Gli orrori della guerra nella musica di Marco Tutino [di Franco Masala]

La Ciociara 1

Solitamente Turandot di Puccini, rappresentata postuma nel 1926, è ritenuta l’ultima grande opera italiana, anche considerando che le avanguardie musicali della seconda metà del Novecento non hanno prestato grande attenzione a questo genere.

In quel periodo musicisti come Giancarlo Menotti, invero più americano che italiano, e Nino Rota erano valutati quasi con condiscendenza nonostante sia La medium che Il cappello di paglia di Firenze, rispettivamente, dimostrino senso teatrale e capacità melodica tutt’altro che secondari.

Ora è Marco Tutino, prolifico compositore di molte opere, che mette in musica La Ciociara, tratto dal romanzo di Alberto Moravia poi trasposto nel 1960 da Vittorio De Sica nel cinema. Sulla base della sceneggiatura di Luca Rossi che amplia l’intreccio originario,

Tutino ha fornito il libretto insieme con Fabio Ceresa, rivestendo le tragiche vicende di Cesira e di sua figlia Rosetta in un continuum musicale che, pur riprendendo anche la lezione del passato, non è pedissequa imitazione ma partitura sapiente e teatrale che tiene conto dei linguaggi attuali.

E non sono pochi i momenti da antologia che si susseguono nel corso dell’opera: la preghiera corale guidata dall’innocente Rosetta; la scena in casa Sciortino che da superficiale commedia precipita in tragedia dolente; la fucilazione di Michele e lo stupro delle due donne, sapientemente alternate nella sequenza teatrale e musicale; la festa di Liberazione con la “musica bassa” (che ricorda Mahler) seguita da un valzer straniato e straniante (con gli illustri precedenti di Puccini nel Tabarro e di Berg nel Wozzeck); l’invettiva di Cesira che da donna calcolatrice diviene madre tragica; il finale coinvolgente musicalmente ed  emotivamente tanto da farci dire, con Filumena Marturano, “Quant’è bello a chiàgnere”.

Insomma un’opera che, affrontando guerra, bombardamenti, contrasti umani e militari, violenza sulle donne di tragica attualità, tiene avvinti dall’inizio alla fine grazie anche alla maiuscola messinscena che il Teatro Lirico di Cagliari riprende, in prima esecuzione europea, dal debutto alla San Francisco Opera avvenuto il 13 giugno 2015.

Giuseppe Finzi guida orchestra e coro impegnatissimi con totale dedizione anche nel ricorso a strumenti come celesta, fisarmonica e percussioni particolari, inconsueti in un’opera; unico neo, qualche sonorità di troppo che talvolta copre le voci ma il pregio di una esecuzione sopraffina dell’ultimo intermezzo che Tutino svolge in modo affascinante secondo l’insegnamento di Puccini, Mascagni, Leoncavallo, Cilea e Giordano e il ritorno al “sinfonismo” nell’opera italiana di fine Ottocento.

Anna Caterina Antonacci, unica dell’originario cast americano, domina totalmente il ruolo della protagonista, facendone una creazione appassionata e sentita grazie ad una vocalità sicura e una fisicità prorompente. L’attrice non è da meno con una presenza carismatica anche quando tace.

Non meno significativa la prova di Lavinia Bini (Rosetta) che da ragazza innocente diviene poi donna disturbata in un crescendo vocale e interpretativo. Aquiles Machado è l’intellettuale sognatore Michele, a suo agio nella parte anche in qualche acuto che Tutino poteva risparmiarci. Il cattivo e opportunista Giovanni ha la voce e il fisico adeguati di Sebastian Catana che lo rende tracotante e perfido al punto giusto.

Numerose le parti di fianco: Roberto Scandiuzzi, efficacissimo “Maggiore-Maresciallo” tedesco, Nicola Ebau (l’ufficiale americano), la coppia macchiettistica di Lara Rotili e Gregory Bonfatti, ottimi nei panni della madre ossessiva e del figlio succube, Martina Serra, validissima nella involuzione di Lena, già popolana avida e sprezzante poi madre demente, Enrico Zara, giovanilmente baldanzoso nella sua canzone, celeberrima nel 1943-44.

Grandissimo merito del successo de La Ciociara va alla messinscena di Francesca Zambello, coadiuvata da Laurie Feldman, con le scene funzionalissime di Peter J. Davison, i costumi “di guerra” di Jess Goldstein, le luci di Mark McCullough e, soprattutto, con l’uso sopraffino di filmati d’epoca, vedute che dal colore diventano bianco e nero, effetti speciali che la videomaker S. Katy Tucker cuce in stretta simbiosi con musica e dramma. Luigia Frattaroli firma le coreografie che vedono brillantemente impegnato il coro.

Successo calorosissimo, spettacolo imperdibile.

*Anna Caterina Antonacci e Lavinia Bini, foto di Priamo Tolu ©

La Ciociara

opera in due atti

libretto Marco Tutino e Fabio Ceresa

dalla sceneggiatura di Luca Rossi e dal romanzo omonimo di Alberto Moravia

musica Marco Tutino

venerdì 24 novembre, ore 20.30 – turno A (ripresa televisiva Rai 5)

sabato 25 novembre, ore 19 – turno G; domenica 26 novembre, ore 17 – turno D

martedì 28 novembre, ore 20.30 – turno F; mercoledì 29 novembre, ore 20.30 – turno B

venerdì 1 dicembre, ore 20.30 – turno C; sabato 2 dicembre, ore 17 – turno I

domenica 3 dicembre, ore 17 – turno E

Recite per le scuole, edizione “ridotta” dell’opera della durata complessiva di 75 minuti circa:

martedì 28 novembre alle 11giovedì 30 novembre alle 17 (speciale famiglie e associazioni) e venerdì 1 dicembre alle 11

 

Teatro Lirico di Cagliari

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