La sofferenza delle periferie cagliaritane, affossate dall’ipocrisia del centrosinistra e del centrodestra [di Vito Biolchini]

Quartiere_Sant'elia

Non avevamo bisogno dell’omicidio del pensionato di San Michele (che per poco non diventava duplice) e neanche dei cumuli di immondizia abbandonati da settimane nelle strade per capire che da anni le periferie cagliaritane sono abbandonate al loro destino di degrado. Non ne avevamo bisogno. La cronaca mette però in rilievo dinamiche di sofferenza che altrimenti resterebbero nascoste dietro l’ipocrisia di una narrazione compiaciuta e omissiva.

Qualcuno può seriamente affermare che negli otto anni dell’amministrazione comunale di centrosinistra, le periferie cagliaritane hanno imboccato una strada di rinascita, di riscatto, di cambiamento? Qualcuno può, in tutta onesta, dirlo seriamente?

Il fallimento della raccolta differenziata, chiusa la stagione delle assessore “sparate” sui sei per tre per annunciare la rivoluzione renziana, è in realtà fallimento di una politica che non ha né coinvolto, né ascoltato, né innovato le politiche riguardanti la parte più in difficoltà della città.

A parte qualche intervento decorativo e a qualche patetica mostra calata dall’alto (ma questa non è cultura, questo non è niente), a San Michele, Is Mirrionis, Sant’Elia, Santa Teresa e in via Castelli si spaccia come se non più di prima. Nessun intervento sociale, nessun progetto pilota. Solo tentativi di privati (penso al Teatro TS’E che con enorme fatica prova a ritagliarsi uno spazio in un quartiere che teatri non ne ha mai avuto, e alla benemerita azione dell’Exme di Pirri) e poco più.

Il simbolo di questa disperazione è il mercatino domenicale di Piazzale Trento, che cresce sempre più per contenere centinaia di diseredati che provano a racimolare qualche euro dalla vendita di oggetti improbabili, raccattati (lecitamente o illecitamente) chissà dove. Una fiera penosa e dolente, ma che non tocca il cuore di nessuno se non dei venditori regolari che si lamentano di questa improbabile concorrenza pezzente.

Ma le periferie non lasciano con la coscienza a posto neanche il centrodestra. Il candidato sindaco ogni tanto ripropone parole d’ordine sulla sicurezza che qui appaiono sbiadite, se non paradossali. Perché come la cronaca dimostra inconfutabilmente, la questione sicurezza a Cagliari riguarda gli autoctoni, gli indigeni, i locali, non certo i “terribili” migranti.

La città teme i parcheggiatori cagliaritani molto più di quelli senegalesi. Ma questo il centrodestra continua volutamente a ignorarlo. Perché sovvertirebbe la narrazione prevalente e soprattutto perché costringerebbe a guardare in faccia alla realtà. Per vincere le elezioni molto meglio invece additare nemici immaginari.

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