Cicciottelle di ogni tempo [di Franco Masala]

Rubens

Che nell’era del politicamente corretto si continui a segnare a dito le cicciottelle del tiro con l’arco e che questo costi la direzione di un quotidiano sportivo al giornalista è la misura della leggerezza con la quale si affronta ogni cosa. Contemporaneamente la sfilata di “pacchi” degli atleti olimpici, offerta alle lettrici (e non solo!) di un mensile patinato, è la risposta a una deriva che utilizza il corpo femminile e maschile come richiamo pubblicitario ormai da tempo, causando un’inflazione di immagini francamente inutili e spesso ripetitive.

Chi non ha più vent’anni ricorderà atleti di altri tempi alle Olimpiadi di Roma: Adolfo Consolini da una parte, le mitiche sorelle (?) sovietiche Tamara e Irina Press dall’altra. Colossi in tutti i sensi, anche fisico, che lasciavano in ombra però commenti azzardati sul loro corpo per una sorta di censura preventiva e non scritta.

Che poi il fisico maschile e quello femminile abbiano seguito l’evoluzione del gusto che ritroviamo in tutti i campi è un’altra storia ed è sotto gli occhi di tutti. Basterebbe un rapido excursus nella pittura e nella scultura, almeno dal Rinascimento in poi, per capire come da Tiziano a Fernando Botero ci sia posto per ogni tipo. E allora facciamoci una franca risata e pensiamo che nel 1638 circa per Pieter Paul Rubens le Tre Grazie erano queste!

*Pieter Paul Rubens, Le tre Grazie (Madrid, Museo del Prado)

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