La strategia del metano è già vecchia [di Antonio Giorgio Saba]

metano

La Nuova Sardegna 19/09/2017. La strategia in corso nel mondo è il passaggio alle rinnovabili; la strategia da attuare per tener fede all’impegno di Parigi 2015 è passare alle rinnovabili; non ci sono alternative o trucchi fossili di alcun tipo: la scelta di una nuova sorgente sarà dopo il 2030 per l’elettrico e non per il metano o gas naturale liquefatto (Gnl) dal momento che, con l’utilizzo sempre più consistente delle fonti rinnovabili, produrre energia elettrica diventerà più conveniente, naturalmente senza la distorsione della progressività della bolletta o della presenza di industrie fortemente energivore (vedi l’impianto dell’Eurallumina del Sulcis, vera e propria sciagura per la Sardegna anche per i disastri ambientali).

Da qui a cinquant’anni con la disponibilità delle energie rinnovabili, il metano non ci darà una mano, anzi sarà peggiorativo rispetto al passaggio diretto all’elettrico che rappresenterà così la fonte energetica del futuro.

Il progetto di metanizzazione dell’Isola è stato sempre dichiarato strategico dai piani energetici regionali degli ultimi vent’anni. Sin dai primi anni novanta, quando si prese atto del duplice fallimento della riapertura delle miniere e dell’industrializzazione del Sulcis, cui erano stati destinati i fondi (500 miliardi di lire) elargiti dallo Stato a titolo di risarcimento per l’esclusione della Sardegna dal gasdotto Transmed che attraversa la Sicilia provenendo dalla Tunisia.

Viceversa oggi, dopo tanti anni di attesa e dopo tante lotte per ottenerlo, rischia di diventare per noi una conquista di retroguardia il metano (o Gnl) il cui utilizzo è in forte calo sia in Europa che nel contesto nazionale. Il Patto per lo sviluppo della Regione all’articolo 6, comma 3, prevede che le opere per la metanizzazione siano dichiarate strategiche e che il governo riconosca, come parte della Rete nazionale dei gasdotti, la dorsale interna sarda di oltre 400 km per il trasporto del gas naturale, e la realizzazione di una rete di depositi costieri di gas naturale liquefatto (Gnl).

Ritengo che la copertura finanziaria dell’opera debba essere sostenuta dai privati tramite il “Project Financing“: essi si rifaranno con la gestione tecnica ed economica dell’impianto che sarà loro concessa per un determinato numero di anni. È già stata avviata, con progetti totalmente privati, la connessione con la rete cittadina di Cagliari con la costruzione serbatoi di Gnl, ubicati presso il porto, per un volume complessivo di 20mila metri cubi connessi a un rigassificatore da allacciare alla rete di distribuzione ora alimentata con aria propanata.

In attesa dell’entrata in funzione del gasdotto dorsale, oltre alla rete di Cagliari, di cui si è appena detto, si prevede di alimentare a Gnl anche le altre reti trasportandolo liquido dai depositi con camion-cisterne criogeniche e rigassificandolo localmente in appositi impianti ubicati in prossimità delle reti. In considerazione del tempo necessario alla realizzazione del metanodotto dorsale che, in barba agli annunci trionfali del governo regionale, avrà certamente durata ultradecennale, qualcosa si può fare (anzi non fare) a tal proposito.

Avendo atteso oltre trent’anni rispetto al contesto nazionale, le reti cittadine ed i 38 bacini di utenza (alcuni ancora in costruzione) possono attendere, per la loro riconversione a metano, la messa in opera del metanodotto, e questo almeno per due motivi:

1) costruire il minor numero possibile di impianti di rigassificazione, la cui ubicazione e le cui dimensioni debbono essere studiate attentamente anche in funzione della pericolosità dell’insediamento industriale (direttiva Seveso per le autorizzazioni?) e in funzione delle possibili sinergie con il territorio circostante, quali ad esempio il ricupero delle frigorie prodotte.

2) Evitare che il trasporto venga effettuato con modalità da escludere per la loro pericolosità ed invadenza: si pensi al trasporto con camion-cisterne criogeniche per le strade assolutamente inadeguate o inesistenti dell’Isola ecc. Con buona pace di chi sta progettando di ricavare consistenti guadagni con prestazioni poco rispettose dell’ambiente insulare. La Sardegna può e deve trovare nella transizione energetica quell’occasione esemplare che le permetterebbe anche di assumere un ruolo guida all’interno della Unione europea.

*Ex assessore regionale all’AmbienteAl Presidente del Consiglio dei Ministro on. Paolo Gentiloni

 

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