Lettera aperta ai Presidenti della Regione e del Consiglio regionale della Sardegna onn. Christian Solinas e Michele Pais [di Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu]

insularitòà in Costituzione

Gentilissimo Presidente, sono trascorse diverse stagioni da quando il Comitato Promotore e il Comitato Scientifico per il riconoscimento del Principio d’Insularità in Costituzione hanno iniziato ad operare per conseguire un obiettivo che nelle intenzioni dei promotori non doveva essere calato dall’alto ma frutto del coinvolgimento della comunità regionale; di tutti gli schieramenti politici, nel passato sempre elusivi sul tema forse perché in gran parte provenienti da partiti di matrice nazionale; delle istituzioni; delle rappresentanze del mondo del lavoro, datoriale e sindacale.

Signor Presidente, possiamo a buon diritto affermare che la richiesta di approvare in Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare per modificare l’art.119 della Costituzione concernente il riconoscimento del grave e permanente svantaggio naturale derivante dall’insularità, oggi è percepita dall’immaginario e dal senso comune dei sardi come azione di popolo mobilitatosi con gli strumenti concessi dalla Costituzione.

Malgrado il non scontato risultato di un intenso processo partecipativo, come poche altre volte, e il mutato quadro politico, nazionale e regionale, ad oggi nel Parlamento non si colgono progressi concreti perché il riconoscimento del principio di insularità in Costituzione non sia ancora una volta solo mera testimonianza o maquillage per classi dirigenti locali da capitalizzare alle scadenze elettorali ma realtà legislativa operabile sul piano finanziario ma assai di più nel doppio registro di un mutato rapporto tra stato e sue declinazione e la Sardegna e tra questa, le sue classi dirigenti, e lo stato per un livello di sussidiarietà e reciprocità previste nella Costituzione.

Un salto culturale e un passo differenti che riguardino e coinvolgano tutti affinché si oltrepassi l’invariata e minoritaria traiettoria di contrattazione e di rivendicazione con i governi centrali che ha caratterizzato le stagioni che si sono succedute dal secondo dopoguerra.

Contrattazione e rivendicazione configuratesi come comodo alibi per l’inadeguata assunzione di responsabilità, politica e amministrativa, di chi ha governato nell’isola e l’isola. Questa è la percezione dell’opinione pubblica. Come definire altrimenti la diffusa disillusione dei sardi nei confronti della vicenda autonomistica? E’ tanto profonda da ingenerare l’idea del fallimento della stessa e della classe politica di ogni appartenenza che nomina Statuto e Autonomia e non li pratica.

La controprova di tanta sfiducia è riferita dalla distanza dei sardi dalle Istituzione con il diffuso assenteismo elettorale.

Gentile Presidente, anche noi, pur essendo uomini e donne che hanno trascorso la vita nelle Istituzioni politiche, amministrative, scientifiche, formative, iniziamo a convincerci che la disparità che la Sardegna subisce non può essere disgiunta, salvo qualche eccezione, dalla presa d’atto della dipendenza e della inadeguatezza delle sue classi dirigenti, che si sono, clamorosamente, appalesate nel 70° dello Statuto nell’indifferenza della comunità regionale per l’evento e persino nell’assenza di rappresentanza della Sardegna nel Parlamento europeo e di averla tramite la Sicilia con i voti dei Sardi.

Tutto ciò avrebbe dovuto scuotere le rappresentanze politiche ma non è successo e si è parlato d’altro e si è fatto finta di niente. Ciò le condanna indistintamente perché hanno fallito nel non aver ottenuto nei decenni la ridefinizione dei collegi elettorali.

Come Ella sa il Comitato ha voluto e vuole essere un semplice portavoce che opera per il bene comune attraverso un’azione che abbiamo definito pedagogia sociale e civile che, ci piace ricordare, è espressione assai usata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e da Papa Bergoglio. Ha avuto come esito la sottoscrizione da parte di una cospicua quantità di sardi della volontà di aderire prima al Referendum e poi alla proposta di legge popolare depositata in Parlamento per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione.

Nel mentre altre Regioni più ricche richiedono maggiori autonomia e vantaggi economici, che aumenteranno le disparità con la nostra isola e con le altre che si sono unite alla Sardegna nell’azione per il superamento della condizione geografica, ostativa delle pari opportunità.

Gentile Presidente, non ci permettiamo di rammentarLe che la Costituzione non prevede diseguaglianze tra cittadini nei diritti fondamentali: istruzione, salute, accesso al lavoro, mobilità che in Sardegna non sono goduti con la stessa pienezza di altre regioni.

Il Comitato per l’insularità, nelle ripetute iniziative in diverse località della Sardegna, lo ha acclarato e illustrato a partire dagli artt. 2 e 3 della Costituzione che impongono “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” e di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.

Ecco perché l’azione intrapresa non è la difesa di maggiore assistenza pubblica, di interventi a pioggia, di assistenzialismo variamente giustificato, bensì l’indispensabilità di infrastrutturazioni, materiale e immateriale, nella prospettiva costituzionale dei compiuti diritti per tutti i cittadini.

Ecco allora la necessità, attraverso una costante pratica di comunicazione sociale, di tematizzare le tante incompiute costituzionali in Sardegna, per oltrepassare paradigmi, talvolta veri e propri stigmi, ostacolo per godere compiutamente i diritti/doveri.

Tra i tanti stigmi richiamiamo alla Sua attenzione un’idea di minorità, di arretratezza, di disconoscimento di sé e dei luoghi che attraversa la Sardegna nella contemporaneità. Talmente forte il costante auto disconoscimento che si è praticato e si pratica da parte di élite e di classi dirigenti da evidenziarsi clamorosamente nella svendita di territori tra i più pregiati perché ritenuti senza storia e senza valore e le susseguenti servitù che si sono passivamente accettate.

Si è inoltre andata affermando una dominante esogena idea di sviluppo che ha imposto narrazioni stravolte, in cui la terra che, prima in occidente ha registrato il fenomeno urbano o la prima rivoluzione industriale, è raffigurata perennemente senza città o senza industria nella dimensione ”barbarica”, “anticlassica”, “esotica” e via declinando verso un’immagine di un’isola in cui persiste una sorta di “infanzia della storia”, mai contemporanea alla propria contemporaneità e mai in grado di una dialettica paritetica col resto del mondo compreso il governo centrale.

Gentile Presidente, queste mitopoietiche interpellano le élite e la loro capacità di svolgere le funzioni coerenti con i ruoli che, non da oggi, rivendicano e ricoprono. Come si spiega altrimenti se a tutt’oggi sono inattuati lo stesso diritto primario al lavoro, con una crescente emigrazione, oggi  di un’intera generazione la più qualificata di tutta la storia della Sardegna; quello sancito dall’art. 9 relativo all’istruzione, con gli studenti sardi ultimi nelle valutazioni internazionali e nazionali, o per rimanere all’art. 9 il continuo tentativo di derogare dal rispetto del paesaggio che rappresentata la carta d’identità di quell’Identità tante volte retoricamente sbandierata e mai concretamente agita. Per tacere delle mai dismesse violenze all’ambiente in contraddizione con il principio comunitario del “chi inquina paga”, su cui si sono sviluppate le politiche ambientali della UE dagli anni ’70.

E’ inattuato persino l’art.32 sul diritto alla salute, quanto mai indebolito in Sardegna, tanto da indurre la crescente mobilità passiva che, lungi dall’essere l’espressione della libera scelta del cittadino, è obbligata persino per interventi di routine qui evidentemente impraticabili e quindi cartina di tornasole della crescente sofferenza del sistema.

Gentile Presidente, come fin qui ribadito, il Comitato per il riconoscimento del Principio d’Insularità nella Costituzione ha costantemente dialogato con l’opinione pubblica perché crescesse l’autocoscienza di come si declina l’insularità nel bene e nel male. L’abbiamo fatto specie con e per i giovani, future classi dirigenti a cui ci affidiamo, attraverso anche, come si accennava, la messa in discussione delle élite per come si sono presupposte in Sardegna e dei modelli a cui hanno aderito, spesso estranei all’isola e alle sue qualità poco e male conosciute e riconosciute.

Modernità non significa infatti importare acriticamente schemi e paradigmi esogeni ma, al contrario, come dimostrano anche le nostre generazioni Erasmus, attivare processi di modernizzazione che nascano dal riconoscimento dei significati materiali ed immateriali dell’insularità e dalla convinzione di potercela fare a partire dai nostri bisogni ma avendo a disposizione strumenti non diversamente da quelli di cui dispone il resto d’Europa.

C’è necessità perciò di disporre di molte risorse, di classi dirigenti diverse, di infrastrutture e tra queste in primis quelle digitali, settore in cui la Sardegna, pur essendo stata all’avanguardia, oggi registra un grave divario proprio per la sindrome di esclusione/autoesclusione dalle pari opportunità che l’Europa e la nostra Costituzione dovrebbero garantire.

In chiusura Le partecipiamo che a nostro giudizio i tanti divari che fin qui abbiamo segnalato derivanti soprattutto dal non riconoscimento dell’insularità in Costituzione sono riassumibili in un vero e proprio divario democratico perché altera le condizioni di consapevolezza e di partecipazione alla vita politica e sociale.

Ecco perché VENERDI’ 12 Luglio abbiamo chiesto a tutti i sostenitori della proposta di legge sull’insularità di partecipare all’incontro/conferenza stampa nata proprio dall’esigenza di dare un segnale forte, al Parlamento in primis, affinché venga adottata la modifica dell’Articolo 119 della Costituzione, riconoscendo finalmente il grave e permanente svantaggio derivante dall’Insularità.

Confidiamo nella Sua partecipazione e, certi di incontrare il suo sostegno in quella che ormai è  la battaglia dei sardi, la preghiamo di gradire i più cordiali saluti.

*Presidenti del Comitato promotore e del Comitato scientifico per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione

 

 

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