In memoria di Anna Oppo venuta a mancare in una giornata di luglio [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 05/07/2018. Nella morte d’estate c’è un che di insopportabile forse per la troppa luce, le giornate infinite e il crollo di ogni resilienza che la morte invece sollecita.

E’ irrilevante che una morte sia annunciata come quella di Anna Oppo che se n’è andata nella sua Oristano, geografia insegretita della Sardegna, fertile di figure speciali da cui veniva anche Nereide Rudas. La scomparsa di personalità così fondative accresce il senso di orfanità che solo pochi/poche trasmettono anche a chi non aveva un’assidua frequentazione.

Tendenzialmente lunadigas  – perchè non percorse dall’esibizione dell’urgenza di maternità che ha riguardato altre donne –  ma nondimeno entrambe impegnate a studiare i territori della famiglia, delle donne, della matrilinearità, della matricentricità. Le ricerche di Anna Oppo su questi temi sono spesso le uniche. Li ha scavati attraverso la letteratura, la ricerca sul campo, la lingua sarda.

Hanno finito entrambe per essere grandi madri non solo della famiglia più prossima – quella della ricerca – ma di quella più vasta dell’intellettualità militante, specie femminile e femminista. Essere ricercatori e intellettuali non è infatti meccanicamente sovrapponibile. Lo raccontano oggi la cronaca, lo spaesamento politico, il degrado linguistico, la sconnessione tra decisori e quanto urge alla comunità.

Si chiamava politica e Anna Oppo le era prossima agendola con consapevolezza, senza falsi pudori e untuose umiltà. Tutto fuorché controfigura o eterodiretta.

Pensando alla sua vita, da studiare nel suo vissuto politico-culturale, rassicura l’autorità che altre donne le hanno riconosciuto e che vale di più della pur grande  autorevolezza accademica ancorché la prima ha a che fare con la seconda.

In mezzo c’è la trincea del  femminismo che in Sardegna è tanto rilevante  quanto rimosso.

Ci sarà tempo per dettagliare la formazione di Anna Oppo a Cagliari, Bologna, Berkeley e la sua carriera accademica ma da subito bisogna esercitare una tenace pedagogia della memoria per non rimuovere chi del valore delle donne ha fatto ricerca di una vita. Non era scontato ieri ma neanche oggi.

 

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