Riforma della scuola. Una legge, 25 mila parole [di Michele Ainis]

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Il Corriere della sera 26 giugno 2015. Che c’è in comune fra la Buona Scuola e l’Italicum, il Jobs act, la legge Delrio sulle Province e quella di Stabilità? Semplice: sono tutte figlie d’un maxiemendamento sul quale cade poi come una scure il voto di fiducia. E almeno in questo, Renzi non si distingue dai suoi predecessori. Hanno maxiemendato Prodi (cui si deve il record di 1.365 commi stipati in un solo articolo di legge), Berlusconi, Monti, Letta. Sempre aggiungendo al testo un’invocazione amorosa al Parlamento, che Renzi ha ripetuto 30 volte (in media ogni 12 giorni) durante il suo primo anno di governo. «Ti fidi di me, mi vuoi ancora bene? Dimmelo di nuovo, giurami fiducia».

È la legge non scritta della Seconda Repubblica: se vuoi incassare una riforma, devi violentarne la forma. Nel caso della scuola, questa maschera deforme comprende 209 commi, che s’allungano per 25 mila parole. Neppure Samuel Beckett, con le sue frasi che riempivano una pagina, avrebbe osato tanto. Si dirà: una legge non è un romanzo, dobbiamo misurarne la sostanza, non lo stile. Vero, ma fino a un certo punto. Intanto, sui contenuti la riforma è in chiaroscuro, altrimenti non avrebbe innescato una valanga di proteste. Restano elementi critici sull’offerta formativa, sui poteri del preside-sceriffo (decide lui chi assumere), sul finanziamento alle scuole private (vietato dalla Costituzione).

Dopo di che non mancano i progressi: maggiore autonomia, stabilizzazione dei precari, aiuti alle scuole disagiate, processi di valutazione dei dirigenti e dei docenti. Restano chiaroscuri anche sul maxiemendamento, rispetto al testo originario. Quanto al piano d’assunzioni, per esempio, è in chiaro il reclutamento degli idonei usciti dall’ultimo concorso, è in scuro il rinvio della pianta organica al 2016.

Niente di nuovo, succede con ogni maxiemendamento. Perché il suo primo effetto è di trasformare il Parlamento in organo consultivo del governo: quest’ultimo ascolta quanto hanno da dire gli onorevoli colleghi, leggiucchia le loro proposte di modifica, poi sceglie petalo da petalo, e li incarta in una rosa che ha per spina la fiducia. Sequestrando la libertà dei parlamentari, messi davanti a un prendere (la legge) o lasciare (la poltrona). Sommando su di sé il potere esecutivo e quello legislativo, specie se il testo contiene 9 deleghe al governo, come accade per la Buona Scuola. E sfidando infine il paradosso, la contorsione logica.

Il maxiemendamento, difatti, è un autoemendamento, quando interviene su un progetto confezionato dallo stesso Consiglio dei ministri. Mentre emenda, il governo fa ammenda. Ma l’ammenda non corregge i difetti originari: viceversa li moltiplica, giacché converte l’atto normativo in arzigogolo, che poi ciascuno interpreterà come gli pare, come gli fa più comodo.

Così, fra questi 209 commi che si succedono senza uno straccio di titolo per orientarne la lettura, fa capolino il comma 49, che introduce la lettera b-bis. Seguito a debita distanza dal comma 166, che a sua volta aggiunge il comma 2- octies . Mentre il comma 178 si divide in 9 lettere; la lettera b in 8 punti; il punto 3 in 4 sottopunti. Senza dire del comma 74, a proposito degli insegnanti di sostegno: un delirio di rinvii normativi, 23 numeri in 84 parole. Sarà per questo che l’Italia è fanalino di coda nella classifica che misura la qualità della legislazione, 63 gradini in giù rispetto alla Germania. Sarà per questo che l’indice Doing Business 2015 ci situa al 56º posto, dietro a tutte le principali economie. Con leggi così l’imprenditore, il lavoratore, e da domani pure lo studente, rimangono giocoforza ostaggio del burocrate. Il maxiemendamento è un campo di concentramento.

 

One Comment

  1. Michele

    Ha molto ragione Ainis:la forma della fiducia parlamentare per approvare la legge è troppo sbrigativa. E’ pur vero che la sfilza di emendamenti è chilometrica e spesso essi sono palesemente ostruttivi. Ecco, ciò che urta profondamente il cittadino che aspira ad avere in Italia una scuola migliore è il fatto che nelle varie emissioni televisive e nei telegiornali sia messa in risalto l’astrusità del maximono emendamento e si spieghi assai poco la sostanza della riforma e perché si è favore oppure contro la “buona scuola”. Tutto si svolge all’insegna di una ribalderia parlamentare che appaga i bassi istinti civici di chi vede nelle sedute parlamentari uno show che al posto di Grasso vorrebbe forse Crozza come presidente…Infine mi auguro che questa benedetta riforma del Senato arrivi finalmente. Avrebbe sicuramente l’effetto positivo di dimezzare i tempi di approvazione delle leggi , il governo avrebbe meno ragioni valide di porre la fiducia, il lavoro dei legislatori si farebbe più serio e meno plateale.

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