Vincere in Italia e perdere in Europa [di Nicolò Migheli]

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La Lega vince in Italia e l’Italia perde l’Europa. Mai successo che un paese fondatore diventasse improvvisamente irrilevante, che nei suoi confronti si ergesse una barriera che lo isolerà dal resto dei suoi partner per i prossimi cinque anni.

Salvini ha in mano il gruppo maggiore di eletti italiani nel Parlamento europeo, starà in minoranza insieme ai lepenisti di RN e ai neonazisti tedeschi di Afd. I neofranchisti di Vox annunciano che non faranno gruppo con i leghisti perché questi ultimi sono federalisti mentre loro auspicano una abolizione delle autonomie regionali spagnole. Vox entra nel gruppo dei conservatori dove sono di casa gli inglesi, i polacchi di Kaczyński e i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

Viktor Orbán, benché sospeso dal Partito Popolare Europeo non segue il suo emulo lombardo a lui vicino ideologicamente, preferisce i popolari perché potrà condizionarli da destra. Inoltre l’ungherese dipende dai finanziamenti comunitari per la sua economia e dagli investimenti tedeschi. Per facilitare l’interruzione della sospensione, il governo di Budapest ha sospeso a tempo indeterminato gli atti che porterebbero la magistratura sotto il controllo governativo. Riforma osteggiata da Bruxelles e dai partiti maggioritari del Parlamento Europeo, perché contraria ai principi di separazione dei poteri delle democrazie moderne.

Il nuovo parlamento avrà la maggioranza composta da popolari, socialisti, liberali e i verdi con una rappresentanza italiana ridotta rispetto ai decenni scorsi. Il M5S è senza casa. I verdi annunciano che non li vorranno tra le loro file perché governano con un partito di estrema destra. Nick Farage è sempre pronto ad accoglierli nel suo gruppo ma è una permanenza a tempo. In ottobre dovrebbe esserci la Brexit e gli inglesi lasceranno Strasburgo. M5S non ha altri partiti similari in altri due Paesi necessari per la costituzione di un gruppo parlamentare se non un eletto croato, finiranno nel gruppo misto.

Alla irrilevanza nel parlamento se ne aggiungerà una più grave in seno alla Commissione. Secondo le indiscrezioni riportate dal sito Politico.eu, sei leader incaricati di negoziare dalle proprie famiglie politiche, si incontreranno venerdì 7 giugno, per una cena a Bruxelles, dove si discuterà delle possibili nomine; partecipano i premier spagnolo Pedro Sánchez e il portoghese Antonio Costa per i socialisti (S&D); l’olandese Mark Rutte e il belga Charles Michel per i liberali (Alde); il croato Andrej Plenkovic ed il lettone Krisjānis Karins del Ppe. L’Italia è fuori dai Paesi trainanti, ha perso il suo ruolo tradizionale sostituita dalla Spagna.

Il governo italiano vorrebbe un commissario che si occupasse di materie economiche. Il nome pare sia quello del sottosegretario leghista  Giancarlo Giorgetti, però i continui assalti di Salvini verso Bruxelles non genereranno grandi consensi su quel nome. Questo mentre Draghi lascia la BCE, finisce il Quantitative Easing che ha permesso l’acquisto dei titoli di Stato italiani con la prospettiva che alla Banca Europea vada un ortodosso del rigorismo economico, mentre l’Italia è a rischio d’infrazione per l’alto debito.

Un panorama politico che porta l’Italia ai margini delle grandi decisioni. Forse però tutto questo rientra nella strategia salviniana, cercare il casus belli per poi praticare un Italexit. Una prospettiva che non spaventa gli avventurieri, ma che dovrebbe terrorizzare gli italiani per i costi che una scelta simile comporterebbe. Una ipotesi pessimista, però un anno di governo nero-giallo ha allontanato l’Italia dai suoi partner tradizionali con una politica estera che si sta dimostrando confusa e contraddittoria.

Non esiste neanche un Depp State che possa opporsi, visto che è in atto una corsa a porsi sotto lo Spadone di Giussano. Secondo un sondaggio di SWG, se ci fossero oggi elezioni anticipate si avrebbe un governo di destra composto da Lega, FdI e quel che resta delle truppe berlusconiane. Il centro è ormai scomparso, resta solo nelle narrazioni renziane che non ha capito come  i trend della pubblica opinione oggi vadano verso la radicalizzazione.

Anche se non si votasse a settembre gli anni che ci attendono non saranno facili e lo Stellone italiano potrebbe diventare una supernova con tutte le prospettive di dissoluzione che un fatto così traumatico comporterebbe.

Estote parati dicono le Sacre Scritture.

One Comment

  1. nt

    Pro nois Sardos sa “prospetiva” no est mala: “Salvinificada” s’Itàlia, pessade si no benit “salvinificada” sa Sardigna, sempre a trazu de s’Itàlia a totu sos ‘paradisos’ e a donzi muntonarzu, o tirada coment’e “gommone” in artu mare “rimorchiato” [oh, grazie, grazie infinite!] prenu de zente iscallada, antzis, evaporata.

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