In memoria di padre Umberto Zucca [di Franco Masala e Maria Antonietta Mongiu]

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Martedì 14 luglio 2015 la Provincia dei Frati Minori Conventuali di Sardegna ha comunicato la scomparsa nel convento dell’Annunziata di Cagliari di padre Umberto Zucca. La sua vita, trascorsa dal 1952 nell’Ordine di Francesco d’Assisi, è stata dedicata alla predicazione, allo studio, alla formazione. Archivista e bibliotecario valentissimo, intellettuale e raffinato studioso, di solida formazione teologica e scientifica, avvenuta tra Assisi e Roma, è stato fondatore e animatore della Rivista Biblioteca Francescana Sarda che ha avuto un ruolo decisivo negli studi sulla presenza francescana in Sardegna. Ovunque il ruolo lo portasse la sua competenza è stata un tramite perché la cultura agisse per la promozione dell’uomo.

La profonda scienza è stata anche messa a disposizione, come vice-postulatore, nella causa di beatificazione di padre Francesco Zirano, avvenuta a Sassari il 12 ottobre 2014. Chiunque lo abbia avuto in familiariatà ha avuto modo di conoscerne la disponibilità e l’atteggiamento compassionevole. Abbiamo sperimentato la strenua difesa del paesaggio, della terra, del luoghi francescani, ben prima della Convenzione Europea del Paesaggio, del Codice dei Beni Culturali, dell’Enciclica di papa Francesco. Ecco perché padre Umberto è stato esemplare specie nella difesa di un luogo che fino alla fine è stato nel suo generoso cuore: san Francesco di Stampace a Cagliari tra il Corso Vittorio e le vie Angioy e Mameli.

E’ noto che la chiesa è scomparsa dopo il rovinoso crollo e l’incendio del 1871-75. Sussistono però, frammisti a negozi, locali e case d’abitazione, i resti cospicui del convento, visibili soprattutto attraverso il lungo squarcio sulla via Mameli. Privatizzati nel tardo Ottocento dopo la soppressione del convento, operata dal neonato Regno d’Italia, hanno subito nei decenni l’oltraggio di usi impropri – da tipografia a magazzino di abbigliamento a sede del Partito Sardo d’Azione – ma soprattutto la manipolazione recente nei locali che si affacciano nel Corso Vittorio, autorizzata da chi avrebbe dovuto salvaguardarli per mandato costituzionale. Erano e sono tutti sostanzialmente recuperabili nelle belle forme tardogotiche sovrapposte a tracce ancora più antiche riconoscibili nei muri e nelle superfici di strato del chiostro.

Nel 1985 i Francescani grazie anche a padre Umbeto diedero vita al Comitato S. Francesco di Stampace con la finalità di “tutelare le reliquie architettoniche del Monumento allo scopo di favorire la rinascita di un Centro di cultura con Museo delle opere d’arte già della Chiesa, e di Spiritualità con la presenza dei Frati Minori Conventuali là ove, per sei secoli, ha operato la comunità francescana di Cagliari”.

Oltre a studiosi e comuni cittadini ne facevano parte Giovanni Lilliu, Giancarlo Sorgia, Antonio Romagnino, Paolo De Magistris, Fernando Clemente.

Come disse Francesco Cocco, allora assessore regionale alla Pubblica Istruzione e ai Beni Culturali, “… a me parrebbe opportuno che questa crescita di spirito francescano, questa cultura francescana – che è cultura di pace e di dialogo – debba avere un luogo che sia occasione d’incontro, di approfondimento, di crescita. Un luogo che consenta di sviluppare ed approfondire la cultura della pace, la cultura del dialogo”.

Nel 2008 la Regione Sardegna stava per acquisire da un privato il chiostro e le sue pertinenze per realizzare finalmente quel progetto. Finita la XIII Legislatura quel percorso virtuoso fu interrotto ed un altro privato lo ha acquistato senza che ci sia stata nessuna richiesta di prelazione da parte di soggetti pubblici – Stato, Regione, Comune – come la legge ed il buon senso avrebbero richiesto.

Padre Umberto non c’è più. Molti di quei patriottici tutori delle memorie storiche e culturali della città sono venuti a mancare. Perché non ripartire da quel Comitato e chiederre che gli attuali lavori in corso – di cui non è dato sapere niente per l’inaccessibilità ai lavori in corso – facciano diventare realtà la proposta di padre Umberto, di Giovanni Lilliu, di Antonio Romagnino e di tutti noi?

Se ci fosse la volontà di un vera tutela del patrimonio culturale della città e della Sardegna la Regione sarebbe sempre in tempo ad interrompere quanto sta accadendo, ad acquisire lo spazio, ad attuare un restauro esclusivamente manuntetivo e, finalmente, a riportare i bellissimi Retabli nel luogo che è stata loro casa fino a metà dell’Ottocento. Altre soluzioni, più o meno stravaganti e pasticciate, sono del tutto irrispettose dei luoghi e delle norme.

2 Comments

  1. Maria Luisa Vargiu

    “… attuali lavori in corso, di cui non è dato sapere niente per l’ inaccessibilità ai lavori in corso… ”
    Mistero strano.
    Ed ora il fortunato proprietario si farà intervistare sui lavori e volentieri chiarirà.
    E si farà apprezzare come moderno Mecenate anche per generosità ?
    E Cagliari, i suoi cittadini più sensibili lo aiuteranno, lo ricorderanno con riconoscenza non solo nel luogo ?
    Difficile di questi tempi, sempre più aridi e miseri.
    E non impossibile.
    E’ la bellezza anche chiarezza.
    Ed i lavori nel mistero strano continuano…

  2. Roberta Vanali

    Voci di corridoio informano che si lavora per istituire una grande galleria d’arte moderna e contemporanea

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