A proposito di aree metropolitane [di Antonietta Mazzette]

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In merito alla querelle se in Sardegna debbano esserci una o più città metropolitane che da mesi sta “appassionando” la politica sarda, mi soffermo sulle argomentazioni che l’assessore Erriu ha utilizzato per respingere le ipotesi di modifica del progetto regionale di riforma degli enti locali avanzate in particolare (ma non solo) da Sassari e da altri comuni del Nord-Sardegna. L’assessore spiega che la città metropolitana di Cagliari risponde alle “esigenze di governo delle complessità dell’unico polo urbano di un territorio caratterizzato da elevata densità abitativa”. Ma Cagliari è per davvero l’unico polo urbano della Sardegna significativo per la sua densità abitativa e dunque complesso? Parto dai dati Istat per verificare quanto sopra riportato.

In Sardegna neppure 30 comuni hanno una popolazione superiore a 10.000 abitanti e, come è noto, solo due superano 100.000 abitanti: Cagliari con poco più di 140.000 abitanti e Sassari con circa 130.000 mila. Da questi numeri, come si può capire, si evince che Cagliari è appena più grande di Sassari. Esigua grandezza che ritroviamo quando prendiamo in considerazione le aree vaste del Sud e del Nord: circa 420.000 abitanti per l’area di Cagliari; poco più di 320.000 per l’area di Sassari. Ebbene, in entrambi i casi, si tratterebbe di numeri che altrove sarebbero considerati quasi irrilevanti persino per una circoscrizione. Penso ad esempio a Roma. Detto ciò, i residenti non possono essere l’unico indicatore per stabilire se un polo urbano sia significativo o no.

Un altro indicatore che aiuta, invece, a stabilire l’importanza (e la complessità) di un polo urbano è la presenza dei servizi e strutture per così dire “rari” nei diversi settori, dalla sanità all’alta formazione, dai sistemi portuali agli aeroporti, dai sistemi bancari a quelli produttivi, dai luoghi di produzione culturale (ad esempio i teatri) a quelli del consumo e dello svago, e così via. Questi diversi tipi di servizi e attività sono presenti tanto nell’area di Cagliari quanto in quella di Sassari. Va anche detto che queste attività e servizi che prima erano interni ai confini amministrativi della città, ora sono dislocati in territori più estesi, esterni alla cosiddetta città compatta e situati lungo le arterie di collegamento urbano e costiero, oltre che vicino ai sistemi di collegamento con la Penisola e con le altre nazioni (aeroporti e porti).

Queste presenze ci conducono ad un altro indicatore che è quello della mobilità e dei flussi di popolazioni che, pur risiedendo al di fuori degli insediamenti urbani sopra citati, vi si recano per accedere ai diversi servizi e attività. Ovvero, queste popolazioni con la loro mobilità esprimono una domanda di città, domanda naturalmente differenziata a seconda delle singole capacità individuali. In altre parole, i residenti sono solo una delle popolazioni che gravitano sulle città. Talvolta non è neppure quella che prevale in termini di influenza e di peso sociale ed economico, oltre che di incidenza sulla stessa forma urbana.

Si pensi, ad esempio, a quanto i consumatori e i turisti siano diventati determinanti nelle trasformazioni dei luoghi urbani (e territori), in termini di scelte amministrative, investimenti e politiche urbanistiche, Si tratta dei cosiddetti city users che gli studiosi di città – da Guido Martinotti in poi -, considerano una delle popolazioni urbane più importanti non soltanto perché il loro numero è in crescita, ma anche perché sono a tutti gli effetti soggetti che esercitano in diversi modi il loro diritto di cittadinanza, pur non essendo inclusi nelle liste anagrafiche dei comuni da cui sono accolti temporaneamente.

Da questi brevi cenni si può rilevare che oggi un polo urbano è complesso e significativo se esercita una capacità di attrazione ed è luogo di densità sociale nel senso relazionale. La densità abitativa è importante ma, da quasi quarant’anni a questa parte, è studiato come uno degli elementi della complessità. Insomma, tanto Cagliari quanto Sassari, intesi come sistemi urbani, sono veri e propri poli urbani storicamente significativi e complessi. Ciò significa che sono uguali? Naturalmente no. Anzi, hanno caratteristiche molto diverse tra loro.

Il polo di Cagliari è un’area compatta anche dal punto di vista della rappresentazione spaziale e territorialmente non esteso, a differenza del polo urbano di Sassari. E ancora, Cagliari ha già fagocitato le diverse individualità comunali circostanti, mentre Sassari si colloca in un rapporto equilibrato anzitutto con Alghero e Porto Torres, ma persino con i paesi che non sono distanti dalla città.

Questi paesi non hanno subito il processo di spopolamento come è avvenuto altrove sia perché molti sassaresi hanno deciso di spostare la loro residenza in questi piccoli comuni – per lo più per esigenze abitative -, sia perché gli abitanti di questi paesi non hanno avuto bisogno di trasferirsi in città perché comunque la breve distanza assicura loro un accesso agevole alle qualità urbane. Infine, Cagliari non ha territorio agricolo, mentre Sassari, nonostante le devastazioni e i fenomeni di dispersione urbana, continua ad essere uno dei comuni agricoli più grandi d’Italia.

Specificamente il polo urbano che ha come centro gravitazionale Sassari, Alghero e Porto Torres, si inserisce nel contesto regionale come un unico e articolato sistema urbano, al cui interno vi sono gli elementi di fragilità del sistema territoriale regionale, ma anche gli elementi di forza specifici di un polo urbano, quali la capacità di attrazione e la forte mobilità dei beni e delle persone.

In tempi ormai lontani (1995) avevo definito questo sistema un’esperienza di tipo metropolitano, intendendo con il termine metropolitano non il significato normativamente riconosciuto dalla legge 142/1990, ma l‘insieme di competenze distribuite nell’area: funzioni amministrative il cui carattere è sovracomunale; servizi high-tech e della grande distribuzione; servizi nei settori della sanità, della formazione professionale e della ricerca scientifica; snodi di collegamento primari, quali il porto e l’aeroporto.

In virtù di tali competenze, attorno a questo sistema gravitano anche le popolazioni dei comuni (di piccole dimensioni) dell’area nord-occidentale della Sardegna; mobilità che si aggiunge e si interseca con quella creata dal forte flusso turistico, dovuto all’unicità ambientale della gran parte dei suoi territori oltre che alla presenza di città turistiche di lunga durata come Alghero e Castelsardo.

Se questa rapida ricognizione ha un fondamento, possiamo sostenere che il polo urbano di Sassari sia meno complesso da governare di quello di Cagliari? Ho l’impressione che Sassari, più di Cagliari, abbia invece bisogno di uno strumento di governo di area vasta, proprio per l’estensione dei suoi territori, per la distribuzione su diversi livelli comunali dei servizi rari, per le caratteristiche morfologiche di quest’area, oltre che per il flusso di diverse popolazioni, non ultima quella turistica.

Rispetto alla querelle di cui dicevo prima, ho invece l’impressione che l’individuazione di un unico polo significativo risponda ad altre logiche (ad esempio concentrare risorse finanziarie) che poco hanno a che fare con la realtà delle cose e con la necessità di garantire strumenti di governo consoni alle esigenze di una regione articolata e a diversi livelli complessa.

One Comment

  1. La conclusione del ragionamento ( “… Sassari, più di Cagliari, ha bisogno di uno strumento di governo di area vasta”) è davvero riduttiva e induce all’immobilismo. E’ vero che il territorio, tutto il territorio sardo, ha bisogno degli enti intermedi per un governo efficiente e sicuramente è stato un grave errore l’abolizione delle province, che invece dovevano essere solo ridefinite e riformate. Non sembra che la riforma in discussione affronti adeguatamente questa problematica., ma di questo si sta discutendo in Consiglio regionale. Per quanto riguarda Cagliari siamo all’emergenza. Cagliari ha sicuramente bisogno da molto tempo di uno strumento di governo dell’area vasta (e compatta), individuato nella “città metropolitana”, altrimenti la dinamica delle cose renderà ingovernabile il territorio con l’acuirsi di drammatici problemi. Solo un’Autorità metropolitana potrà decidere un piano di equilibrato sviluppo urbanistico che non uccida le diversità dei luoghi (come purtroppo sta accadendo), un piano trasporti, un piano abitativo, un piano rifiuti…. Insomma, lo ripeto, per Cagliari la città metropolitana non è solo un’opportunità ma una necessità non procrastinabile. Si tratta di farla bene e subito, utilizzando con intelligenza gli strumenti normativi fortunatamente esistenti.

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