha il dovere morale di denunciare e testimoniare gli atti vandalici (possibilmente con fotografie e filmati che oggi tutti siamo in grado di produrre grazie alla tecnologia di cui disponiamo) a qualsiasi forza di Polizia dello Stato (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza) o alla Polizia Locale. Se i compiti operativi nella prevenzione e repressione del vandalismo spettano alla Polizia, il potere politico e di indirizzo dovrebbe essere garantito dal Comune: alle istituzioni si chiede di prendere provvedimenti finalizzati a ridurre gli atti incivili e mirati alla salvaguardia del decoro urbano. Quant’è vero che Cagliari è in gara come Capitale europea della Cultura 2019!

 

 

3 Comments

  1. angela

    Che brutto Titolo!!! Sarà pure un detto popolare ma… sa di disprezzo e di interiorizzata misoginia (la colpa del cretino o maleducato ricade banalmente e per definizione sulla “mamma”) . Puliamo i nostri muri linguistici? Grazie

  2. carla deplano

    “Angela”: meno male che “GLI ANGELI NON HANNO SESSO”, così non possono procreare figli maleducati (o cretini). Quest’altro banale modo di dire sa per caso di interiorizzato odio verso gli angeli o le persone che si chiamano “Angela”? Spiacente di averti turbato col mio “muro linguistico” … mi sa, però, che in questo contesto fare le pulci ai modi di dire italiani rischia di sembrare un po’ fuori luogo e tendenzioso … sai com’è?!

  3. Giancarlo

    Ma Angela si sofferma a leggere soltanto i titoli degli articoli?

Lascia un commento