Siamo sicuri che facendo finta che la realtà degli “invisibili” non ci appartenga, facciamo i nostri interessi? [di Antonietta Mazzette]

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Nei giorni scorsi a Sassari a un’ipovedente è stata rubata la pensione di 600 euro. Sarebbe stato l’ennesimo atto di criminalità predatoria, rapidamente archiviato, se a rubare non fosse stata una ragazza rom con figli a seguito e se il ministro dell’interno non avesse scritto sui social di una non ben chiara (almeno a me) “ruspa democratica”.

Un’ipovedente (“preda” perfetta), una rom (criminale altrettanto perfetta) e un potente di turno assai solerte nell’indirizzare gli umori delle masse (come avrebbe scritto Canetti), diventano, invece, i protagonisti di una storia che forse merita una riflessione che vada al di là della cronaca. Parto dall’ipovedente, ma allargo il ragionamento a quanti, ancora oggi, si ostinano a ritirare la pensione in contanti e a tenerla in casa.

Ebbene, nei Paesi dove questa abitudine è stata sostituita da un prevalente utilizzo di carte elettroniche, questo specifico fenomeno di criminalità è diminuito drasticamente, quando non scomparso del tutto. Sarebbe uno strumento semplice di contrasto della criminalità e un ministro dovrebbe farsene carico, anche senza ricorrere ai social.

A ciò aggiungo che gli autori degli atti predatori sono in buona parte noti, anche  perché spesso recidivi, come lo era d’altronde la ragazza rom. Personalmente ho subito uno scippo, il furto del portafoglio e, in qualità di dirigente di un dipartimento universitario, ho denunciato un tentativo di furto di attrezzature informatiche. Ebbene, in tutti e tre i casi, gli autori (tutti del luogo) erano ben noti agli esponenti delle forze dell’ordine con i quali sono entrata in contatto e che, sfiduciati, erano ben consapevoli che sarebbero ritornati presto all’opera.

Ciò significa che gli strumenti per neutralizzarli sono inefficaci, a partire dal sistema repressivo. Ebbene, un ministro della Repubblica ha la possibilità di proporre e far approvare dal Parlamento interventi più efficaci, senza cadere nelle facili ed elettoralistiche affermazioni “pene più severe”, o peggio, “mandiamoli in galera e buttiamo la chiave”.

Inoltre, se partisse dal concetto che chi procura un danno deve porvi rimedio in termini sia monetari (restituendo il mal tolto), sia di servizio alla collettività, forse farebbe un concreto atto di cambiamento, non ultimo perché terrebbe occupate a lavorare in servizi utili un bel po’ di persone.

Vengo all’autrice del furto dei 600 euro: una ragazza di 31 anni, madre di 12 figli, il maggiore dei quali, quindicenne, le ha dato man forte. Ebbene, il calcolo è presto fatto: poco più che bambina, almeno per la legge italiana, costei ha ripetutamente subito violenza.

Chissà se il ministro si è domandato se qualcuno ha denunciato il fatto. Immagino sappia che non si tratti di un caso isolato. Ce lo raccontano tutti quei volti infantili, ma con il corpo deformato dalle continue gravidanze, e ce lo dicono i loro neonati che vediamo nei nostri luoghi di attraversamento, che sia caldo o freddo.

In questo caso, per un ministro dovrebbe importare poco che siano italiani, stranieri o apolidi, stanziali o nomadi; si tratta di bambini (madri comprese) che hanno il diritto di stare per la strada, ma solo per giocare, se le condizioni di sicurezza lo consentono, come è capitato a me e come presumo abbia fatto il ministro; hanno anche il diritto di frequentare gli asili e di andare a scuola, così come è stabilito dalle leggi italiane.

Con ciò mi guardo bene dal giustificare il furto, tanto più vile perché perpetrato ai danni di una persona fragile come può esserlo un’ipovedente, ma siamo sicuri che facendo finta che la realtà nomade (che comunque non è un unicum) non ci appartenga, facciamo i nostri interessi in termini di sicurezza?

So che sono stati tanti quelli che hanno applaudito il ministro per la frase “ruspa democratica”. Non credo che egli pensi di ripercorrere le tragiche strade dei primi decenni del novecento, tuttavia, sommessamente sottolineo che il passo verso l’abbandono della democrazia può essere assai breve.

 

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