Il suolo di Sardegna che conserva intatti senso e significato è un bene comune che non può essere svenduto. Parliamone! [di Maria Antonietta Mongiu]

pat finestra

C’ è una locuzione ossessiva nell’attuale linguaggio della quotidianità: ius soli (diritto del suolo). Pur densa di rimandi oggi ha il significato dominante di acquisizione del diritto di cittadinanza per chi nasca in un luogo. In molte parti del mondo,  è diritto preminente rispetto all’origine dei genitori. L’antichità dell’espressione sottende tuttavia che il migrare e quindi lo spostarsi di persone in un luogo diverso da quello di origine fu per millenni una costante ed  il suolo di nascita dei figli diventava patria.

La storia del Mediterraneo è storia di patrie acquisite in cui la mediazione è agita dal sacro che a sua volta riassumeva la volta celeste ed il suolo. Quest’ultimo, di conseguenza,  al valore materiale sommava quello simbolico che amplificava il primo. “Dove tu sei, quella, è casa” avrebbe scritto Emily Dickinson secoli dopo, in una terra di migranti che soddisfò la fame di terra europea rubando  il suolo ai nativi che sostenevano e sostengono che ” lo hanno avuto in prestito da chi sarebbe venuto dopo di loro“!

Ma la nozione di cittadinanza e di appartenenza perché così intrinsecamente connessa, nel suo significato, all’oggetto suolo prospetta a questo un senso fondante che ritroviamo in tutte le culture tanto che i riti di fondazione hanno il suolo come segno distintivo pur nella variazione delle sue rappresentazioni. Potremo dire allora che suolo, la cui radice in latino non è dissimile da quella che individua l’unicità ma anche il sole e tanto altro, conserva tuttora intatti senso e significato. Specie in Sardegna

A quelli bisogna riandare  e indagare, prima di ogni svendita o abuso, la straordinaria invarianza che nell’isola hanno avuto. L’insospettata resilienza del valore comunitario del suolo da sola meriterebbe infatti capitoli nei nostri libri di storia perché dice di noi molto di più di quanto non riconosciamo e sappiamo. E allora in Sardegna l’uso del suolo si carica di molteplici significati storici ed identitari che affondano le radici nel passato in cui riconosciamo un’ antichissima consuetudine “comunistica”. Ecco perchè a parlare d suolo e del suo buon uso si aprono traiettorie sorprendenti per il futuro.

Fu Max Weber ad individuare per primo nella Legge delle dodici tavole uno dei luoghi in cui principia il conflitto tra parti. Lo scontro atteneva la gestione della terra ed in particolare dell’ager publicus (terra comune). Le alienazioni e  spartizioni interrompevano l’antichissima consuetudine del suo uso collettivo di cui tracce permangono nella Magna Carta e nella nostra Carta De Logu.  Weber nella sottrazione all’uso comunitario della terra vedeva i germogli dell’accumulazione capitalistica e delle sue conseguenze.

Ecco perché parlare di gestione del suolo e di paesaggio in Sardegna ha a che fare con i fondamentali della nostra identità passata e futura come si legge nell’Introduzione del PPR del 2006.

Quello del consumo di suolo d’altra parte è tema che da decenni non riguarda solo la Sardegna ma l’umanità. Si presenta potente nel dibattito della comunità internazionale: sul suolo si giocano le partite del futuro, sulla gestione delle acque, delle risorse estrattive, degli spazi abitativi e produttivi. Si tratta dello strato di crosta terrestre più superficiale, la “pedosfera” che, insignificante rispetto alle dimensioni del pianeta, consente il mantenersi degli ecosistemi.

L’Italia ha superato da decenni la concezione puramente estetica del paesaggio, concezione che prevedeva una vista “bidimensionale” dei luoghi, e senza proiezione storica alcuna. Storicizzare una regione significa scoprirne l’evoluzione morfologica e umana, comprendere il reale motivo dei cambiamenti, evitando pericolose visioni assolute per cui un ambiente, col suo carico naturale e antropico, è un intoccabile “a prescindere”.

Tale prassi consente da un lato di riconoscere l’azione umana di costruzione di “luoghi” quale somma anche di scelte economiche, sociali e politiche. Il paesaggio/arte ha ceduto il posto al paesaggio/habitat. Da ciò il discernere quale sia il sostrato “fisico” che ha permesso l’installarsi di particolari economie, comunità, gruppi; sostrato non eterno, bensì finito, appunto non rinnovabile.

Banalmente: è possibile, dopo aver ricoperto un ettaro di asfalto e cemento per 50 anni, togliere la cappa artificiale demolendo e far sì che sia tutto come prima? Ancora: non permettere alla superficie terrestre di assorbire estensivamente le piogge a causa del “tappo” di cemento presente in aree sempre più estese (mentre i centri storici di città e paesi si svuotano, mentre si ambisce a nuove lottizzazioni, aree di espansione, aumento di volumetrie) significa non consentire un naturale assorbimento delle acque meteoriche e un aumento esponenziale di calamità dovute ad inondazioni.

Il rapporto dell’ISPRA 2017 sul consumo di suolo in Italia riporta che da novembre 2015 a maggio 2016 l’Italia ha consumato circa 5000 ettari di suolo, 30 al giorno, “come se in pochi mesi avessimo costruito 200.000 villette” con un dato demografico che si attesta sullo zero. Restringendo il campo il medesimo rapporto riporta per la Sardegna (24.090 km² ) un consumo di 904 km² per il citato periodo 2015/2016, con un rapporto tra province che è il seguente (in  km²/percentuale regionale per il 2016) :

  1. Cagliari: 194/4,3%
  2. Carbonia-Iglesias: 61/4,0%
  3. Medio Campidano: 51/3,4%
  4. Nuoro: 117/3,0%
  5. Ogliastra: 49/2,6%
  6. Olbia-Tempio: 128/3,8%
  7. Oristano: 132/4,4%
  8. Sassari: 173/4,1%

I dati pongono problemi di diverso ordine; ad esempio: a fronte della grande preoccupazione sullo spopolamento dell’isola, e a fronte dell’enorme quantità di immobiliare invenduto, a fronte del 30% di edifici abusivi,  stiamo seguendo a produrre unità abitative? Perchè e per chi?

LAMAS e SardegnaSoprattutto vogliono porre interrogativi di tale natura, e andar oltre con proposte non ideologiche ed economicamente accettabili. I 904  km² consumati in così breve tempo rappresentano circa il 4% della superficie regionale: non vi era possibilità di sostituirli con un corretto “riciclo” di siti produttivi dismessi? Quando gli attori pubblici, i medesimi che sopportano il crollo di pregiati centri storici, promuoveranno una campagna di abbattimenti e ricostruzioni di edifici in aree non tutelate per una edilizia sostenibile? La mole di cubature vuote, sommata alle case vacanza vuote nove mesi all’anno, a quanto ammonta?

In quest’ottica dodici punti della Carta europea del suolo tracciano un discrimine fondamentale per chiunque riconosca la “non rinnovabilità” di tale risorsa:

  1. Il suolo è uno dei beni più preziosi dell’umanità. Consente la vita dei vegetali, degli animali e dell’uomo sulla superficie della Terra.
  2. Il suolo è una risorsa limitata che si distrugge facilmente
  3. La società industriale usa i suoli sia a fini agricoli che a fini industriali o d’altra natura. Qualsiasi politica di pianificazione territoriale deve essere concepita in funzione delle proprietà dei suoli e dei bisogni della società di oggi e domani.
  4. Gli agricoltori e i forestali devono applicare metodi che preservino la qualità dei suoli.
  5. I suoli devono essere protetti dall’erosione.
  6. I suoli devono essere protetti dall’inquinamento.
  7.  Ogni agglomerato urbano deve essere organizzato in modo tale che siano ridotte al minimo le ripercussioni sfavorevoli sulle zone circostanti.
  8. Nei progetti di ingegneria civile si deve tener conto di ogni loro ripercussione sui territori circostanti e, nel costo, devono essere previsti e valutati adeguati provvedimenti di protezione.
  9. E’ indispensabile l’inventario delle risorse del suolo.
  10. Per realizzare l’utilizzazione razionale e la conservazione dei suoli sono necessari l’incremento della ricerca scientifica e la collaborazione interdisciplinare.
  11. La conservazione dei suoli deve essere oggetto di insegnamento a tutti i livelli e di informazione pubblica sempre maggiore.
  12. I governi e le autorità amministrative devono pianificare e gestire razionalmente le risorse rappresentate dal suolo.

Tale manifesto, redatto nel giugno del 1972, rende appieno quanto si è cercato fino ad ora di definire. Ad una attenta lettura ci si accorge che i cardini sono tre: pianificazione, preservazione, protezione. La Carta dichiara indispensabile, in anni in cui la cementificazione, a seguito del boom post bellico, stava già assumendo aspetti inquietanti, progettare qualsiasi intervento che incidesse sulla pedosfera prevedendone un minimo, se non nullo, consumo.

LAMAS e SardegnaSoprattutto non hanno l’ambizione di definire lo stato dell’arte dell’urbanistica in Sardegna ma di parlarne sì. La potenziale aggressione a territori già compromessi tra gli anni ’70 e ’90, i cambi di destinazione d’uso delle aree industriali non ancora attivate, devono attivare un dibattito che parta da dati scientifici e dalla coscienza della “finitudine” della superficie sarda. La rilevanza scientifica della giornata, certificata dai relatori, consentirà a chi vorrà seguire di superare il tempo dello slogan per approdare a dati reali, su cui finalmente fondare la propria opinione, facendone patrimonio collettivo.

 

PROGRAMMA Seminario “Materiali per un’urbanistica sostenibile

Pattada 28 Agosto 2017. Hotel La Pineta

Ore 10:00  Sardegna: mito, realtà, narrazione e tre processi

Dialogano

Maria Giovanna Piano, Filosofa, Cagliari; Ilene Steingut, Architetta, Cagliari; Antonietta Mazzette, Direttrice Dipartimento di Scienze politiche Scienze della comunicazione e Ingegneria della Informazione, Università di Sassari; Anna Cau, Procuratore Tribunale dei minori, Cagliari; Giuliana Perrotta, Capo dell’Ispettorato Generale dell’Amministrazione del Ministero dell’interno, già Prefetta di Cagliari.

In memoria di Nereide Rudas:  Ma è questa “voce di donna”?  Lucido Sottile legge brani  da Carezze di Sangue La serra dei misteri Il potere che uccide (Ed. L’Unione Sarda) di Maria Francesca Chiappe

Discussione sulle comunicazioni

Facilita il dialogo Roberta Celot, Direttrice Ansa Sardegna

Ore 11,30 Sardegna tra sostenibilità e consumo del suolo

Dialogano

Pasquale Mistretta, Urbanista già Rettore e in cui la mediazione è ag2 Fausto Martino, Architetto Soprintendente  Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano, Medio Campidano, Carbonia – Iglesias e Ogliastra; Mauro Gargiulo Ingegnere, già Direttore dell’Agenzia del Territorio Regionale; Bachisio Bandinu, Antropologo, Cagliari;  Maria Antonietta Mongiu, Archeologa Presidente Lamas

Discussione sulle comunicazioni

Facilita il dialogo Vito Biolchini, Giornalista, Cagliari

 

Ore 13:00 – 15:00 Pausa

 

Ore 15:00 Suolo della Sardegna: una ricchezza non riconosciuta

Dialogano

Michelina Masia,  Docente di Sociologia del diritto Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Cagliari; Fausto Pani, Geologo, Cagliari;  Angelo Aru, Professore emerito di Geopedologia,  Università di Cagliari;  Sergio Vacca, già Docente di Pedologia, Università di Sassari;  Mario Barra, Docente di Pianificazione del territorio rurale e costruzioni rurali, Università di Sassari; Michele Carrus, Segretario generale Cgil Sardegna

Discussione sulle comunicazioni

Facilitano il dialogo Tore Corveddu, ex Segretario nazionale Cgil Chimici, Lamas e Umberto Cocco, Giornalista Presidente “Paeasaggio Gramsci”

 

Ore 16:30 Misfatti contro la terra

Dialogano

Claudia Zuncheddu, Medico di  base, Cagliari;  Giuseppe Delogu, Professionista, Forestale; Chiara Rosnati, Docente di Tecniche di Valutazione di Impatto Ambientale Università di Sassari; Fiorella Pilato, Magistrata, ex Presidente della prima commissione del C.S.M.; Mauro Mura già Procuratore del Tribunale di Cagliari

Discussione sulle comunicazioni

Facilita il dialogo Romano Cannas ,Giornalista ex Direttore RAI Sardegna

 

Ore 17:30 Quando si parla di “sostenibilità” cosa si intende?

Dialogano

Nicolò Migheli, Sociologo, SardegnaSoprattutto; Tore Sanna,  Vice presidente Federparchi; Tonino Arcadu, Imprenditore vinicolo, Oliena; Alan Batzella, Architetto, Cagliari;  Sandro Roggio Architetto,  Sassari; Giuseppe Vallifuoco Architetto Cagliari;   Salvatore Multinu, Ingegnere, Pattada; Angelo Sini, Agronomo, Sindaco di Pattada

Discussione sulle comunicazioni

Facilita il dialogo Costantino Cossu, Responsabile pagine culturali La Nuova Sardegna

 

Maria Antonietta Mongiu,  Presidente Lamas: Road Map  per il Convegno “Sostenibilità come opportunità di sviluppo della Sardegna”

One Comment

  1. Maria Antonietta Era

    Naturalmente Condivido ogni singolo concettoHo, ma Ho letto il nutrito numero di nomi dei relatori che parteciperànno al Convegno, e non ho individuato nessun o che si occupi in particolare di sostenibilità relativamente all’,eccessivo carico a tropical dovuto al grande numero di ovini allevati in Sardegna. Allevamento che ha causato una sempre maggiore quantita’ di suolo destinato al pascolo. Incendi provocato dolorante per pratiche pastorale. Con la conseguenza di enormi estensioni di suolo privo di alberi e boschi, unici attori preziosi per la conservazione dellhabitat e dei microclimate della nostra isola…. Questo convegno e una splendida occasione per parlare anche di questo, che e’ la drammatica priorità in questo momento di cambiamenti climatizzatore e sugli a rischio desertificazione. Mi risulta che ricerche recenti stime svolte dalla Facolta’ di Agraria di Sassari hanno analizzato questi aspetti. Naturalmente mai potremo abbassare la guardia su eventuali droghe al Per, sebbene in qualche caso, ottimizzando il gia’ edification, anche con qualche aumento di cubatura, tutela dall’ utilizzo di nuove superfici. Occorrono certo regole chiare e persone oneste intellettualmente che le applichi. Spero di esserci grazie. Buon lavoro

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