La sede INPS e l’antica lavanderia [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 29/04/2015. Fu margine tra città e suburbio e, dal periodo punico, spazio portuale. Chissà se quanti affollano ogni giorno l’INPS, esempio tra Viale Regina Margherita e Via XX Settembre di quell’architettura pubblica funzionalista che traccia la rinascita di Cagliari nel secondo dopoguerra, sanno su cosa si fonda.

Come accadde contemporaneamente in Largo Carlo Felice per la messa in opera degli edifici bancari, come altre volte prima e ancora oggi, il sottosuolo restituì preesistenze di cui si conservano brandelli. Il luogo intermedia quello che, dal periodo romano, fu margine tra città e suburbio e, almeno dal periodo punico, spazio afferente al porto.

Frequentato dal Neolitico – tracce sono state individuate nel quartiere Marina – ha le aree contermini affollate di cospicui rinvenimenti di varie epoche. Gennaro Pesce che diresse gli scavi nel 1956 vi identificò una fullonica dove si lavavano, tingevano, smacchiavano i tessuti. Una lavanderia. Del funzionamento di tali impianti c’è una fotografia a Pompei negli affreschi della fullonica di Lucio Veranio Ipseo: pigiatura dei tessuti con i piedi in una vasca con acqua, nitro, creta, urina; pettinatura; pressatura dopo il trattamento con vapori di zolfo. Scena che si può, ancora vedere a Fès in Marocco.

In quella cagliaritana furono rinvenuti un pozzo e diverse vasche; il lastricato in pietra, integrato con cocciopesto impermeabilizzante; un mosaico con fondo in tessere bianche, coccodrilli, ancore, delfini in tessere nere e l’iscrizione M. Ploti Silisonis F. Rufus (Rufo, figlio di Marco Plotio Silisone) forse il proprietario. L’impianto fu inglobato nel sistema difensivo altomedievale come altri manufatti del Viale Regina Margherita.

Ogni tanto poter accedere a quei brani residui di storia farebbe passare meglio il tempo ai tanti che fanno la fila per ore all’INPS.

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