Spinti da una brezza leggera [di Maria Luisa Frongia]

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Attraversare la cosiddetta Terra Promessa tra Giordania e Israele, in un itinerario oggi particolarmente lungo e difficile, non è un’impresa per tutti: d’ora in poi sarà virtualmente alla portata di molti perché ad accompagnarci avremo la mano forte e invisibile di Franco Meloni che si tende dalle pagine del suo libro.

Libro che si potrebbe leggere d’un fiato, ma che, invece, dovrebbe essere percorso lentamente per acquisire i numerosi messaggi che invia. Per capire meglio la situazione socio-culturale di popoli lontani e “apparentemente” diversi da noi, la drammaticità delle guerre, dei conflitti in atto, ma anche figure che hanno popolato quei luoghi: come quella del pescatore Simone o di un giovane falegname … Per visitare meglio piccole grandi città che hanno popolato i racconti della nostra infanzia, soprattutto a Natale e a Pasqua.

Ma anche siti archeologici, come Petra, patrimonio universale dell’umanità, che abbiamo studiato da grandi: Meloni ricorda quei geniali ingegneri esperti di idraulica, i Nabatei, ai quali, un secolo prima di Cristo, si deve la grande scoperta dell’acqua e la meccanica per la sua utilizzazione. La lunga esperienza del fisico di rango spesso affiora tra le righe, con un’attenzione specifica a scoperte o a invenzioni legate alla scienza umana o a i suoi amati studi sulla teoria del caos.

Dalle pagine del libro, come un’apparizione, emerge la meno nota Piccola Petra, ricostruita con un linguaggio vivo e poetico al tempo stesso, fatto di parole, simili alle modulazioni della luce di quei luoghi: come la luce, la parola scritta non attenua le asperità, ma ha la capacità di far riapparire brani di esistenza di secoli passati, con la potenza di una realtà che si impone con forza, viva e vitale. La scrittura coinvolgente di Meloni ci trasporta poi nel paesaggio desertico di Israele, tra filo spinato e memorie bibliche: a Hebron, dove lo scrittore, con gesto pudico accarezza il sarcofago di Abramo, il suo Patriarca preferito, pensieri forti e drammatici si susseguono in un ritmo incalzante e in uno spazio temporale amplissimo: da Salomone ai soldati delle SS. e alle persecuzioni antisemite di un’epoca non troppo lontana da noi.

Fino a Gerusalemme, bella, bianca, indefinita tra rovine antiche e costruzioni moderne e, con un passaggio ineludibile, si entra nel Nuovo Testamento: un percorso segnato da Croci e da viaggiatori che si offrono di portare la Croce fino alla Chiesa del santo Sepolcro. Con titubanza prima, poi con risolutezza, Franco non si sottrae all’esperienza di seguire una croce in un territorio che aveva un immenso bisogno di pace: non ne dubitavo. Lui non elude mai le prove, anche le più dure, con coraggio e determinazione.

Poi a Betlemme, in una inversione dei tempi della liturgia cattolica. E il susseguirsi di grotte nella Chiesa della Natività porta alla visione di una statuetta del Bambino Gesù: potrebbe essere un’immagine retorica per chiunque, soprattutto se pieno di dubbi. L’accorta guida di don Vito, il sacerdote originario di Ovodda, da quarant’anni trapiantato in quelle terre, ha saputo, però, preparare gli animi, soprattutto quelli più esitanti. L’incontro con l’anziana suora sarda che si occupa dei problemi dell’infanzia abbandonata, tocca anche il cuore del nostro scrittore, che sempre si deve confrontare col suo atavico senso del rigore scientifico.

Lo fa pensando alla felice realtà dei suoi piccoli nipoti, Dylan e Max, creando un tramite fra ragione e sentimento, di grande forza. Insomma, anche il lettore è coinvolto in un viaggio da pellegrini, mai turisti in un percorso ricco di atmosfera, di storia, di cultura, di religione, condotti dalla guida premurosa di un “viandante” colto, che non dimentica di essere un uomo di scienza con le sue certezze, pur accettando di mettere in discussione alcune personali convinzioni. Non mancano gli affondi ironici, talvolta quasi dissacratori, le puntate nel mondo dell’attualità letteraria e cinematografica, tipici della poliedrica personalità dell’autore, affondi che fanno apparire più leggeri problemi di grande entità, dibattuti e spesso non risolti.

Chiudiamo il libro, rammaricandoci che il “viaggio” sia finito, ma con la quasi certezza di percepire la protezione del velo di Elia o la brezza procurata dal battito delle ali di un arcangelo, pur inciampando ancora nelle pietre del nostro duro cammino alla ricerca se non della verità, almeno della pace, con noi stessi e con gli altri. Forse, finalmente, leggeremo con più attenzione la Bibbia.
*Franco Meloni, Spinti da una brezza leggera, 129 pp., GIA editrice, Cagliari 2016, € 15,00

One Comment

  1. fra

    E allora, adesso il prof dovrebbe concludere il percorso, risalendo da Eilat verso Gerusalemme, attraverso il duro e aspro, ma meraviglioso, deserto del Negev, che era anche la via delle spezie dei Nabatei. Noi l’abbiamo appena fatto , a piedi, con fatica e anche un pò di paura, ma la brezza leggera ci ha spinti dolcemente verso la Gerusalemme Celeste. Buon proseguimento.

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