Renzi consegnerà i ceti deboli all’estrema destra [di Nicolò Migheli]

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La storia non è mai stata maestra di nessuno. Tanto meno per questi giovani rottamatori che hanno scalato il PD come se fosse una qualsiasi azienda quotata in borsa, e di storia a scuola ne hanno studiato poca. Tutti i giorni ci dimostrano la non conoscenza dei fatti. Non sanno ad esempio che lo Statuto dei lavoratori venne scritto e portato in parlamento dal Partito Socialista Italiano, partito di sinistra fino a prova contraria.

Ieri i celerini del ministro di polizia Alfano -prossimo ad entrare nel PD – hanno manganellato duramente gli operai ternani che manifestavano per la chiusura di una delle più antiche fabbriche d’Italia. Dopo gli insulti che l’on. Picierno ha rivolto a Susanna Camusso, lo scrittore Giulio Cavalli ha definito la politica di Renzi come neopaninara. Cambiano gli oggetti caratterizzanti. Ieri piumini e scarpe da barca di note marche, oggi aggeggi telematici di moda. Il mutamento antropologico dell’ex partito della sinistra è compiuto.

Lo descrive molto bene Luciano Gallino sulla Repubblica dove contrappone la Leopolda a Piazza San Giovanni. I giovani di ceto medio alto che si beano delle parole antisciopero del finanziere di riferimento Serra e il popolo sempre più precario e disperato delle fabbriche chiuse, dei contratti di un giorno. Renzi annuncia che vuole la “disintermediazione di un corpo intermedio”, tradotta in parole povere la distruzione dei sindacati. È vero che in questi anni i sindacati confederali hanno fatto molti errori, ma se dovessero sparire ogni lavoratore si troverà a contrattare individualmente la propria posizione. È quel che accade già oggi a milioni di precari.

Invece però di agire perché questa stortura venga eliminata, ci si augura che così sia per tutti. Renzi annuncia che l’epoca del posto fisso è finita, lo dice con un sorriso compiaciuto, senza rendersi conto che un politico di sinistra non può dire cose che portano con sé carichi di angosce profonde senza proporre soluzioni. Un mio caro amico mi chiama e mi confessa di essere disorientato. “Come è – si chiede- che le uniche cose di sinistra ormai le dicano Le Pen in Francia e la Lega e i Fratelli d’Italia qui da noi? Non è che mi sia spostato a destra a mia insaputa?

Oggi una gran parte di elettori che si definiscono di sinistra non trovano più rappresentanza politica. Una realtà che si annuncia molto pericolosa per l’Italia. Abbandonare i ceti deboli, i colpiti dalla globalizzazione, significa in realtà ridurli a neo servi della gleba. Qualcosa di più: un regime schiavista senza diritto di vitto e alloggio. In politica non esistono vuoti, qualcuno li riempirà. È stato così nel 1919 con la nascita del fascismo. È così in Francia con Le Pen che dà risposte ai ceti popolari abbandonati dalla sinistra tradizionale.

Alain Soral uno dei pensatori di punta della destra francese teorizza il movimento lepenista come “Sinistra del lavoro e destra dei valori.” Il loro programma è improntato alla difesa dello stato sociale, dell’intervento pubblico in economia, del posto fisso. Tutti temi cari alla sinistra di un tempo. Il tutto però accompagnato ad una visione di destra nei valori, unita alla retorica della politica sprecona. Il ritorno di Dio, Patria e Famiglia, da cui sono esclusi i migranti.

Le Monde diplomatique, già un anno fa la definiva una “confusione rosso-bruna” visto che l’FN può contare sull’ingresso nelle sue file di ex militanti del Front de gauche. “Confusione” che ricorda cose tragiche, politiche nazional-socialiste. Non solo la Francia, tutta l’Europa è percorsa da movimenti simili. In Italia la Lega di Salvini, superando il recinto padano si offre come rappresentante del disagio e delle paure dei non garantiti, di chi perde lavoro e status. La Lega non è sola, sente la concorrenza di Fratelli d’Italia e dei partitini di estrema destra come Fronte Nazionale.

Il PD vuole essere l’autore di un simile smottamento? Vuole ancora rincorrere politiche di austerità che si tradurranno in una crisi fortissima della coesione sociale? Non credo, anche perché in quel partito esistono ancora persone con il senso della storia e delle conseguenze del proprio agire. Quanto contino oggi non si sa. Certo però che passare da Gramsci – a proposito chi era costui?– al finanziere Serra un certo effetto lo fa. Alla fine ci si potrebbe chiedere: l’unico leader di sinistra rimasto a Roma è papa Francesco?

2 Comments

  1. Graziano

    E’ una previsione che, mio malgrado, sento di condividere. La strada imboccata dal capo del governo appare sempre più stretta e senza vie d’uscita. Il PD non sembra avere le risorse per arginare tale deriva, nessuno vuole farsi promotore di una scissione perché si ritiene(forse non a torto) che ad avvantaggiarsene sarebbe comunque l’ala renziana. Mancano voci autorevoli(Fabrizio Barca che fine ha fatto?)in grado di offrire una prospettiva diversa e moderna ma al tempo stesso saldamente ancorata ai principi/valori tradizionali della sinistra. E’ atteso, credo, a dire la sua, non solo in ottica regionale, il neo segretario del PD sardo.
    saluti

  2. Antonio

    Buongiorno. E’ la prima volta che intervengo.
    Non intendo spendere parole a favore dell’attuale presidente del Consiglio, me ne guardo bene. Ma l’introduzione in Italia dei contratti atipici, dell’interinale, dei co.co.co., poi divenuti co.co.pro., della nefasta idea per cui nessuno avrebbe più avuto diritto ad un lavoro, non dico per tutta la vita, ma almeno un pò stabile, dicevo, l’inizio di tutto questo fa data a partire dalla fine degli anni ’90. Qualcuno si ricorda del cosiddetto pacchetto Treu? E le dichiarazioni di Dalema sulla inesorabile fine del lavoro stabile? Dopodichè, tutti i governi che si sono succeduti, di centrodestra e di centrosinistra, non hanno fatto altro che proseguire su quella strada mortale. Le conseguenze le vediamo tutti. Chi il lavoro ce l’ha rischia di perderlo da un giorno all’altro (dipendenti pubblici esclusi), chi non ce l’ha sa che non lo troverà mai.
    Mi chiedo come faccia l’Italia a non essere ancora implosa su se stessa. Buonasera

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