Uno spettro si aggira per l’Europa [di Franco Meloni]

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Non ho voglia di tornare al cimitero di Highgate. L’ultima volta faceva molto freddo e so già che il discorso non sarebbe facile. Karl è sempre stato molto pignolo. Dopo anni di dimenticanza, sembra provar piacere nel ripetere: – L’avevo previsto.- Cosa che non manca di irritare l’interlocutore. E non è mai il caso di far notare al Grande Vecchio che la più importante delle previsioni, cioè la sede della prima ribellione del proletariato, non è stata Londra, come diceva lui, ma Mosca, lontanissima nel tempo e nello spazio . Ma anche questo conferma la poca affidabilità delle ipotesi macroeconomiche.

Con me parlava solo per rispetto al mio conterraneo Antonio, anche se non riesce a sopportare in che modo il suo giornale sia finito. Uno spettro si aggira per l’Europa. Diceva, ma non immaginava che ora lo spettro avesse sembianze diverse dal vecchio e solido comunismo. I banchieri, e sia sempre deprecata la loro casta, comandano al posto dei politici. Le nazioni, non insiemi di popoli ma grette confraternite legate da egoismi comuni, fanno a gara per erigere barriere.

I Magiari, da sempre nomadi, costruiscono muri e rispolverano simpatie fasciste. I Polacchi considerano settanta anni di pace troppi per l’Europa, e ancora non si sono pentiti dei campi di sterminio. I Franchi, sempre più bisbetici, accampano memorie di splendori passati. E non ricordano le angherie e le sconfitte ad Algeri. I Greci, dopo eccessi da cicale non riescono a decidersi a cambiare veramente verso. Anche se quel motociclista è interessante.

L’antica alchimia a Praga non ha evitato la scissione del paese e la fronte del Golem segna la parola morte. I Britanni continuano a guardare verso i Coloniali oltre il Mare Oceano, che sembra segnare una distanza più breve della Manica. Non hanno ancora assorbito l’idea dell’unica guerra parsa, per loro fortuna, altrimenti ora marcerebbero col passo dell’oca. E i Teutoni, sempre in bilico tra le sanguinose cavalcate delle Walchirie e la dolcezza della Pastorale. Con Faustus sempre pronto a mercanteggiare l’anima, o quel che ne resta.

Poi resti dolenti di terre che Sarajevo ha bruciato due volte in un secolo. E gli Iberici, alla riconquista della democrazia perduta tra popoli che pretendono il rispetto della propria nazionalità. Troppi mulini per l’Europa. E in fine la timida Italia, barriera molle per il transito di nuove generazioni che, come ricorderebbe Karl, non hanno da perdere se non le catene di infinite schiavitù. No, cerco di evitare l’incontro che mi metterebbe a disagio.

#StaiserenoMarx, e, per piacere, non usate l’Inno alla Gioia per parlare di Europa.

*Fisico e Narratore

 

2 Comments

  1. Graziano

    Sempre un piacere e stimolante leggerla.

  2. Maria

    Tutti quanti i popoli con la memoria corta: Visto che la storia non basta , che gli storici non servono, non serve l’informazione, faccio appello agli scienziati che inventino un farmaco, un mezzo per ricordare.
    La cosa è tragica !

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