Inquinamento e cinismo spezzano vite. Nessuno resti a guardare [di Maurizio Patriciello]

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Avvenire 28 febbraio 2019. I bambini ci arrivano con grande facilità, gli adulti, no, fanno difficoltà, oppongono ostacoli, tentano di mettere il bastone tra le ruote. Ingarbugliano il discorso, fanno lo scaricabarile. Il progresso deve farci vivere meglio non peggio. Deve aiutarci a essere più sereni, più riposati, più umani, non più preoccupati. Deve allungare la vita a noi e ai nostri figli non accorciarla o rovinarla.

Abbiamo il dovere di lasciare questo mondo alle future generazioni un tantino meglio di come lo abbiamo trovato. Non possiamo continuare a consumare ciò che è nostro e ciò che appartiene a chi viene dopo di noi. Sarebbe disonesto il solo pensarlo. La terra è di tutti, l’aria è di tutti, l’acqua è di tutti. Mangia pure la tua mela ma non tagliare l’albero; dissetati alla fonte ma non avvelenare il pozzo; respira a pieni polmoni l’aria cristallina e gioisci nel pensare che tuo figlio potrà fare lo stesso.

La cura del Creato non spetta solo agli esperti, ai comitati ambientalisti, alla Chiesa, ma a tutti. «Dov’è tuo fratello?», chiese Dio a Caino. «Sono forse io il guardiano di mio fratello?», rispose. Ebbene, sì, Caino, tu sei il custode di tuo fratello. Tu, io, e tutti coloro che abitano la Terra in questo momento, siamo le sentinelle dei nostri contemporanei e di coloro che verranno dopo.

Abbiamo quindi il compito di custodire, cioè tutelare, amare, salvaguardare il territorio perché senza di esso, vivere è impossibile agli esseri umani. Non siamo angeli, siamo uomini. Viviamo in simbiosi con la terra da cui siamo stati tratti. Se la trattiamo male, ci tratterà male; se la uccidiamo ci ucciderà; se l’amiamo ci amerà. “Ma perché gli adulti maltrattano la terra?”, mi chiedono i bambini. “Perché sono stupidi”, rispondo con un sorriso amaro.

Perché la bramosia di possedere ha fatto perdere loro il ben dell’intelletto. Perché non sanno gestire bene ugualmente il “mio” e il “nostro”, cosicché rubano il “nostro” per trasformarlo in “mio”.

Vogliono di più, sempre di più; non si accontentano mai. Imbrogliano, rubano, confondono. Maltrattano, umiliano, inquinano l’ambiente per interessi personali o di camarilla (anche politica). E vanno avanti finché la Terra non boccheggia, non cede, non si lamenta e minaccia. Le batoste sono arrivare e continuano ad arrivare, puntuali.

Ricordate la battaglia della “Terra dei fuochi”? I cittadini, stanchi, nauseati dai fetori che si sprigionavano dai roghi tossici, ammorbati dalle immondizie, strangolati dalla camorra, delusi dai politici che non volevano ammettere che il problema grave era rappresentato dal lavoro in nero, dall’evasione fiscale, dall’industria disonesta che, in combutta con la camorra, ha fatto e ancora va facendo affari d’oro, quei cittadini, dunque, con l’aiuto di “Avvenire”, della Chiesa campana, diedero vita a una democratica, civilissima, ferma protesta.

Ci si accorse allora che l’Italia non aveva nemmeno una legge sui reati ambientali. Quattro anni fa, finalmente, fu approvata. Piccoli passi. Scesero in strada portando con sé le gigantografie dei loro cari morti di cancro e di leucemia.

Alcuni – troppi! – giovani, adolescenti, piccini, addirittura neonati. Chiesero alle autorità competenti se ci fosse un nesso di causalità tra quelle morti e l’inquinamento. Ancora si discute. Non è semplice capirlo e ammetterlo, perché il cancro non ha una sola causa. Ma almeno si discute.

Proprio l’altro giorno, anche a Taranto sono scesi in strada i cittadini con le foto dei loro cari morti di cancro. Con gli amici di Taranto ci teniamo in contatto, questo è importante. Queste battaglie non vanno combattute da un comitato o un movimento, ma da tutti, perché riguardano tutti. In questa storia siamo coinvolti tutti. Tutti respiriamo, tutti beviamo, tutti mangiamo.

I Pfas sono sostanze pericolose per tutti soprattutto per le donne incinte. Uno studio realizzato dalla regione Veneto preoccupa le future mamme di una vasta zona tra Vicenza e Padova. Le donne che assumono, questa sostanza dall’acqua, mettono a rischio la loro gravidanza. E noi? Possiamo stare a guardare?

Siamo alla radice stessa della vita. Alla fonte della vita. In un Paese come il nostro, l’Italia, dove i giovani hanno paura di mettere al mondo i figli, abbiamo la prova che queste sostanze tossiche ledono fortemente anche il tempo bello della gravidanza. È troppo. Davvero.

Occorre osare di più, in Italia e in Europa. Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, tanto apprezzata dentro e fuori della Chiesa cattolica, scrive che alla concreta e letale minaccia dell’inquinamento «la politica e l’industria rispondono con lentezza, lontane dall’essere all’altezza delle sfide mondiali».

E aggiunge che «mentre l’umanità del periodo post-industriale sarà forse ricordata come una delle più irresponsabili della storia, c’è da augurarsi che l’umanità degli inizi del XXI secolo possa essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità». A ognuno spetta la sua parte di buon lavoro e di saggio impegno.

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