Rinviamo la legge urbanistica e concentriamoci sul lavoro [di Cristina Cossu]

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L’Unione Sarda 29 giugno 2018. Michele Carrus segretario generale della CGIL: il turismo non si fa col cemento. «Ora, perché intestardirsi per approvare una legge urbanistica tutt’altro  che condivisa e piena di storture? La Giunta Pigliaru dovrebbe concentrare le ultime energie su altri temi, come il piano per il lavoro e il completamento delle riforme lasciate a metà. C’è tanto da fare per finire la legislatura, in modo da raccogliere anche qualche risultato, anziché soltanto critiche», sostiene il segretario generale della Cgil Michele Carrus.

Dice che il disegno di legge sul governo del territorio non è partecipato? E i numerosi incontri che si sono tenuti in giro per l’Isola?

«Sono stati coinvolti il mondo accademico e gli ordini professionali nella Commissione e nell’Osservatorio, ma il percorso di confronto con le forze economiche e sociali, con le associazioni culturali, con i portatori di visioni e interessi collettivi è totalmente mancato. E questa lacuna non si può colmare con le conferenze pubbliche gestite unilateralmente o con le piattaforme digitali di consultazione. Ma loro, si sa, agiscono così: scrivono la proposta, e poi chiedono agli altri cosa ne pensano. E lo dimostra anche il fatto che pezzi della stessa maggioranza si sono schierati contro».

Secondo lei è vero che si sta smantellando il Piano paesistico regionale?

«Guardi, noi abbiamo un Ppr all’avanguardia, che individua aree di rispetto totale e dice che bisogna restituire alla collettività un bene comune che è stato consumato malamente nel tempo. Le norme sul paesaggio, anche di rango costituzionale, ne prevedono tutela e valorizzazione, la conservazione è prioritaria rispetto agli interventi di trasformazione».

Invece?

«Invece si è rovesciato il principio: si vuole trasformare. La spinta è chiaramente quella di aumentare le cubature. Siamo arrivati al paradosso di premiare interessi privati di chi vuole costruire. Anche con argomentazioni francamente assurde, come quella che sostiene che ci sono tanti imprenditori penalizzati rispetto a chi ha usufruito del piano casa, dunque dobbiamo dare anche a loro le stesse opportunità. Cioè: se uno ha fatto una schifezza consentiamo anche agli altri di farne?».

Bisogna riqualificare le strutture turistiche vecchie, perché l’Isola sia più competitiva

«Non mi risulta che nel Piano strategico per lo sviluppo e la promozione turistica della Sardegna, che la Regione sta mettendo a punto con Josep Ejarque, uno dei massimi esperti europei di marketing e destination management, si dica che bisogna puntare sul mattone, neppure su quello “qualificato”. Non mi risulta ci sia l’idea di premiare chi vuole incrementare le cubature sulle coste».

Gli articoli più controversi saranno rivisti

«Evviva. Però al momento è ancora tutto invariato. La Cgil ha espresso una severa bocciatura dell’articolo 43 sulle deroghe per i grandi progetti d’insediamento turistico, ha chiesto limitazioni stringenti nell’articolo 31 sugli aumenti generalizzati di cubatura. Sull’agro, troviamo ingiustificato prevedere un aumento indiscriminato del 20% delle volumetrie esistenti, e chiediamo precisazioni sulla verifica delle attività che si svolgono e sui possibili cambiamenti di destinazione d’uso, definendo anche le sanzioni, fino all’abbattimento dell’edificato».

Lei cosa propone oggi?

«Bisognerebbe estendere il Ppr a tutta l’Isola. Si potrebbe concentrare l’attenzione sulle norme di semplificazione, aggiornare la cartografia e correggere errori materiali nella catalogazione dei beni culturali e ambientali, pensando a forme concrete di supporto ai Comuni – deprivati in questi anni di risorse e professionalità – perché approvino i loro Piani urbanistici, magari senza mortificarne troppo l’autonomia. Inoltre, nella fascia di rispetto, si potrebbero fare interventi di adeguamento alle più avanzate norme di efficienza energetica e di qualità edilizia e architettonica».

Insomma, niente legge urbanistica

«Credo sia meglio lasciar perdere, rinviare e fare un testo unico come si deve, anche con l’approfondimento di alcuni argomenti, ad esempio, indirizzi su territori da bonificare, parchi e aree umide, riassetto idrogeologico e politiche forestali, demanio civile e militare, bacini e reti di connessione. E individuando degli ambiti strategici territoriali. Intanto però si sta perdendo tempo sulle vere priorità».

Parla del Piano per il lavoro?

«Certo. Siamo a luglio e non c’è un cantiere aperto. Poi ci sono altre situazioni esplosive: la continuità territoriale e il completamento delle riforme. Quella degli Enti locali è un aborto, e riguardo alla Sanità, la rete territoriale, assolutamente strategica, è ancora ferma lì».

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