Marisa Volpi [di Carlo A. Borghi]

Volpi foto con quadri

Marisa Volpi (Macerata 19 agosto 1928 – Roma 13 maggio 2015) storico e critico d’arte moderna e contemporanea, docente universitario, autrice di saggi, racconti e romanzi. È stata donna felicemente coniugata in Orlandini ma senza seguito di figli: una non madre, una no mom, una lunàdiga, come dicono i sardi con antica e agropastorale parola. Lei, una no-mama per dirla alla maniera americana con termine per un verso tanto espressionista quanto astratto come i suoi amati drippers e per un altro verso iperrealista o pop artista come i suoi amati Edward Hopper e Roy Lichtenstein.

L’arte americana della prima e della seconda metà del Novecento la conosceva alla perfezione, in tutte le sue pieghe. Quelle pieghe e quei risvolti andavano dal realismo all’iperrealismo, dall’action painting al minimalismo, dalla pop art alla nuova astrazione. I frequentatori dei suoi corsi universitari, a Cagliari e a Roma, godevano delle sue impareggiabili e tintinnanti lezioni. Marisa, soprattutto in veste di non madre, è stata filmata nella sua casa di Roma dalle autrici di Lunàdigas (Marilisa Piga e Nicoletta Nesler) quando aveva 85 anni. La composizione di questo suo ritratto filmato è attualmente in corso di lavorazione. Sarà la sua ultima epifania pubblica, in video, in voce e in tanti quadri appesi alle sue pareti.

Marisa Volpi diceva di se di non essere per niente provvista di senso o istinto materno. Della morte diceva: “Non so se si tratti di un assoluto o di una cosetta.” Marisa Lunàdiga Volpi per ricordarla con una pennellata pop o con un dripping di sardità. Conosceva la Sardegna, per aver assiduamente frequentato Cagliari in successivi anni accademici, durante il decennio dei Settanta. Anni di subbugli e movimenti, di manifestazioni, contestazioni e infinite occupazioni. Anni di lotta assidua di studenti gomito a gomito con operai e leghe dei disoccupati. Pane, lavoro e spazi culturali tutti da conquistare. Gli studenti di allora affollavano i corsi di Marisa Volpi ma anche quelli di Gillo Dorfles, Fausto Zevi, Mario Torelli, Corrado Maltese, Gigi Livio.

Succedeva nelle Facoltà di Lettere, Filosofia e Magistero, a Cagliari in località detta Sa Duchessa, ai piedi del Castello e a valle del gran carcere di Buoncammino, ora dismesso. Sa Duchessa un sito storico già frequentato in epoca neolitica e prenuragica, sorvegliato a vista panoptica dalle mille finestre del casermone edificato in anni palazzinari e classificato come Casa dello Studente. Grazie a quel manipolo di docenti, l’università cagliaritana si ritrovava al passo con i tempi, con i tempi della ricerca e con il tempo degli studenti in mobilitazione continua. Quando nel 1969-70 arrivò il suo Arte dopo il 1945 U.S.A. (Cappelli editore), si capì subito di quale pasta contemporanea era fatta quella bella donna.

A quel tempo Marisa Lunàdiga Volpi aveva appena compiuto i suoi primi quarant’anni, portati con cristallina eleganza. Sulla possibilità o necessità di figli ci aveva messo una pietra sopra, una pietra d’artista alla Joseph Beuys o alla Richard Long. Per restare in Sardegna, sarebbe potuta essere una pietra (perda) vulcanica ma altrettanto lunàdiga di Pinuccio Sciola. Marisa Volpi aveva dato il suo sostegno storico critico di studiosa delle nuove tendenze artistiche, per la selezione di opere e l’allestimento del Museo Civico d’Arte Contemporanea presso la Galleria Comunale d’Arte a Cagliari.

Il vero titolo di quella illuminata iniziativa era: Materiali per un centro pubblico di arte contemporanea. La collezione, promossa e curata da Ugo Ugo con Zeno Birolli, si componeva di opere acquisite tra il 1968 e il 1975, anno di apertura al pubblico della collezione. Fu una scossa forte nel panorama artistico cittadino, regionale e nazionale: il nuovo realismo – la pop art – il concettuale – l’arte cinetica – la nuova pittura – la nuova scultura – l’arte ambientale – il corpo. Un esperimento innovativo nella ideazione e costituzione di un museo aperto, attivo, progressivo, progressista e relazionato con il divenire sociale e culturale di una metamorfica contemporaneità.

Con Marisa Volpi avevano contribuito all’impresa antipassatista, Corrado Maltese, Gillo Dorfles, Vittorio Fagone e Aldo Passoni. Gli artisti avevano ceduto le loro opere a prezzo politico, quasi simbolico. Tra le tante firme d’autore: Adami – Agnetti – Aricò – Arroyo – Bonalumi – Boriani – Brundu – Carrega – Carrol – Castellani – Del Pezzo – Mari – Nespolo – Paolini – Pomodoro – Pozzati – Rotella – Staccioli – Tadini – Uncini. Tra le firme femminili: Bice Lazzari – Rosanna Rossi – Nanda Vigo – Bridget Riley – Lia Rondelli – Lia Drei.

Marisa Lunàdiga Volpi non ha lasciato figli dietro di sé, dietro la sua bella figura di madonna marchigiana che avrebbe potuto prendere posto in una pala di Lorenzo Lotto. Ha lasciato schiere di allievi anche a Cagliari e tutti la portano in memoria, ben dipinta, scolpita, fotografata, serigrafata o messa a nudo e ad arte dai suoi celibatori stessi, per rifarsi a Duchamp e al suo Grande Vetro. Ha lasciato dietro di sé una decina di romanzi, a cominciare dal mirabile Il maestro della betulla del 1986.

Per entrare nelle sue grazie storico artistiche e letterarie, bisognava aver letto tutta la saga dei Buddenbrook e aver visto tutti i film di Buñuel. Fatto questo, si poteva entrare in contatto con certi suoi amici pittori come D’Orazio e Scialoja o con Poeti Visivi come Nicini, Pignotti e Bentivoglio. Andando avanti, si riusciva a triangolare con Palma Bucarelli e Lea Vergine, la prima donna in tutto e per tutto lunàdiga, la seconda madre ma neanche troppo. Per lei Marisa un fiore Zazen: quando il fiore s’apre arriva la farfalla e quando arriva la farfalla il fiore s’apre.

Il resto lo sanno (e lo fanno) i Dioscuri, quelli dei suoi amati De Chirico e Böcklin. Lo sanno anche madre Demetra e sua figlia, la lunàdiga Kore. L’atto (comunque performativo) della morte risulta sempre troppo poca cosa per spegnere un contatto o una relazione.

2 Comments

  1. Franco Masala

    Bellissimo ritratto di una grande studiosa e di una vera signora che incrociai tanti e tanti anni fa durante il mio corso di specializzazione a Cagliari.

  2. rosanna rossi

    Mi piace , Cicci, quanto scrivi di Marisa,. Tutte le volte che ho avuto contatto con lei, ho imparato qualcosa. Una donna meravigliosa, che ho sempre ricordato con intensità, ringraziandola.

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