Subalterno e opportunista: grazie al referendum il centrosinistra sardo svela la sua vera identità [di Vito Biolchini]

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Comunque vada a finire, questo referendum un grande risultato lo ha già ottenuto: farci capire una volta per tutte la straordinaria subalternità di gran parte della classe politica sarda che dice di riconoscersi nei valori dell’area progressista e democratica, la stessa classe politica alla quale molti elettori per anni si sono affidati con la speranza di sconfiggere il centrodestra fascistoide di Berlusconi, Bossi e Fini.

La maschera ora è definitivamente caduta e delle due l’una: o i campioni del centrosinistra sardo hanno sbandierato per anni valori nei quali in realtà non credevano (e questo spiega il motivo per cui il berlusconismo di fatto non sia mai stato battuto) o, chiamati a scegliere tra coerenza e potere, hanno scelto prepotentemente il potere. E di queste persone è anche inutile fare i nomi perché le vedete impegnate tutti i giorni a sostenere le ragioni del sì, ragioni alle quali probabilmente non credono a fondo neanche loro. Ma alla loro posizione di potere da mantenere, conquistare o rafforzare a qualunque costo, a quello sì, a quello credono ciecamente.

Sono giorni in cui deputati, consiglieri regionali, consiglieri comunali, portaborse, capi di gabinetto, rappresentanti di associazioni di categoria con velleità politiche, professionisti in cerca di consulenze, financo le ultime ruote del carro che in qualche ente parastatale si arrabattano penosamente nel tentativo di fare carriera, sono spaventosamente impegnati a manifestare al mondo la loro totale subalternità al pensiero renziano e questo in maniera inversamente proporzionale alla loro importanza. Così chi meno conta, più sbraccia, in uno spettacolo penoso di sottomissione assoluta, impreziosita da picchi di servilismo e di opportunismo come neanche ai tempi del primo Berlusconi avevamo visto.

Perché nel 1994 il Cavaliere era arrivato al potere “sdoganando” due forze che erano rimaste fuori dai giochi, come la Lega e gli ex missini, a cui nessuno aveva chiesto di abiurare a nulla per avere in cambio incarichi ministeriali o posti in parlamento. Ora invece a sostenere questo Pd di destra ci sono anche gli esponenti di quella sinistra che una volta arrivata al potere ha mostrato appieno tutta la propria ipocrisia.

Gli equilibrismi penosi di senatori in carica e di sindaci aspiranti senatori sono davanti agli occhi di tutti, benché la stampa, ridotta a microfono del potente di turno, faccia finta di nulla: se fa da brava e alla fine tutto andrà bene, un tozzo di pane fiorentino verrà allungato anche a lei.

Ma per il Sì non sta andando bene. È incredibile come a fronte di tanto sostegno, con le tv e i giornali tutti apertamente schierati, i poteri forti e fortissimi gioiosamente complici di questo tentativo di stravolgere lo spirito della Costituzione, il Sì ancora arranchi in modo penoso quando invece, vista la disparità di forze in campo, dovrebbe vincere a mani basse. E invece così non sarà.

Comunque vada a finire, questo referendum un grande risultato lo ha già ottenuto: farci capire per l’ennesima volta l’intrinseca subalternità e servilismo di molta parte della classe politica sarda di centrosinistra (quella di centrodestra appiattita sulle ragioni del capo lo è da sempre e per statuto).

Emilio Lussu lo aveva raccontato bene in “Marcia su Roma e dintorni”: allora i cambi di casacca furono repentini e inimmaginabili. Esattamente come oggi. Solo che oggi non abbiamo neanche uno scrittore che voglia raccontare il disastro del potere nella Sardegna di inizio millennio ma solo aspiranti superstar che raccontano storielle amene o ambientano le loro vicende in paesini dai nomi inventati: perché così in Italia si vende di più.

E credetemi che questa non è per niente un’altra storia, ma la stessa osservata da un’altra angolazione.

 

2 Comments

  1. Michele

    Storie già studiate come ad esempio quelle del primo dopoguerra, di Ferruccio Sorcinelli e dell’Unione Sarda. E già la storia si ripete come sempre per questo è importante studiarla chè anche oggi in ballo è il potere che l’esito del referendum porterà.

  2. Giovanni

    Non mi sembra che il referendum ci stia svelando cose poi così strane. Il servilismo è sempre esistito e sempre esistera’. In ogni regime chi vuoi fare carriera si iscrive al partito di governo, salvo prenderne le distanze al momento della disfatta. Il Bersani di turno ne è autorevole rappresentante. Anche nel 1978 ai tempi della solidarietà nazionale, l’MSI parlava di ammucchiata di partiti. Oggi Renzi fa suo questo linguaggio, ma non dai banchi dell’opposizione, bensì del governo. Giusto per confondere gli indecisi. Ma forse piazzale Loreto non è servito a molto o a niente…

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