Nessuno parla del Betile [di Maria Antonietta Mongiu]

Zaha Hadid in Heydar Aliyev Cultural center in Baku nov 2013

L’Unione Sarda 11 giugno 2019. La città in pillole.  Parte da un’isola, Itaca, per ritornarvi, dopo mille peripezie, uno dei protagonisti dell’Iliade. E’ Ulisse/Nessuno/Odisseo e Itaca è la sua ossessione. Il loro inventore, Omero, li trasforma nel fulcro del sequel: quell’Odissea che dall’eroe prese il nome.

Dopo 2800 anni, Konstantinos Kavafis, nato ad Alessandria d’Egitto, ma, per gli oscuri fili del mai tramontato ellenismo, greco di origine, con Itaca la sua poesia capolavoro, elesse l’isola a fondatrice di geografie, di ogni epos letterario, e di ogni immaginario sentimentale.

Chi, oltre ad Omero e Kavafis, ha raccontato la necessità di essere isola? Con l’Ulysses, James Joyce, un decennio dopo Kavafis, racchiuse l’odissea/via crucis di un uomo qualunque in un allegorico itinerario, svoltosi, nell’arco di 24 ore, a Dublino. Porta d’Irlanda, Itaca del nord e favoloso finis terrae, noto fin da tempi remoti alle vie dello stagno e pertanto con paesaggi a noi consueti.

Fu nell’alto medioevo agognato eremo di monaci, tenaci custodi di fede, e a cui piacque scolpire in colossali betili neolitici immaginifici racconti biblici, anticipo delle Bibliae pauperum altorilievi in pietra nei portali delle chiese medievali. Accadrà anche nella Sardegna altomedievale, rifugio di monaci di ogni dove e accogliente Itaca in cui mischiare saperi.

Rileggere i luoghi di auto occultamento quali sono tutte le Itaca, compresa la Sardegna, può riservare sorprese. I richiami nelle Epistole di papa Gregorio Magno alle civitates barbariae contro le pratiche di culto per le pietre fitte, che col riuso mutarono semantica e senso, sono esemplari per la negazione del cristianesimo popolare della Sardegna dai linguaggi sincretici.

Nel mentre in Irlanda la “Vita Sancti Brandani” traccia traiettorie polarizzate su isole in mari incogniti e perciò ideali luoghi eremitali e di sfide per mostri e temibili popolazioni, inventati sul calco degli omerici Lestrigoni e Ciclopi.

L’insularità, già dall’Odissea, è insistita metafora dell’esistenza e del limite, senza cui la prima non è data, perché dice Kavafis ” Itaca ti ha dato il bel viaggio”, fertile di avventure e di esperienze. Il più grande regalo di qualsiasi Itaca in cui capiti di nascere.

Ma la Sardegna e Cagliari oggi si fanno abitare da un’insularità così evocativa e complessa? Controvoglia. Prevale una malcelata insulafobia o meglio sardofobia. Ne è spia la rimozione del Museo Betile dai programmi elettorali.

 

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