Lettera al Presidende della Regione su San Francesco di Stampace [di Maria Antonietta Mongiu]

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Pubblichiamo integralmente la Lettera che la Presidentessa del FAI Sardegna ha scritto nei giorni scorsi al Presidente della Regione Francesco Pigliaru per scongiurare lo stravolgimento del monumento e procedere al suo acquisto (NdR).

Alla cortese attenzione del Presidente della Regione Autonoma della Sardegna
Professor Francesco Pigliaru
Egregio Presidente,
come già affermato nella Nota del 28 agosto u.s. il Fondo Ambiente Italiano, fedele al motto “Per il paesaggio, l’arte e la natura. Per sempre, per tutti”, è impegnato anche in Sardegna a creare nell’opinione pubblica un forte e deciso sentimento di protezione dell’immenso patrimonio culturale ed ambientale, fondamento della tenuta democraticadella comunità, secondo l’art. 9 della Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Articolo recepito dal DL 22/01/2004, n. 42 e ss. mi. (“Codice dei beni culturali e del paesaggio”) che, accogliendo anche la Convenzione Europea del Paesaggio del 2000, regola il Piano Paesaggistico Regionale della Sardegna varato nel 2006 che attende di essere completato.

Il FAI in Sardegna, con eventi e momenti di studio, è in prima linea nella difesa di quel suolo e di quella storia i quali del paesaggio sono madre e alimento e, sempre più, vittime di aggressioni figlie della speculazione, spesso impropriamente definita “verde” o “ecosostenibile”, che pare non si riesca ad arginare.

Come nella Nota del 28 agosto, Le sottopongo nuovamente all’attenzione la situazione del Chiostro di San Francesco di Stampace, testimonianza pregiata del patrimonio archeologico, architettonico, artistico della Sardegna. Si tratta di una parte del Chiostro della Chiesa gotica che si affaccia sulla Via Mameli, con accesso anche dal Corso Vittorio Emanuele su cui si sviluppava la Chiesa che crollò nel 1875, come documentano un sopralluogo di Gaetano Cima e di Giovanni Spano, i quali si spesero affinché le parti residue non fossero demolite, e il senatore Giovanni Siotto Pintor che, in precedenza, ne aveva auspicato, presso il Ministro, il restauro. Del medievale Complesso, nell’isolato tra le Vie Angioy, Mameli, Sassari e il Corso Vittorio, sussistono parti cospicue, frammiste a negozi, locali, case d’abitazione. Privatizzate dopo la dismissione, hanno subito nei decenni l’oltraggio di usi impropri – tipografia, magazzino di abbigliamento, caserma, sede di partiti – che non hanno alterato l’iconografia e la morfologia, cosa accaduta con le recentissime manipolazioni nelle porzioni prospicienti il Corso, autorizzate dagli Uffici locali del MIBACT negli anni 90.

Le porzioni sopravvissute nelle forme tardogotiche sono sovrapposte a tracce più antiche riconoscibili negli elevati e nelle superfici di strato del Chiostro, indagati a metà degli anni ’90 del secolo scorso. Le indagini su tecniche edilizie, elementi costruttivi, materiali lapidei hanno restituito stratificazioni dall’evo antico alla fase contemporanea e arricchiscono la conoscenza testimoniata da una considerevole bibliografia. Le stratificazioni in elevato abbisognavano esclusivamente di un restauro conservativo per restituire alla fruizione un raro caso di “archeologia degli elevati” referente di parte delle fasi storiche succedutesi nella città che le manomissioni, con discutibili “valorizzazioni”, hanno cancellato nelle altre porzioni

Le continue manipolazioni sul monumento furono alla base dell’azione del “Comitato per la salvaguardia di San Francesco di Stampace”, fondato nel 1985 da diverse personalità tra cui l’allora Assessore alla Cultura della RAS e i Soprintendenti degli Uffici del MIBACT, l’architetto Francesca Segni Pulvirenti, il prof. Ferruccio Barreca, la dott.ssa Gabriella Olla Repetto, i vertici della Provincia Francescana tra cui Padre Marco Ardu, gli illustri accademici Giovanni Lilliu e Fernando Clemente. L’obiettivo del Comitato era la restituzione alla comunità delle parti sopravvissute delComplesso francescano.

Il Chiostro è attualmente oggetto di lavori di trasformazione – con aumento di cubature come esito della ricostruzione da realizzare su parti che sono nella situazione attuale da 140 anni – che, alla luce dell’importanza del sito e degli strumenti paesaggistici e urbanistici vigenti, creano inquietudine nella pubblica opinione e pongono interrogativi sui procedimenti autorizzativi che precedono e prescindono dall’attivazione del Piano Particolareggiato del Centro Storico, dall’adeguamento del PUC al PPR e dalle norme urbanistiche.

Il FAI ha sollecitato sul merito, in data 6 agosto u.s., il Sindaco di Cagliari che ha così risposto “”Per quanto attiene,invece, il Chiostro di San Francesco risulta che è stato attualmente avviato un progetto di valorizzazione e restauro da parte di un privato che ha condiviso con tutti gli Enti incaricati di vigilanza e controllo ogni necessaria interlocuzione sul progetto, avendo ottenuto tutte le autorizzazioni di legge.” Sì fatta risposta non pare adeguata a rispondere alle preoccupazioni relative la vicenda di un monumento-principe del Medioevo sardo.

Stupiscono non diversamente le dichiarazioni rilasciate contestualmente alla stampa e successivamente alla Nota richiamata in esordio, da due assessori della Sua giunta che il Chiostro di San Francesco non è di competenza della RAS. Il profilo delle deleghe e delle funzioni regionali avrebbero richiesto ben altre considerazioni per il fatto che con DR 23/14 del 16/04/2008 “Chiesa e Chiostro di San Francesco di Stampace” sono inseriti nel “Repertorio del Paesaggio dei Beni Paesaggistici e Identitari “ per altro come bene vincolato e perché il monumento in un passato recente era sul punto di diventare di proprietà regionale.

Ancora una volta infatti, come già nella Nota del 28 agosto ripetutamente citata, il FAI richiama la Sua attenzione sul fatto che prima dell’ultimo passaggio di proprietà tra privati si era attivata nel 2008, durante la XIII Legislatura, tra la Regione Autonoma della Sardegna e l’allora proprietario, un’interlocuzione per l’acquisizione da parte della Regione della porzione del Chiostro in questione secondo quanto regola l’istituto della prelazione da parte di un soggetto pubblico per un monumento vincolato in vendita. L’intendimento era lo stesso del “Comitato per la salvaguardia di San Francesco di Stampace” ovvero recuperare con un restauro conservativo il Chiostro e risanare l’intorno e soprattutto le facciata degli appartamenti realizzati negli spazi della chiesa che attendono un piano di recupero da realizzarsi adeguatamente con un pubblico intervento.

La trattativa proseguita nella XIV Legislatura, come la stampa riportò, si è interrotta sorprendentemente con rinuncia da parte della Regione alla prelazione d’acquisto e alla riacquisizione al pubblico, da decenni auspicata, di un Complesso unico che, si ribadisce, necessita non di essere “valorizzato” quanto conservato e destinato al più ad ospitare i Retabli oggi esposti nella Pinacoteca Nazionale provenienti proprio dalla Chiesa di San Francesco di Stampace.

Sono fiduciosa che Lei vorrà occuparsi prontamente della situazione di un manufatto di tale valore e che intraprenderà interlocuzioni per l’acquisizione con l’attuale proprietario che ha dichiarato alla stampa di essere favorevole a tale soluzione. La Regione può persino optare per uno scambio di immobili avendo nella sua disponibilità edifici destinati alla dismissione. Tale percorso è stato già praticato dalla Regione sempre a Cagliari e sempre per salvare rilevanti testimonianze storiche.

Il Fondo Ambiente Italiano della Sardegna auspica vivamente che si esperisca tale soluzione ed è disponibile a dare un fecondo contributo per la risoluzione di una vicenda che preoccupa quanti hanno a cuore il succitato dettato dell’art. 9 della Costituzione ed il bene comune.

Confidando che Lei vorrà intervenire nell’immediato, colgo l’occasione per porgerLe i miei più cordiali saluti.
Maria Antonietta Mongiu
Presidente Regionale FAI Sardegna

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