La Regione chiede mezzo miliardo di euro e non spiega come lo userà [di Adriano Bomboi]

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Non sembra vero, mentre a Roma si agita il terremoto di mafia capitale e tutti i maggiori media del mondo accendono i riflettori sulla classifica della corruzione italiana, la Regione che fa? Accende un mutuo da 600 milioni di euro senza spiegare come e dove impiegare l’ingente massa di denaro pubblico. La più grande agenzia di stampa italiana ci informa solamente che Pigliaru ha parlato di “programma keynesiano”.

Tutt’ora non è chiaro neppure il volume degli interessi che dovrebbero gravare sulla pelle dei sardi: per il consulente dell’assessorato regionale ai lavori pubblici ci sarà solo un milione di euro, lo dice su Twitter. Ma niente ci assicura che la cifra non sia destinata ulteriormente a salire. Immagino che sul tavolo dell’assessore Maninchedda esista già una lista delle opere cantierabili, in itinere o da realizzare ex novo, e se la cosa non è di troppo disturbo sarebbe opportuno informare nel dettaglio i contribuenti sulle modalità e sulle destinazioni di spesa che si intendono affrontare. Stupisce l’approssimazione e la leggerezza con cui tutta la Giunta Pigliaru ha annunciato l’iniziativa per la gestione di un simile flusso di denaro.

Questa politica da avanspettacolo ignora che i tempi della gestione discrezionale delle finanze pubbliche si stanno avviando al tramonto. In Svizzera una mossa del genere avrebbe già scatenato le ire della stampa locale, con dibattiti e interrogazioni consiliari specifiche da parte dei politici di opposizione. Perché nella Confederazione elvetica tutta la programmazione è pubblica e trasparente: i budget di investimento, i programmi, i progetti, i bandi, l’assegnazione degli appalti, i nomi delle ditte appaltatrici, i tempi di realizzazione delle opere e il monitoraggio costante delle spese in corso.

Per essere precisi, i programmi vengono pubblicati prima ancora che si concretizzino i fondi con cui eventualmente realizzarli (e si ricorre persino ai referendum sull’utilità di renderli operativi, perché l’elezione di un politico non consiste in un’assoluta delega in bianco sulla gestione dei soldi della collettività). Da noi “tutto normale”: prima si spremono i contribuenti, anche quelli che si impiccano a causa di Equitalia; e dopo, se ci va bene, saremo informati su come verranno spesi i nostri soldi nel famoso “piano infrastrutture”. Ma questo piano esiste già? E’ consultabile pubblicamente? O forse il piano è quello che comprende l’idea, già annunciata dall’assessore, di fare piste ciclabili in tutta l’isola? Se non fosse tragico sarebbe comico.

C’è un solo Stato al mondo che avviò di botto una simile iniziativa con successo: l’Emirato di Dubai, con la differenza che prima sono stati agevolati ingenti investimenti internazionali che favorissero l’instaurazione dei servizi locali. Gulf Business infatti informa che nel 2013 sono stati completati ben 104 km del Dubai Bicyle Master Plan, spesato dall’industria petrolifera. Al contrario, da noi tasse e spesa pubblica non accennano a calare e la prospettiva che abbiamo davanti non è quella di attirare nuovi investitori nel settore terziario ma quella di sperperare risorse pubbliche avviando un triste assistenzialismo comunale (quello che a Roma ha generato la corruzione nei criteri di assegnazione dei fondi pubblici dalla politica alle cooperative, o sul modello del fallito G8 a La Maddalena).

Il nostro sito dell’assessorato ai lavori pubblici, alla voce “Servizi/Bandi e programmi”, risulta fermo al settembre 2012. Il semiologo stipendiato dai contribuenti in qualità di consulente, oltre ad occuparsi di Twitter, potrebbe consigliare all’assessorato di competenza una soluzione al problema. Quando si intende realizzare uno spazio della pubblica amministrazione regionale realmente trasparente e senza obbligare i cittadini a sfogliare il bollettino ufficiale dell’amministrazione?

Il professor Pigliaru ha mai letto le valutazioni delle agenzie di rating sulla nostra Regione? E’ al corrente del fatto che il downgrade per cui nessuno investe nel nostro territorio è basato anche sulla scarsa trasparenza della nostra pubblica amministrazione?

In quanto cittadini vorremmo anche sapere quali linee di credito verrebbero aperte dalla Cassa depositi & prestiti, e l’eventuale coinvolgimento della Fondazione Banco di Sardegna, partner della compagine societaria. Sul tema consiglio inoltre ai partiti sardi, che sicuramente non ci mancano, di rendersi utili. Perché nell’indipendenza che vogliamo costruire punteremo a realizzare un polo di eccellenza internazionale per gli investimenti di tutto il Mediterraneo occidentale.

L’analfabetismo culturale della nostra classe politica, che non sa creare ricchezza ma solo welfare, se paragonato a dei sistemi politici all’avanguardia, ci fa capire come l’assenza di reale liberalismo e trasparenza della pubblica amministrazione, dai massimi vertici istituzionali fino agli enti periferici, consentano la creazione di zone d’ombra. Quelle dove si alimentano i mali del parassitismo sociale, della conservazione e dello spreco di risorse. Non è che con questa politica che la Sardegna edificherà uno Stato, tutt’al più un ospizio.

 

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