Il bosco, un bene comune da tutelare [di Giuseppe Pulina]

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Ormai è diventata una moda: sparare a zero contro il governo a ceduo dei boschi, pratica millenaria esercitata dalle popolazioni sarde per il legnatico. Moda che purtroppo, passata nel web attraverso sedicenti testate giornalistiche o siti ad ottusa ideologia ambientalista, è approdata sulle colonne di più o meno autorevoli giornali nazionali.

I quali, lungi dal praticare il buon giornalismo che impone di verificare i fatti possibilmente in prima persona, rimbalzano le panzane salottiere del web per creare un terrorismo mediatico intorno a una, ripeto, pratica millenaria che attualmente interessa 20 milioni di ettari di foreste in Europa di cui 3,5 milioni in Italia (150 mila nella sola Sardegna).

Questi allarmisti di professione utilizzano ad arte termini quali “disboscare” e “radere al suolo una foresta” per far credere ai loro (sfortunati) lettori che una pratica silvicolturale insegnata in tutti i corsi di laurea in scienze forestali e finalizzata alla gestione e alla valorizzazione dei boschi, sia in realtà un’opera di devastazione della natura. Per di più condotta, secondo alcuni candidi incompetenti, con l’ausilio di “seghe elettriche” (che gli operai porterebbero a spalla in montagna!!).

Questa è la vulgata che sta montando in relazione ai piani di governo a ceduo, basati sugli studi dei massimi esperti nazionali in selvicoltura, della foresta del Marganai e di quella di Is Cannoneris gestite da Ente Foreste, nelle quali è prevista un’attività di prelievo di poche decine di ettari l’anno, sotto stretto controllo dei tecnici forestali e ampiamente pianificata, a fronte dei circa 4.000 ettari di tagli annuali che avvengono, sempre in Sardegna, nei boschi dei comuni e dei privati.

Cosa è in realtà il governo a ceduo? Utilizzo le parola del prof. Pietro Piussi, padre nobile della selvicoltura nazionale. <<Il taglio del ceduo non comporta “la scomparsa degli alberi”, o la “perdita della foresta”. Molte specie arboree ed arbustive si propagano per via sessuata (seme) e vegetativa (gemme), le due modalità con cui le piante occupano lo spazio disponibile. Il seme si sposta più o meno lontano dalle piante che lo hanno prodotto e produrrà nuove piante e le gemme che compaiono alla base delle ceppaie.

Le due modalità hanno origine da caratteri che sono propri della biologia e dell’ecologia dei vegetali legnosi e sono alla base delle due forme di governo dei boschi: ceduo e fustaia. In seguito alla ceduazione, che consiste nel taglio dei polloni, nel giro di settimane o qualche mese si ha la comparsa di nuovi polloni dalla ceppaia che crescono rapidamente avendo a disposizione un vasto apparato radicale e forti scorte di nutrienti nella ceppaia. Nel giro di 3-5 anni il terreno è di nuovo coperto. Dubito che un ceduo dominato da leccio a 60 anni di età (come quelli di Marganai e Is Cannoneris) e non “secolare” ritorni alle “condizioni originarie”.>>

L’Ente Foreste della Sardegna gestisce 220 mila ettari di boschi da oltre mezzo secolo, aumentandone la superficie, proteggendoli dagli incendi e dalle devastazioni , curandoli e rendendoli fruibili a tutti. Ha intenzione di continuare a farlo, difendendoli anche dalle aggressioni dei seminatori di ignoranza.

* Commissario straordinario di Ente Foreste

4 Comments

  1. Francesco Murgia

    Caro dottor Pulina, tutto bello e tutto vero e condiviso, almeno dal sottoscritto, con una piccola correzione: l’ Ente Foreste della Sardegna , ente strumentale dei giochi politici della nostra vessata isola è stato creato ad uso e consumo della attuale casta solo nell’anno 2000 ed il commissariamento che le è stato affidato è una ulteriore dimostrazione della poca affidabilità di un Ente non governato da tecnici ma da teste di legno della politica. Credo e spero che la ripresa del governo a ceduo dei boschi pubblici sia il segno del ritorno, non solo con lei, dei tecnici nelle stanze dei bottoni di questo Ente e di molti altri.
    Se potessi esprimere una opinione, direi che il motivo del contendere alla fine si rivelerà non se tagliare o no , ma su chi potrà decidere, concedere, appaltare, (lucrare) su questa svolta gestionale, ed alla fine si scoprirà che questa guerra è nata non da scontri di nobili sentimenti ma da vili giochi di pecunia…

  2. Andrea Fenu

    IL DEMANIO NON E’ PIU’ UNA RISORSA

    Le terre demaniali del Goceano non sono più una risorsa. Lo sono state nel passato. Sino a quando l’Azienda Foreste Demaniali non è diventata Ente Foreste della Sardegna. E, nella gestione di un vasto patrimonio pubblico, i Consigli di Amministrazione di nomina politica hanno prevalso su funzionari di carriera, di elevata cultura ed esperienza idraulico-forestale, maturata all’interno della istituzione forestale. Lentamente si è spenta l’azione propulsiva di una schiera di funzionari motivati e con profonda conoscenza del territorio e si è interrotto il rapporto di collaborazione con le rappresentanze degli Enti locali, in cui ricadono i perimetri demaniali. Da oltre dieci anni i programmi di intervento sono scomparsi. L’attività si è ridotta a semplice gestione dell’esistente. Non condivisa né apprezzata dalle comunità locali. Non solo per la continua e costante riduzione del numero degli operai. Soprattutto per l’assenza pluriennale di programmazione degli interventi. Impianti sportivi e di relax, avviati e non portati a termine, mostrano i segni dell’abbandono e della rinunzia. Un patrimonio di migliaia di ettari di bosco che si consuma in una gestione poco interessata a creare opportunità di occupazione e lavoro. La stessa Comunità montana, che pure ha come compito specifico la valorizzazione della montagna, da tempo non ha elaborato al riguardo alcun programma di sviluppo. Non ha aperto alcun canale di collaborazione con l’Ente Foreste per un progetto condiviso. Non ha “esercitato funzioni di tutela, di promozione o di valorizzazione della montagna” né ha saputo gestire, meno ancora intercettare, i fondi e gli aiuti speciali dell’Unione europea e delle leggi statali e regionali a favore dei Comuni montani. Comunità montana e Ente Foreste pare abbiano scelto di ignorarsi a vicenda. Col risultato di vedere l’unica montagna in provincia di Sassari non inserita in un processo di valorizzazione innovativa che abbracci ogni specificità del bosco e della montagna e di assistere al degrado del patrimonio immobiliare. L’azione di recupero e di valorizzazione potrebbe cominciare con la destinazione delle antiche, ma funzionali Caserme a sedi del Corpo Forestale e di Vigilanza ambientale della Sardegna.Un motivo valido per garantire una vigilanza più immediata del patrimonio demaniale, un consistente risparmio finanziario sui fitti delle attuali sedi, disseminate nei centri abitati, e un valido contributo alla gestione intelligente e produttiva di un vasto patrimonio visibilmente trascurato.
    ANDREA FENU

  3. spiace, ma nulla di più “salottiero” di questo articolo.
    Il Commissario straordinario dell’E.F.S. Giuseppe Pulina definisce il nostro sito web “ad ottusa ideologia ambientalista”, perché non prende per oro colato le cose che afferma il suo E.F.S.
    Gli argomenti evidentemente scarseggiano e ricorre al dileggio e alla denigrazione. Espressioni che qualificano solo chi le usa.
    Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus non si è mai espresso contro il “governo a ceduo” dei boschi in ogni caso, si è espresso contro quei tagli boschivi che rischiano di causare danni al bosco e al suolo. Quei danni che sono stati già causati dai primi tagli effettuati nelle Foresta demaniale del Marganai a detta degli stessi esperti incaricati dall’E.F.S. (vds. http://www.sardiniapost.it/wp-content/uploads/2015/11/dream-particella-su-caraviu.pdf).
    Quei rischi ben evidenziati dai redattori del piano di gestione del sito di importanza comunitaria “Linas – Marganai”, fra cui il padre della geopedologia sarda, prof. Angelo Aru, non certo le ultime professionalità nel campo della gestione ambientale del territorio.
    Il Commissario Pulina, “genialmente”, non ne parla.
    Noi, “ottusamente”, lo ricordiamo. La Giunta Pigliaru, “coraggiosamente”, tace.
    Lo ripetiamo: all’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus – così come a tantissimi sardi (e non), esperti o semplici cittadini – non interessa fare polemiche. L’abbiamo detto in mille occasioni e in mille modi.
    Interessa fare completa chiarezza e trasparenza sulla gestione presente e, soprattutto, futura delle nostre foreste demaniali.
    Quella chiarezza che, spiace rammentarlo, finora manca, nonostante i vari docenti universitari scomodati a dar buoni voti agli interventi di reintroduzione del governo a ceduo.
    Bene ha fatto il Soprintendente per le Belle Arti e il Paesaggio di Cagliari arch. Fausto Martino a sospendere (come avevamo chiesto nel gennaio 2015) con ordinanza del 24 settembre 2015 i tagli boschivi nella Foresta demaniale del Marganai in quanto mai autorizzati sotto il profilo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), affermando che “non si tratta di un taglio colturale”, l’unico esente dalla necessità di conseguire la preventiva autorizzazione paesaggistica.
    E, su segnalazione del Soprintendente, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari ha aperto un procedimento penale.
    Ma tutto questo è “ottuso” ricordarlo, no?
    O vogliamo parlare di quanto affermato nel piano forestale particolareggiato della Foresta demaniale di Montarbu, dove si giunge a chiedere il “taglio di alcuni individui di leccio di enormi dimensioni” perchè “disturbano” il ripristino del governo a ceduo del bosco?

  4. Francesco Murgia

    Altra precisazione: se qualcuno può essere considerato padre della Geopedologia sarda non sarà certo qualcuno che si è limitato a pubblicare i lavori del Suo maestro: il professor Paolo Baldaccini, che immise nella università sarda il nuovo fluido derivato dai lavori anglosassoni dei vari Soil Survey Services e delle loro metodologie, alle quali non risulta essere stata aggiunta nessuna importante o rivoluzionaria idea dalla attuale e passata tecnologia della quale qualcuno possa definirsi padre.
    Che si sia sviluppata una lobby, assolutamente “cittadina”, che abbia a cuore le sorti, fondamentalmente ludiche e ricreative delle nostre montagne è pur vero. Come è vero che queste visioni , un pò “soggettive”,
    o legate a brighe affaristiche e di campanile, fino ad assomigliare alle pretese assolutamente militaristiche di una altra componente della nostra sfaccettata società, abbiano spesso prevalso su analisi più concrete e spassionatamente tecniche, poggianti sulla ricerca del “bene comune”, in particolare delle popolazioni insediate e “vere padrone” di quel territorio..

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