Urbanistica: la priorità per la giunta Pigliaru sono i Piani urbanistici comunali [di Antonello Licheri]

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Ancora una volta l’urbanistica suscita discussioni accese: come dieci anni fa, e dopo la parentesi dei Piani Casa tesi alla deregulation dell’attività edilizia, si prova a costruire un quadro normativo omogeneo, una sorta di Testo Unico che fornisca agli operatori (professionisti, investitori, ma anche uffici pubblici di controllo) un riferimento sicuro e completo che eviti di andare a cercare – talvolta con esiti incerti – tra gli articoli di legge sedimentatisi nel corso di trent’anni, spesso contraddittori, quello da applicare.

Pertanto l’idea di proporre un Disegno di Legge dalla giunta Pigliaru merita un plauso.

Persiste, tuttavia, in diversi articoli del Disegno di Legge sul governo del territorio, chiamata ormai Legge urbanistica, una concezione del rapporto tra governo del territorio e sviluppo economico ancora intrisa di quell’afflato speculativo che tanti danni ha prodotto, soprattutto nella fascia costiera della nostra isola.

Vi si legge insieme una tendenza a privilegiare, piuttosto che la regola, l’eccezione; piuttosto che la tutela e la promozione del bene pubblico, l’iniziativa del privato; piuttosto che il recupero la ristrutturazione e il riuso, l’ulteriore consumo di suolo; piuttosto che la valorizzazione del Piano Paesistico Regionale, anche con i necessari interventi di manutenzione che eliminino appesantimenti burocratici ed errori, il depotenziamento di uno strumento che ormai è stato assunto dalla coscienza della parte più avveduta dei cittadini come elemento di salvaguardia del paesaggio – vero bene comune – e di miglioramento della qualità della vita.

Di fatto un progetto di sviluppo sostenibile che parte dal riconoscimento del paesaggio sardo come parte fondante dell’identità della Sardegna.

Il Convegno organizzato da Sinistra Italiana a Sassari il 3 luglio scorso, al quale hanno partecipato esperti, urbanisti e amministratori di diverso orientamento politico e culturale, e del quale sono in corso di pubblicazione gli atti, ha messo in evidenza pregi e difetti del contesto normativo attuale. Su un punto, tuttavia, si è registrato un consenso diffuso, se non unanime: la necessità di riprendere – dopo il lassismo normativo dei Piani Casa di berlusconiana memoria – una seria attività di pianificazione, soprattutto da parte degli Enti locali, riconosciuti come i legittimi titolari del governo del territorio.

È arrivato, cioè, il momento di ridare corso alla redazione dei Piani urbanistici comunali (Puc) conformi al PPR, dei quali solo pochi comuni in Sardegna sono dotati, a causa di interpretazioni burocratiche che hanno privilegiato, talvolta, il vincolismo generalizzato rispetto al discernimento delle peculiarità ambientali, produttive, e culturali in senso lato, di ogni territorio.

Questo non sarà possibile senza un cospicuo investimento finanziario da parte della Regione Sardegna: dopo anni di tagli dei bilanci, compresa la devastazione dell’imposizione fiscale locale, i Comuni non hanno le risorse per dotarsi dei Puc e di adeguarli al PPR. Spetta, perciò, alla Regione trovare, nel proprio bilancio, i fondi necessari per finanziare, nel giro di due/tre anni, tutti i Comuni: un importo complessivo che può essere quantificato in 12-15 milioni di euro, se accompagnato dalla messa a disposizione del software e dei dati acquisiti nella più aggiornata cartografia regionale.

All’obiettivo di riprendere un’attività essenziale per la corretta gestione dell’intero territorio sardo, si aggiungerebbe – e non è cosa di poco conto – anche quello di ridare fiato ad un’attività professionale boccheggiante, arricchendola con il coinvolgimento dei numerosi giovani usciti dalle due università sarde, i quali potrebbero integrare le competenze professionali degli studi di architettura, urbanistica, ingegneria ambientale, geologia e agronomia esistenti, con le esperienze internazionali acquisite durante il loro corso di studi.

Giovani il cui destino, in mancanza di un coraggioso investimento pubblico, sarebbe quello di andare via, lasciando la Sardegna ancora più povera di risorse umane. Un contributo, dunque, anche alla riduzione della disoccupazione giovanile più qualificata.

È auspicabile che tutte le forze politiche presenti nel Consiglio regionale si attivino in questa direzione, che accomuna l’obiettivo di salvaguardia e di valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio, governati dal preminente interesse pubblico, dal corretto utilizzo di tutte le risorse umane disponibili per una crescita complessiva, non solo economica ma culturale e sociale, della nostra comunità. Sinistra Italiana non mancherà di incoraggiare tale attività.

*Segretario regionale di Sinistra Italiana

 

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