Orlando e i monoteismi [di Nicolò Migheli]

milano

Un americano di origine afghana entra in un locale gay di Orlando (Florida) con un fucile d’assalto uccide cinquanta persone e ne ferisce altrettante. Il fatto che probabilmente fosse un lupo solitario dell’Isis, ha suscitato la solita riprovazione dell’Islam e la sua pretesa incompatibilità con le nostre società plurali che stanno progressivamente includendo comportamenti sessuali fino a poco tempo fa considerati esecrabili.

Mi è capitato di ascoltare una intervista di Hamid Karzai concessa alla CNN. L’ex presidente afghano ha espresso i soliti distinguo: chi ha compiuto l’atto non è un islamico, anzi l’assassinio è un delitto condannato da quella religione. Sarebbe cambiato se l’attentatore fosse stato un fondamentalista cristiano- cattolico-romano? Se fosse entrato in quel locale urlando i versetti 26-32 della Lettera ai Romani di Paolo di Tarso? Avremmo ascoltato i medesimi distinguo.

René Girard nei suoi studi sul capro espiatorio sosteneva che il monoteismo e la rivelazione giudaico- cristiana avevano mostrato quanto di diabolico, di dia-ballon, di divisione, ci fosse nel sacro arcaico.

Il sacrificio umano l’unico rito capace di ricomporre il disordine generato dal desiderio mimetico. In realtà se noi oggi parteggiamo per la vittima, lo dobbiamo a quelle interpretazioni religiose che ci hanno fatto conoscere il racconto nascosto dagli autori di quelle violenze. Il nostro essere per la vittima è talmente entrato nel nostro immaginario da far definire pazzo chiunque compia atti che sono insopportabili per le nostre convinzioni. Era pazzo Hitler, lo è l’attentatore di Orlando così come chi uccide o sfregia la propria compagna.

L’essere folle come indegnità dell’umano, l’allontanamento dal consorzio civile. In realtà un alibi gigantesco. Girard sosteneva che il mondo moderno avesse ancora bisogno dei sistemi religiosi tradizionali. Essi, secondo il filosofo e antropologo francese, sono l’unica difesa contro le forze centrifughe, generatori di coesione sociale, perché le norme e i valori che esprimono sono rivelazione del divino, vanno oltre ogni norma umana.

Analisi a cui bisogna aggiungere, che le Religioni del Libro nascono da gruppi umani organizzati in tribù, e che le limitazioni dei comportamenti sessuali erano finalizzate alla sopravvivenza e diffusione di quei gruppi. Il possesso della sessualità della donna, l’unico garante della certezza della propria progenie. La clausura come sistema per negare la donna ad altri maschi. Allo stesso modo il terrore dell’omosessualità considerata contro natura, perché sterile, incapace  di generazioni nuove e dell’ampliamento della tribù e del suo potere di conquista o difesa di se stessa.

Credenze arcaiche, che hanno finito per segnare l’inconscio maschile, proprio perché procedenti dalla divinità. Pulsioni talmente forti che possono albergare in individui di ogni ceto e istruzione, non necessariamente credenti. La  secolarizzazione della nostra società è andata avanti con la sua civilizzazione, l’uscire dal gruppo chiuso per accettare le differenze; assumere una condizione relativa rispetto a processi  culturali considerati immutabili, darne una interpretazione storica. Tutto questo sembra non bastare, anche perché non sono processi lineari.

Il primo passo sarebbe riconoscerli. Accettare che femminicidio e omofobia nascono dalla stessa mala pianta del rifiuto della libertà altrui. Dio odia le donne come scrive Giuliana Sgrena? E gli omosessuali, aggiungo? Non credo, di sicuro molti dei suoi funzionari e fedeli sì. Se si vuole che le nostre società siano libere ed accoglienti  occorre una seria riflessione e critica anche sulle nostre radici religiose. Tocca a tutti noi abbracciare un percorso di libertà difficile. Però solo rabbini, sacerdoti ed imam, hanno il potere reale ridiscutendo le fondamenta del loro credo di cambiare questo stato di cose.

Un processo lungo e difficile, che purtroppo costerà altre sofferenze, ma non c’è scelta. L’alternativa è una regressione sociale e culturale generalizzata. Il regno delle Sentinelle in Piedi e dei fondamentalismi barbuti.

 

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