Se siete i nuovi partigiani, fate cadere il governo. Credete nei Cinque stelle neo resistenti? [di Lucia Annunziata]

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L’Huffpost Italia.it 25 aprile 2019. Benvenuti, nuovi Partigiani: il Presidente Conte, il Vicepremier Luigi di Maio, la sindaca Raggi, e un buon numero di ministri M5s. Sono stati con la loro presenza e parole, i veri protagonisti di questo giorno fondativo della Repubblica Italiana, il 25 aprile.

Il Presidente del Consiglio Conte, al fianco del Presidente della Repubblica, ha ricordato, in una intervista a Repubblica, che “non è il giorno in cui è prevalsa una ideologia rispetto a un’altra, una fazione politica rispetto a un’altra”, piuttosto “è la data da cui origina l’affermazione dei valori della libertà, della dignità, della democrazia, della pace”.

La sindaca Raggi, apparsa istituzionalmente impeccabile, nonostante alcune contestazioni, ha condannato con chiarezza ogni ambiguità attuale nei confronti del neofascismo ricordando in varie interviste che lei da tempo chiede la chiusura di Casa Pound.

Il Vicepremier Di Maio si è unito invece, con folta delegazione di suoi ministri, alla comunità ebraica per onorare i caduti della brigata ebraica durante la Resistenza, alla sinagoga di Via Balbo. E dopo ha raggiunto per identica celebrazione i poverelli di San Francesco alla Basilica di Assisi.

Parole e opere che, nella loro dissonanza da quelle sulla Resistenza del loro alleato Vicepremier Matteo Salvini, hanno aiutato il paese, e in particolare tutta l’opinione democratica, a sentirsi rassicurata. I Pentastellati guadagnano così patente piena di difensori della democrazia, contro l’onda nera che minaccia l’Italia e l’Europa.

Ok. Ho fatto il riassunto della versione ufficiale che gira intorno a questo 25 aprile. La domanda è: ci credete?

Naturalmente, non mi permetterei mai di parlar male di chiunque onori la Resistenza. Anzi, ogni voce che si aggiunge è benvenuta. Ma in questo caso, è impossibile non avere qualche dubbio sulla serietà di questo “improvviso” sfoggio di antifascismo. Applicando infatti ai 5S il metodo da loro portato in politica, cioè l’analisi del sangue delle intenzioni, il loro antifascismo di queste ore non regge. Val la pena dunque ricordare qui alcuni dei passaggi attraverso cui si è costruita nei mesi scorsi la identità politica – e quale identità! – di questo governo.

Torniamo indietro di pochi mesi, torniamo a novembre scorso, il 27 esattamente, quando, con un applauso di gioia, viene approvato Il Decreto Sicurezza, approvato, dopo il Senato, alla Camera con 396 sì e 99 no. Approvato dunque da Lega, Cinque stelle insieme a Fratelli d’Italia e Forza Italia. E’ uno dei gioielli della corona del Salvinismo, abolisce la protezione umanitaria e chiude gli SPRAR, che è il vero colpo alla integrazione, rilasciando per altro sul territorio senza sistemazione migliaia di immigranti. Altro che maggiore Sicurezza!

L’attuale nuovo partigiano Giuseppe Conte twitta orgoglioso alle 22.18: “Il decreto sicurezza è stato definitivamente approvato alla Camera dei Deputati. Un altro pezzo del contratto di governo è stato realizzato. Abbiamo assunto precisi impegni di fronte agli italiani e continueremo a rispettarli. Proseguiamo così.”

La nuova legge è tuttavia solo un altro passo di un percorso salviniano verso la ristrutturazione di quello che si potrebbe chiamare l’habeas corpus della nostra Repubblica. Il 28 Marzo di quest’anno diventa legge anche la Legittima Difesa, con 201 sì, 38 no e 6 astenuti. E’ subito ribattezzata “Legge del turbamento”, perché non può essere punito “chi ha agito perché turbato dalla situazione.” Il nuovo dispositivo introduce in Italia il principio che la difesa è sempre legittima.

Si amplia così in maniera infinita il campo dell’impunità per gli omicidi in nome della difesa.

La Associazione Nazionale Magistati ( Anm) boccia il provvedimento “la nuova legge sulla legittima difesa non tutelerà i cittadini più di quanto erano già tutelati fino ad oggi. Al contrario introduce concetti che poco hanno a che fare con il diritto, prevede pericolosi automatismi e restringe gli spazi di valutazione dei magistrati, oltre a portare con sé grandi difficoltà di interpretazione: tutto ciò significa che tutti saranno meno garantiti”. Ancora oggi il provvedimento giace sul tavolo di Mattarella senza firma finale.

E’ il percorso trionfale di Matteo Salvini che stiamo raccontando. Ma non lo capiremmo se non tornassimo indietro al momento formativo della sua forza, il caso Diciotti, la nave della Guardia Costiera Italiana che raccoglie nella notte fra il 14 e il 15 agosto un barcone proveniente dalla Libia con a bordo 190 migranti, e arriva poi a Messina con 177 di questi, il 20 agosto. I drammatici 5 giorni che seguono li ricordiamo tutti – il ministro dell’Interno non dà il permesso ai migranti di sbarcare, il braccio di ferro con l’Europa, infine lo sbarco. E poi la messa sotto inchiesta di Salvini per sequestro di persona, , arresto illegale e abuso d’ufficio.

Fu quello un momento decisivo. Il governo poteva cadere, e il ministro rischiava dai 3 ai 15 anni di carcere. Lo scontro sui principi in quel momento si fece forte e anche chiaro. Ma gli alleati M5S lo difesero, autodenunciandosi come governo tutto, dichiarandosi partecipi delle scelte del ministro degli Interni. Il 20 marzo l’aula vota contro il processo a Salvini.

Riepiloghiamo, dunque le date: 27 novembre 2018 (decreto sicurezza), 20 marzo (no al processo a Salvini), 28 marzo (legittima difesa). Siamo lontani poche settimane, dalla approvazione di un sistema di leggi e di protezioni politiche che hanno cambiato drasticamente le base della nostra Repubblica. Diventata grazie a questi provvedimenti la casa di un governo conservatore, protervo, che ha legittimato un vero e proprio Far West sociale prima ancora che legale, colpendo al cuore ogni parità di diritto.

Il tutto con la piena, felice, e volontaria concordia fra Salvini e Di Maio, e Conte; fra Lega e Cinquestelle. Come sono arrivate da questa concordia autoritaria alla attuale difesa alla celebrazione della Resistenza, le attuali anime belle pentastellate?

Lo sappiamo. E’ una giravolta fondata sui numeri dei poll, sulle sconfitte alle regionali e il dissanguamento dei consensi interni della famosa maggioranza del 33 per cento di solo un anno fa. I Pentastellati hanno cominciato a perdere quota nell’elettorato generale rispetto a Salvini, e hanno malamente sbagliato anche l’applicazione della loro (forse unica) idea che doveva dargli grande peso sociale, il reddito di cittadinanza.

E con mossa tipica della politica più vecchia, si sono ricollocati prontamente là dove possono attaccare il loro vecchio alleato accusandolo di decisioni che invece hanno preso insieme. E là dove possono immaginare di trovare alleati e un nuovo bacino di voti.

Il progetto che la giravolta sulla Resistenza svela è quello molto semplice: è la speranza di prendere voti a quel Pd che è ancora in difficoltà, ancora al di sotto di ogni possibilità di reagire, in cambio della offerta alla sinistra della testa di Salvini, via crisi di governo. Permetterà la sinistra, pur di avere la testa del Leghista questo cambio di pelle dei Cinque Stelle? Si fiderà di queste scelte fatte da una forza politica che finora ha condiviso tutto con Salvini? Ovviamente non è in sé sbagliato cambiare opinione. Ma prima di rendersi credibili i 5 stelle devono fare vari passaggi.

Il primo è molto vicino. Lunedì il Premier Conte dovrà decidere se ritirare o meno le deleghe al sottosegretario Siri, sotto inchiesta per corruzione. Se davvero vuole provare la differenza maturata dall’alleato questa è una buona occasione: confermi il ritiro delle deleghe, e chieda le dimissioni a Matteo Salvini. Mettendo fine con un gesto di coraggio a questa farsa della rottura/non rottura, degli amici/nemici, del contratto rotto ma mantenuto in piedi.

Faccia cadere il governo, ora, subito, a elezioni europee in corso. E avvii finalmente un chiarimento per tutto il Paese, oltre che per i Cinque Stelle.

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