In Sardegna la politica è immobile. Zedda, Solinas, indipendentisti e 5 Stelle: è tutto esattamente come cinque anni fa [di Vito Biolchini]

Pigliaru

Tutto come previsto: adesso non succede niente. E se rischia di accadere, non accadrà. Il copione di ogni campagna elettorale d’altronde, si ripete stancamente. I giornali stanno dietro alle liturgie della politica ma non alla sostanza, e menano i loro lettori dietro i soliti stanchi quesiti. “Zedda è pronto a fare le primarie, anzi no: contrordine”. Perché, qualcuno ci aveva veramente creduto?

Piuttosto, per il sindaco di Cagliari rischiano di essere molto più insidiose le suppletive che non le regionali stesse dove, in caso di batosta salviniana, il candidato del centrosinistra potrebbe sempre difendersi affermando che “nulla si poteva contro questa Lega”. Ma le suppletive cagliaritane un mese prima delle elezioni di febbraio potrebbero evidenziare proprio il peso specifico di Zedda (a mio avviso sopravvalutato) e quindi fargli saltare il gioco ormai chiaro (perché a lungo praticato dalla sinistra) che vuole il candidato perdente successivamente premiato per il suo “sacrificio”.

Ecco perché ora la stampa amica inizia a bombardare l’opinione pubblica con la necessità di accorpare suppletive e regionali: per evitare al suo campione l’impietoso giudizio ad personam che lo affosserebbe definitivamente.

Intanto però non possiamo non registrare i segnali di un vistoso cambiamento di rotta tra i progressisti sardi, evidentemente consapevoli che il momento richiede strategie coraggiose: l’attuale sindaco di Sassari Nicola Sanna (una amministrazione allo sbando la sua) potrebbe candidarsi alle regionali, mentre l’ex senatore ex deputato ex consigliere regionale ex segretario regionale del Pd Silvio Lai (strabattuto alle ultime politiche) dovrebbe prenderne il posto. Il centrosinistra sardo sta cambiando e non vuole più commettere gli errori del passato. E quando la nuova politica avanza, nulla la può fermare.

E il Partito dei Sardi troverà alla fine l’accordo con Zedda o andrà da solo? Questo è ormai l’unico vero quesito in attesa di risposta, anche se a mio avviso da questa scelta non discenderà niente in grado di cambiare l’esito sostanziale delle consultazioni.

Nel centrodestra Christian Solinas è candidato a giorni alterni, in attesa di una ufficialità che ci sarà solo quando l’accordo di potere si chiuderà definitivamente (c’è da spartirsi di tutto, dagli assessorati agli ambitissimi posti da commesso nei piani alti, passando per capi di gabinetto, segretari particolari, consulenti, consiglieri di amministrazione, equamente divisi per partiti ma anche per correnti, territori e logge).

Autodeterminatzione sembra avere le ruote sgonfie, ma c’è anche da capirli: la scelta di presentarsi alle politiche è stata tanto sbagliata quanto esiziale e il prezzo di quell’errore lo stanno pagando a carissimo prezzo.

Quindi è tutto come cinque anni fa: con un centrodestra che è sempre quello ma riverniciato a nuovo grazie al brand Lega, un centrosinistra che si scopre insufficiente e come nel 2014 cerca l’alleanza con gli indipendentisti, altri indipendentisti che vanno per i fatti loro a fare testionianza, e i 5 Stelle sempre al punto di partenza.

Perché partiti per primi, i grillini (si offendono se li chiamiamo così?) ora arrivano per ultimi alla definizione del loro candidato. Se Mario Puddu poteva essere portatore di una esperienza minimamente consolidata e riconosciuta anche al di fuori del Movimento, ora gli aspiranti presidenti parlano soprattutto agli attivisti ma poco alla società isolana. Ma allora a questo punto perché non operare una scelta di genere? Sarebbe una novità vera in questo stagno immobile della politica sarda, proprio quando i segnali che arrivano sono sempre gli stessi.

L’avete vista la foto di Salvini con i sardisti? Tutti maschi. Basta, non se ne può più di questa testosteronica rappresentazione della realtà.

Purtroppo però tutto procede come da copione: non succede niente. E temo che se qualcosa di nuovo rischia di accadere, non accadrà.

 

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