La destinazione dell’ex Artiglieria e dell’ex Mulino Gallisai sono centrali per Nuoro [di Renato Brotzu]

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Il dibattito intorno alla destinazione della ex Artiglieria e dell’ ex mulino Gallisai mi inducono ad intervenire con una riflessione. Il sindaco Andrea Soddu, dando un segnale forte di discontinuità, sia in campagna elettorale e dopo la sua netta affermazione, ha deciso una personale rivoluzione, proponendo modifiche urbanistiche sostanziali, intervenendo su scelte già prese da precedenti Amministrazioni e che parevano consolidate.

L’indirizzo che la nuova Giunta intende dare è di quelli dirompenti e destinato a sconvolgere anche il PUC da poco approvato, con conseguenze che prevedibilmente saranno, se attuate, pesanti anche sul piano sociale. Come i cittadini sanno, l’area dell’ex artiglieria è stata oggetto per lunghi anni di trattativa tra l’Esercito e il Comune formalizzata con un protocollo d’intesa che ha previsto in cambio della cessione dell’area in oggetto, la costruzione da parte dell’Amministrazione comunale di una mega caserma a Pratosardo.

La sofferta trattativa ha comportato la destinazione d’ingenti fondi, peraltro vincolati specificatamente alla realizzazione del Campus universitario. In alternativa al campus il nuovo sindaco propone di destinare ben 6,5 ettari a parco pubblico con l’utilizzo delle numerose strutture esistenti per un non meglio definito Centro della creatività.

Dal 2000 al 2005 con la giunta Zidda, sono stato assessore all’Urbanistica e all’Ambiente e per creare ed estendere il dibattito sul PUC – allora ancora in discussione – organizzammo con le Università di Cagliari, di Tor Vergata di Roma, di Architettura di Lione, di Nuoro, due Laboratori di Progettazione ( 2002 e 2004) con workshop, conferenze aperte al pubblico e concorsi d’idee che hanno visto protagonisti docenti , giovani laureati e laureandi. I laboratori si svolsero simbolicamente proprio nell’ex artiglieria.

Fra i temi scelti: centro storico, aree periferiche, si discusse anche del Campus nell’ ex artiglieria mettendo quest’area in relazione con il resto della città, individuandola come il centro della città moderna concetto peraltro recepito dal PUC. Personalmente penso che la nuova destinazione che s’ipotizza, oltre che sottrarre alla città uno spazio a quello destinato, pone una contraddizione in termini di utilizzo perché un parco pubblico dentro un’area così ampia non è incompatibile con il campus universitario e le due destinazioni possono assolutamente coesistere, mettendo peraltro in virtuosa relazione gli spazi e le strutture destinate allo studio con gli spazi esterni attigui agli edifici da destinare a parco pubblico a beneficio della cittadinanza.

L’altra scelta, che a mio parere appare discutibile e problematica, è il cambio di destinazione del ex mulino Gallisai che peraltro non è di proprietà dell’Amministrazione Comunale ma bensì della Regione Sardegna che ha acquistato l’immobile per destinarlo su suggerimento del Comune di Nuoro a Museo dell’Identità. Un progetto ambizioso e bellissimo: luogo di memoria, di laboratori, di formazione e coerente urbanisticamente con i percorsi museali del centro storico che gravitano intorno a quell’area.

Un Museo che porterebbe occupazione per figure specifiche legate all’attività museale, a laboratori della creatività, alla formazione, al turismo e che garantirebbe un alto numero di visitatori, creando indotto e conseguente occupazione indiretta. Questa idea di Museo nacque all’interno di un progetto regionale più vasto che indicò alcune iniziative strategiche nelle città di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano. Per Nuoro fu individuato proprio il Museo dell’Identità come sito importante di crescita e come attrattore culturale con importanti ricadute economiche. Un progetto di largo respiro, di portata quantomeno regionale.

Anche questo immobile ha fondi vincolati per questo esclusivo utilizzo e lavori già affidati con una progettazione integrata. Una diversa destinazione comporterebbe la perdita dei finanziamenti e modifiche sostanziali al PUC perché concentrerebbe flussi antropici, indirizzando in questa parte della città, destinata perlopiù alla pedonalità, un traffico veicolare devastante e che richiederebbe spazi di sosta oggi inesistenti. Richiederebbe inoltre una riprogettazione urbanistica di tutta l’area, proprio nel cuore del centro storico, con effetti negativi sul paesaggio urbano e creando inoltre criticità per la vicinanza di luoghi identitari come la chiesa della Solitudine, le varie chiese del centro storico, Museo Grazia Deledda, Museo della Ceramica, Monte Ortobene.

I due luoghi così strategici per il futuro della città suggeriscono una maggiore prudenza, ragionamenti più raffinati e di portata extra-comunale che vanno valutati tenendo conto delle importanti implicazioni positive che i progetti originari possono avere nella promozione di un intero territorio. Il dibattito su queste due aree non può essere confinato aridamente a scelte e contrapposizioni politiche relative al solo ambito cittadino. Sarebbe un grave e miope errore, racchiuderlo in una visione così poco lungimirante, penalizzando non una città ma un’intera regione.

*Assessore all’Urbanistica e all’Ambiente dal 2000 al 2005

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