Non si uccide così anche un intero popolo? [di Silvano Tagliagambe]

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Chi avesse trovato eccessivo e bizzarro l’accostamento da me fatto, su queste stesse colonne a commento del referendum greco, tra lo stato di “inibizione transmarginale”, al quale Pavlov sottoponeva i suoi cani, e il trattamento riservato al popolo ellenico dalla Germania e dai governi del nord-Europa può trarre qualche motivo di riflessione dalla denuncia arrivata ieri dall’autorevole Guardian.

Il premier Tsipras, sostiene il quotidiano britannico citando un’anonima fonte diplomatica europea, è stato sottoposto a un «massiccio waterboarding mentale» durante il suo incontro riservato con Angela Merkel, François Hollande e Donald Tusk. Il waterboarding è una forma di tortura usata dalla Cia per i suoi interrogatori. Ai prigionieri, immobilizzati in modo da avere i piedi più in alto della testa, viene gettata acqua in faccia e la sensazione per le vittime è quella di essere a un passo dalla morte per annegamento.

Il tipo di tortura nell’accostamento proposto da me e in quello a cui fa ricorso il Guardian è diverso, ma il risultato che ci si propone di ottenere è comunque lo stesso: sottoporre la popolazione greca, scrivevo, a “un sovraccarico di stress, con il condimento, anche in questo caso, di forti stati emotivi di rabbia per il passato e di paura per il proprio presente e futuro. Non è quindi irragionevole supporre che si intendesse raggiungere il medesimo stato di inibizione trasmarginale a cui Pavlov aveva portato i suoi cani, sottoponendo un intero popolo a un processo di disapprendimento delle proprie abitudini consolidate, dei suoi stili di pensiero e delle sue forme di vita, in modo da consentire di poterlo riaddestrare da capo, educandolo al rispetto dei codici e delle regole della concezione speculativa dell’economia, insofferente verso tutto quanto ostacoli la libera affermazione e il dominio delle élites”.

Viene in mente il profetico film del 1969 di Sydney Pollack, dal titolo Non si uccidono così anche i cavalli?, nel quale veniva proposta una maratona di danza che può essere considerata un’altra allegoria di questa penosa vicenda: durante la grande crisi del Trenta, un gruppo di disperati cerca di guadagnare qualche soldo partecipando a questa gara che, sotto un’apparenza festosa, è in realtà massacrante. Una ragazza si rende conto della crudeltà del tutto e chiede al suo partner di spararle, come si fa a un cavallo con la zampa spezzata.

La giacca che, come riferiscono tutte le agenzie di stampa, nel momento più duro e drammatico della maratona negoziale Tsipras si è sfilata, per porgerla agli esponenti degli altro governi europei affermando “Prendente anche questa!”, può essere considerata il tragico simbolo di quella zampa spezzata.

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