Su razzismi antichi e recenti che ruolo svolge la politica? Non certamente pedagogico [di Antonietta Mazzette]

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Sulla vicenda riguardante la presunta aggressione subita a Sassari da una ragazza nigeriana da parte di un giovane sassarese davanti a un bancomat, giungono notizie contradditorie quanto alle rispettive responsabilità. È saggio perciò che gli inquirenti chiariscano i fatti, è utile nel frattempo interrogarsi sui diversi aspetti che riguardano tutti.

Innanzitutto, se la ragazza fosse stata “una di noi”, la vicenda sarebbe stata inscritta come una banale rissa tra giovani? Forse no, se fosse entrato in gioco il problema di genere. Com’è noto, la violenza è prevalentemente maschile, lo dicono le statistiche, ma come avviene per i numeri che riguardano talune malattie, ognuno di noi può rientrare in quel 1% previsto ed ammalarsi. Che significa che le donne possono avere atteggiamenti aggressivi, anche se in percentuale assai minore rispetto agli uomini, ma raramente lo mettiamo in conto e quando avviene ci stupiamo.

A ciò andrebbero aggiunti il colore della pelle e la condizione di straniera (prediligo il termine “straniero” a quello di “immigrato”) nel caso in oggetto. Questi due elementi dovrebbero essere indifferenti nel giudizio sui comportamenti degli individui, in realtà, stanno assumendo un valore (ideologico) positivo o negativo, a seconda di come la si pensi politicamente. Il che ha indotto una parte non maggioritaria della nostra società a reagire, sia virtualmente (sui social) sia materialmente, organizzando un sit-in di protesta.

Il fatto che la condizione di straniero e il colore della pelle siano diventati un valore per alcuni e un disvalore per altri, è anche dovuto al clima di intolleranza che una parte politica sta alimentando contro gli stranieri. C’è da biasimare il sit-in di protesta? Direi di no, perché non si è mai sufficientemente vigili verso ogni deriva xenofoba, ma, se il giovane sassarese è per davvero la vittima, bene farebbero coloro che hanno partecipato al sit-in a riconoscere la verità dei fatti re-incontrandosi pubblicamente.

In secondo luogo, se il ragazzo non avesse fatto degli sbagli in passato, qualcuno avrebbe avanzato almeno qualche dubbio sulla dinamica dei fatti? Forse sì, si sarebbero susseguite dichiarazioni di amici, parenti e conoscenti sul suo essere “un così bravo ragazzo”. Come accade puntualmente quando qualcuno aggredisce, magari fino ad ammazzarla, la sua partner che ha deciso di interrompere la relazione.

Di fatti del genere è piena la cronaca italiana. Ma disgraziatamente questo ragazzo pare che abbia avuto dei precedenti (di quale natura poco importa) e, senza la videocamera che potrebbe avvalorare la sua versione dei fatti, probabilmente sarebbe stato percepito come un aggressore da chiunque di noi, anche senza avere alcuna contezza dei fatti.

E allora, distacchiamoci da questa vicenda e riflettiamo più in generale sulla nostra condizione. Ad esempio, non abbiamo ragioni per sentirci insicuri rispetto alla criminalità, eppure, sono sempre più numerose le persone che vorrebbero dotarsi di armi per la difesa privata e, ahimè, ho paura che questo governo ben presto possa accontentarle.

Non c’è un problema di “invasione”, e se gli stranieri d’un tratto scomparissero dal nostro Paese, non sapremmo neppure come gestire la nostra quotidianità: penso alla cura degli anziani e, secondo i conti del presidente dell’Inps, a chi pagherà le pensioni. Non esiste un popolo buono o cattivo, esistono i pregi o gli errori dei singoli, e sono questi a dover essere valutati: ciò riguarderà anche la ragazza o il ragazzo protagonisti della vicenda in questione.

Alla base di tutto ciò, però, c’è un intreccio di diversi fattori economici, culturali e sociali che hanno a che fare con la crisi dei sistemi di protezione sociale e con i mutamenti che hanno coinvolto il principio organizzativo dello stare insieme.

In merito, quale ruolo sta assolvendo la politica italiana? Ebbene, più che svolgere una funzione pedagogica, sta alimentando il peggio, l’odio che può albergare in ognuno di noi. Ed anche questa dovrebbe essere materia di riflessione.

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