La tragica pantomima della politica [di Silvano Tagliagambe]

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Abbronzatissimi, perennemente sorridenti, sicuri di sé, i nostri politici ormai recitano, interpretano da attori consumati la parte di chi sprizza ottimismo da tutti i pori e vuole trasmettere fiducia e speranza agli elettori. Li guardo e mi viene in mente un’immagine di tanti anni fa ma ancora attualissima, come tutte le autentiche creazioni artistiche: quella del grande mimo francese Marcel Marceau che ha portato in scena per sessanta anni sui palcoscenici di tutto il mondo la pantomima “il Fabbricante di maschere”, rimasta giustamente celebre.

Un attore indossa una maschera triste e una maschera allegra: all’improvviso la maschera allegra si incastra. La maschera è il volto stesso del mimo, irrigidito in una smorfia di ilarità, in contrasto con i gesti prima rabbiosi, e poi sempre più disperati del corpo. L’uomo è imprigionato nel suo dolore e nella sua angoscia: il risultato è forte, la mancanza di autenticità e di corrispondenza tra l’espressione del viso e le emozioni tradite dal corpo scuote e fa paura. Il pubblico inizialmente ride poi poco a poco viene assalito da un’ansia e da un tormento che  montano fin quasi a paralizzarlo.

Ecco se di fronte al politico che ride, incurante di tutti i guasti che ha provocato, riuscissimo a vedere la realtà disperata e straziata della terra di cui egli ha retto le sorti e a cogliere la tragica mancanza di sintonia tra quella maschera e la situazione sociale di cui è responsabile, forse, per reazione, esploderebbe finalmente in noi e quel moto di rabbia e di ribellione che invece rimane per lo più inespresso e represso. 

Proviamo allora a fare un salutare sforzo di immaginazione, una sorta di esperimento mentale: pensiamo agli Ircocervi, parola derivata dai termini latini hircus (“capro”) e cervus (“cervo”), che designa pertanto un animale mitologico per metà caprone e per metà cervo, e rappresentiamoci mentalmente un ibrido tra un soggetto individuale e un soggetto collettivo, con la faccia da caprone di un politico e il corpo della regione che ha governato. Otterremmo magicamente, in un istante, lo stesso effetto dell’azione scenica di Marcel Marceau, la stessa drammatica contrapposizione tra un riso forzato e stereotipato e il dolore di un corpo affranto.

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